Napoli-Frosinone 2-2: i numeri del match
Game over. Il Napoli cede definitivamente il passo nella corsa per un posto in Champions League, la squadra di Calzona pareggia 2-2 con il Frosinone, in una partita dagli alti e bassi con una costante che ormai accompagna gli azzurri, una fase difensiva sempre più disorganizzata e caotica, il Frosinone ne approfitta e conquista il quinto punto della sua Serie A in trasferta, sfoderando la migliore prestazione offensiva lontano da casa propria, la doppietta che decide è proprio di Cheddira, giocatore di proprietà del club di De Laurentiis.
Napoli-Frosinone: lo schieramento tattico
Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Ostigard, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia
- La squadra porta il baricentro alto in fase di possesso (59m), sfruttando i due terzini che si staccano dalla linea a quattro difensiva e salgono sulle corsie laterali, la novità è rappresentata da un Di Lorenzo molto più esterno che interno, ed infatti il Napoli si allarga sui 41m, con ampi spazi lasciati al centro del campo e tanta densità sull’esterno; in fase difensiva si passa al solito 451, dieci undicesimi si posizionano alle spalle della metà campo (47m), Osimhen unico riferimento offensivo.
Frosinone (3421): Turati; Okoli, Romagnoli, Lirola; Zortea, Barrenechea, Mazzitelli, Valeri; Brescianini, Soulè; Cheddira
- Anche il Frosinone in fase di possesso allarga notevolmente il campo (45m), la difesa rimane a tre, Zortea e Valeri si staccano dalla linea a quattro di centrocampo e vanno a sostegno dei due trequartisti alle spalle di Cheddira, formando un attacco ‘2+3’ con un tridente e a supporto di esso i raddoppi dei quinti di centrocampo per creare superiorità in area avversaria; in fase difensiva la squadra è estremamente compatta (24m), l’albero di Natale in attacco (421) passa ad una difesa a cinque, il centrocampo passa a tre con Brescianini che si accentra a fare il trequartista, l’attacco è a due con Soulè al fianco di Cheddira.
Napoli-Frosinone: i numeri del match
I numeri del match sono impressionanti in negativo per il Napoli, la produzione offensiva rimane un’arma importante con Calzona in panchina (19 gol in 10 partite), arrivando a creare 4 occasioni da gol con 2.21 xG, 20 le conclusioni (9 in porta) e il 66% di possesso palla. L’aspetto che però inquieta è la facilità con cui il Frosinone sia arrivato ad essere pericoloso in zona offensiva, la squadra di Di Francesco ha numeri in trasferta da ultima della classe: 5 punti in 16 partite, nessuna vittoria, e 15 gol fatti (0.9 di media), ma nella partita di domenica ha sfoderato quella che è stata nettamente la miglior partita offensiva lontano da casa della stagione in Serie A, producendo ben 2.42 xG, creando 4 occasioni da gol e calciando 6 volte nello specchio della porta, il tutto con il 34% di possesso palla, denotando una certa facilità nel mettere in crisi la difesa azzurra pur con poco fraseggio.
Se abbiamo esaltato la fase offensiva con Calzona in panchina per le numerose occasioni prodotte, va sottolineato un aspetto, il Napoli è vero che produce tanto, ma concretizza veramente poco e lo si nota innanzitutto dal numero di conclusioni verso la porta: 162, prima in Serie A, nonostante poi l’attacco risulti il quinto migliore del campionato (1.6 gol segnati di media), dietro Inter, Milan, Roma e Atalanta, ed è proprio questo il metro di paragone che usiamo per evidenziare le difficoltà del Napoli. L’Atalanta e la Roma infatti creano rispettivamente 50.86 xG e 46.71 xG, il Napoli in stagione ad oggi è a quota 57.97 xG (terza in Serie A), eppure segna 5 gol in meno della dea e 6 gol in meno della squadra allenata da De Rossi, e col Milan il discorso non cambia, i rossoneri infatti producono 58.72 xG, poco più degli azzurri, che però hanno un differenziale di -13 gol segnati, il Milan infatti è il secondo miglior attacco con 63 gol fatti, differenza troppo netta rispetto a quella delle occasioni prodotte.
In fase difensiva la sofferenza dei padroni di casa è derivata in particolare dai palloni arrivati dalle corsie laterali, Rrahmani nei contrasti aerei ha dimostrato più volte in stagione di non essere l’uomo adatto ed ancora una volta si è fatto trovare impreparato staccandosi completamente sia in occasione del gol del 2-2 e sia poco dopo su un cross che ha trovato in area il petto di Seck, che però non è riuscito a concludere. Ovviamente le colpe non sono da attribuire esclusivamente al centrale del Napoli, né tantomeno alla fase difensiva, infatti se da una parte della bilancia sono numerosi i demeriti del Napoli, dall’altra parte ci sono i meriti del Frosinone che ha sfruttato benissimo la verticalità sull’esterno, come anticipato gli ospiti hanno tenuto il 34% di possesso palla, il 47% del totale nella metà campo avversaria, eppure le occasioni sono state numerose, proprio perché al fraseggio in mezzo al campo hanno preferito la palla in verticale per i due quinti di centrocampo che in fase di possesso sono saliti con il tridente offensivo formando una sorta di ‘2+3’ in attacco, in questo modo i due centrali erano occupati con il trio offensivo e gli esterni in aggiunta gran parte delle volte avevano campo sia per andare sul fondo e sia per tagliare dentro alle spalle della difesa, sfruttando un principio di occupazione dell’area molto vicino a Gasperini e alla sua Atalanta. Motivo per cui Zortea è stato tanto fondamentale chiudendo il match con 3 cross riusciti (su 4), e 4 passaggi chiave su 52 tocchi (1 assist), essendo il giocatore più pericoloso della squadra nonostante partisse da esterno a tutto campo.
Altro aspetto che ha creato difficoltà alle transizioni negative del Napoli è legato alla lunghezza della squadra, infatti in fase difensiva va evidenziato come la squadra fosse più lunga che in fase offensiva (35.53m), errore gravissimo se contro si affronta un avversario così verticale e che palleggia poco con i centrali di centrocampo, ed infatti soprattutto nel secondo tempo sono state numerose le azioni in cui i padroni di casa erano costretti a rincorrere l’avversario a partire dalla metà campo perché la difesa non accompagnava il centrocampo in fase di possesso e di conseguenza una volta persa palla i tre centrocampisti erano molto alti a ridosso dell’area avversaria, e la linea difensiva era molto bassa concedendo un vuoto di campo che accomodava gli avversari nell’affondare in contropiede.
In conclusione, il match non ha fatto altro che confermare ciò che si era visto nei precedenti con Calzona, una squadra dal potenziale offensivo elevato, che però troppe volte con sufficienza o poca precisione non sfrutta come dovrebbe, e tanti limiti difensivi dovuti sia a errori tattici come la poca compattezza in transizione negativa, e sia a errori grossolani dei singoli, come dichiarato anche da Calzona, derivanti dal poco senso del pericolo avvertito dai difensori, quella caratteristica che tanto Spalletti aveva esaltato di Kim, giocatore di cui il Napoli ad oggi è orfano, non trovando continuità nel reparto e anzi, ricadendo sempre di più negli stessi errori.