Dopo il pareggio con il Genoa, arrivato in extremis, e l’ennesima deludente prestazione stagionale, per il Napoli è nuovamente tempo di cambiare guida tecnica, De Laurentiis si è mosso in prima persona e dopo l’esonero di un Mazzarri apparso scarico e privo di idee ha deciso per un clamoroso ritorno, nella giornata di ieri infatti ha condotto il suo primo allenamento alla guida degli azzurri Francesco Calzona, c.t. della Slovacchia con un passato proprio sulla panchina azzurra con Sarri prima e con Spalletti successivamente, assieme a lui il ritorno di Sinatti, che ricoprirà doppio ruolo tra nazionale italiana e club. 

Con un assetto tecnico totalmente stravolto, il Napoli si appresta questa sera al Maradona ad affrontare il Barcellona per la sfida valevole per l’andata degli ottavi di Champions League, turno che i partenopei hanno superato una volta nella propria storia, nella scorsa stagione quando ebbero la meglio sull’Eintracht Francoforte. Solamente quattro i precedenti tra le due squadre in Europa, risalenti alla stagione 2019/20 e 2020/21, nella prima occasione anche lì si trattava degli ottavi di finale di Champions League, ed ebbe la meglio la squadra blaugrana, che dopo il pareggio al Maradona (1-1), passò con una vittoria netta al Camp Nou (3-1), nella seconda le due squadre si incontrarono allo spareggio di Europa League, quando il Napoli pareggiò l’andata a Barcellona (1-1), e perse rovinosamente in casa (2-4).

Napoli-Barcellona: le probabili formazioni 

Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Traorè; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia. All. Calzona

  • Prima per Calzona sulla panchina del Napoli da capo allenatore, 433 l’assetto tattico con cui con ogni probabilità la sua squadra scenderà in campo 
  • Zielinski assente dalla lista Champions, al suo posto ballottaggio tra Cajuste e Traorè, con l’ex Bournemouth favorito 
  • Rientro per Osimhen tra i titolari dopo gli impegni in Coppa d’Africa, al suo fianco Politano e Kvaratskhelia 

Barcellona (433): Ter Stegen; Koundé, Araújo, Ínigo Martínez, Joao Cancelo; Gündogan, Christensen, De Jong; Lamine Yamal, Lewandowski, Pedri. All. Xavi

  • Ínigo Martínez favorito su Cubarsi in difesa 
  • Christensen partirà dal 1’, al suo fianco De Jong e Gündogan
  • In attacco si rivede Joao Felix, che però dovrebbe partire dalla panchina, al fianco di Lewandowski ci saranno Yamal e Pedri

Napoli-Barcellona: cosa aspettarsi?

È certo che, pur parlando di una squadra con individualità eccezionali, questo Barcellona non deve far paura, o quantomeno, si parla di un Barcellona con numerosi problemi, in particolare difensivi, ed un allenatore destinato a lasciare a fine stagione. Il talento non manca, e come da tradizione, i catalani anche quest’anno hanno portato sui grandi palcoscenici europei diversi giovani destinati a rimanerci, ma allora dov’è che effettivamente si può fare più male a questo Barcellona?

La squadra di Xavi partirà a specchio, 433 anche per il tecnico spagnolo, partendo dalla fase offensiva, il Barça è una delle squadre che tiene maggiormente la palla in tutta Europa, addirittura arrivando a toccare il 65% di media, numeri che spaventano ma ovviamente va sempre contestualizzato un dato tanto importante come questo, infatti qui nasce il primo grande problema del Barcellona, ovvero un possesso stagnante, poco incisivo. Il possesso palla è sempre stata una caratteristica dei blaugrana, ma va sempre, per renderlo efficace, abbinato ad un movimento costante degli uomini e velocità di palla, cosa che viene a mancare, e che si fa sentire soprattutto con le grandi squadre che non faticano a contenere un assetto tattico talvolta fin troppo prevedibile, il tutto è sottolineato da un dato, il Barcellona infatti segna in stagione il 73% delle sue reti su azione prolungata, solamente il 2% arrivano su sviluppi di contropiede o su verticalizzazioni immediate.

La produzione offensiva comunque è altissima, e questo deriva dall’incredibile densità che Xavi porta nella metà campo avversaria, in fase di possesso i centrali difensivi vanno infatti a impostare sulla metà campo, con i terzini da esterni aggiunti.

Ínigo Martínez:

Araujo:

Entrambi arrivano a toccare oltre 60 palloni di media, ma la cosa impressionante è che dà l’idea del dominio territoriale palla al piede che Xavi punta ad avere, è che circa il 40% dei passaggi effettuati dai due centrali difensivi arrivano nella metà campo avversaria. 

A centrocampo l’ago della bilancia è Christensen, perno davanti la difesa, al suo fianco però le mezzali svolgono un ruolo altrettanto importante, infatti in fase di possesso si alzano sulla trequarti, appena alle spalle di Lewandowski, con i terzini che entrano dentro al campo a occupare il ruolo di centrocampisti al fianco di Christensen (80 tocchi di media per i due terzini), principio sdoganato da Klopp e riproposto proprio dal Napoli lo scorso anno, in questo modo gli esterni non vanno mai in uno vs uno ma trovano sempre raddoppio e sovrapposizioni grazie ai mezzi spazi occupati da Gündogan e De Jong, che infatti sono i due giocatori con più pericolosità nell’ultimo passaggio, con il tedesco che ha toccato quota 5 gol e 6 assist in stagione con 2.7 passaggi chiave di media, e l’ex Ajax toccando ben 103 volte in media il pallone è arrivato a 1.1 passaggi chiave e una precisione del 90% nella metà campo avversaria.

Gündogan:

De Jong:

La funzione degli esterni, in particolare a destra con Yamal, è esclusivamente di rifinitura, la costruzione come detto precedentemente spetta infatti alle mezzali che affiancano la punta sulla trequarti, i raddoppi e i movimenti con e senza palla verso l’esterno servono proprio a portare via l’uomo all’esterno largo, che a quel punto può andare in uno vs uno evitando i raddoppi, ed infatti proprio il baby prodigio Lamine Yamal (3 gol e 3 assist finora) tocca in media 37.8 palloni, numero estremamente basso in una squadra che tiene così tanto palla, 66% il dato sui dribbling riusciti e 22.8 passaggi riusciti, con 0.9 passaggi chiave.

I numeri della fase offensiva, nonostante la staticità del possesso, sono impressionanti, 2.1 gol segnati di media, 3.6 occasioni create per partita,  16.1 tiri, con 6.2 conclusioni nello specchio. Ma è la fase difensiva a preoccupare maggiormente, registrando numeri che non possono tranquillizzare Xavi e i suoi,  il Barcellona infatti subisce 1.4 gol di media e 120.7 possessi persi; ma da cosa deriva l’emergenza difensiva? 

Il Barcellona si adopera di un assetto difensivo volto all’aggressione e all’altezza del baricentro, con Christensen che si abbassa tra i due centrali formando una linea a tre, ma l’obiettivo cercato da Xavi, ovvero il pressing organizzato una volta persa palla e l’uno contro uno, necessita di un’organizzazione e di movimenti ben precisi, coordinati per non andare ad allungarsi e quindi conseguentemente essere costretti a correre dietro agli avversari in campo aperto se viene eseguita un’uscita palla pulita. I numeri infatti dei centrali presi singolarmente sono positivi, oltre il 55% di contrasti vinti e il 60% per quanto riguarda i contrasti aerei, questo perché è l’intero sistema che difetta. Le mezzali sono estremamente dotate tecnicamente, ma vanno a perdere fisicamente, elemento fondamentale per essere considerato mezzala box to box in copertura, da qui nasce una spaccatura che allunga la squadra e che permette agli avversari di manovrare senza troppe pressioni in campo aperto. 

Sarà un match sicuramente aperto, entrambe le squadre, visto il credo tattico dei due allenatori, cercheranno di condurre tatticamente i 90 minuti, ma a decidere il match sarà senz’altro la fase di non possesso, con la regolazione delle distanze in fase di pressing e l’altezza del baricentro. 

Le squadre soffrono maggiormente quando non hanno palla tra i piedi, ma un’arma che potrà risultare fondamentale è rappresentata da Osimhen, una difesa così alta e una squadra così lunga sono le caratteristiche perfette per un giocatore come il nigeriano, che con le sue leve lunghe e fisicità può dominare una fase difensiva di questo tipo.