Il presidente De Laurentiis, ospite della facoltà di Giurisprudenza dell’Università "Luigi Vanvitelli", è intervenuto su diversi temi:

Sul problema economico del calcio: “Quello che si è sempre ignorato è che Walter Veltroni nel 1996 ha stabilito che i club non erano più tali ma società per azioni. Lì è cambiato il mondo, i miei colleghi venivano da conduzioni obsolete del calcio: abbiamo una legge Melandri che ci rompe i coglioni da vent'anni, come si fa a dire che noi dobbiamo curare i bilanci delle società in perdita? Per curarli serve fare tabula rasa, se questa è una industria bisogna ri-raccontare tutto in un contesto produttivo. Se ad un certo punto uno è convinto che ci siano due realtà calcistiche che salgono in Serie A e nessuno vuole vedere perchè nessuno le vede in tv, è difficile: a tutti va dato il diritto di arrivare, ma servono limiti. Il calciatore che viene dal basso con l'esperienza può affermarsi in Serie A, il pilota di go-kart può arrivare in Formula 1. La Formula 3 però non può stare nella Formula 1, è perdente. Il campionato di calcio se comprende società che non hanno capacità economiche già diventa sballato e compromesso e questo nessuno vuole capirlo. E lo stato è assente”.

De Laurentiis: "Nel calcio servono capacità economiche".

Sul ruolo dei procuratori: “Gravina raccontava l'importanza del calcio nella società, però siamo stranieri in terra nostra. Dicono che siamo miliardari con debiti e che strapaghiamo i giocatori: il problema sono i procuratori, non i calciatori. Ho chiesto alla FIGC di studiare una modalità per cui una società di calcio possa esercitare la procura di un calciatore, perchè i contratti devono essere di cinque anni? Perchè non posso farlo per otto? Un giocatore che cambia agenzia può rompere le palle ed il club può venderlo e pagare una grossa commissione. C'era Mino Raiola che prendeva 25-50 milioni di euro, poi è chiaro che arrivano i rischi del fallimento. Il discorso è semplice, qui abbiamo la FIFA e su Netflix abbiamo visto quanti miliardi si sono presi tra Ginevra e Zurigo, fuori da ogni giurisdizione europea. Poi si sa nel calcio come va, è un grande passe-partout”.

Sulla UEFA e le competizioni europee: “La UEFA potrebbe venirci incontro? No, il merito prevale. Io sono per levare alla UEFA il comando, per come è organizzata dovrebbe essere operativa come segretariato generale. Uno dovrebbe stabilire: siamo in 27 paesi europei, ogni paese a seconda dell'importanza dovrebbe portare un numero di squadre ad un campionato europeo tutti contro tutti. Altrimenti le palline dei sorteggi non hanno senso, vincono sempre gli stessi. Uno dovrebbe dire: se ho vinto la Champions, devo giocarmela contro tutti”.