Il Napoli, che doveva dare un segnale dopo la sonora sconfitta al Maradona patita col Milan, torna da Lecce con tre punti in più in classifica e il record di vittorie esterne consecutive della sua storia. Eppure, più di qualcuno si è lasciato andare a reazioni di sconforto, chiedendosi che fine abbia fatto il Napoli che fino all’ultima sosta macinava gioco ed avversari.

“Il Napoli non c’è” e “sembrano smarrite le certezze”, sono questi i commenti che vanno per la maggiore nelle trasmissioni regionali o scorrendo le pagine social, ma siamo sicuri che sia questa l’analisi corretta del momento azzurro?

Senza voler andare troppo indietro, i partenopei nelle ultime tre partite di campionato hanno guadagnato cinque punti sull’Inter e due sul Milan, anche loro impegnate settimana prossima in Champions. I ragazzi di mister Spalletti erano chiamati ad una partita complicata a Lecce e lo sarebbe stata anche senza il carico di tensione emotiva accumulatasi in questi giorni. Una partita difficile per più di un motivo: perché il Lecce è una squadra moderna e aggressiva che sul suo campo ha messo in difficoltà più di una big, perché arrivava da cinque sconfitte consecutive ed è sceso in campo con la rabbia e la sfrontatezza di chi sente di poter azzannare il leone ferito, ma soprattutto perché il vantaggio accumulato in classifica dal Napoli poteva distrarre il gruppo, alla vigilia di una partita storica come quella di mercoledì prossimo. Insomma, c’erano tutti gli ingredienti per assistere ad una partita dall’esito incerto e nonostante tutto si è fatto l’ennesimo deciso passo verso lo scudetto.

Capisco che siamo stati abituati più che bene dalla squadra, ma perché dai nostri si pretendeva una risposta nel gioco oltre che nel risultato, mentre non si dice nulla di un Milan nervoso che doveva dare continuità a quanto fatto domenica scorsa? Proprio i rossoneri, in piena lotta per accaparrarsi un posto Champions, che non riescono ad andare oltre il pareggio a reti bianche interno contro l’Empoli.

Basterebbe solo questo per rivalutare la prestazione di ieri, senza per forza voler scavare nella psiche e nel fisico di un gruppo che da mesi ha impresso al campionato un ritmo insostenibile per le inseguitrici, ma proprio stamattina è partito l’ennesimo attacco nei confronti degli azzurri, da parte di quei giornali storicamente schierati per le squadre al nord del Po.

“Il Napoli non è più il marziano che ha dominato il campionato”, ma come ha sempre detto Spalletti, il suo gruppo non ha mai avuto la presunzione di ritenersi superiore ai suoi avversari, ma solo grazie al lavoro e all’applicazione costante è riuscito a scavare un solco profondo tra sé e le dirette concorrenti. Il Napoli non deve ritrovarsi, perché per farlo bisogna prima perdersi e questo gruppo ha dato più di un segnale di compattezza, come quella scaricata al triplice fischio finale al Via del Mare con un abbraccio collettivo e qualche protesta nei confronti del direttore di gara, reo di aver fermato Politano ormai destinato a triplicare. Perché questa non è una squadra che vuole semplicemente vincere, ma continuare a fare qualcosa di straordinario.

Certi articoli hanno un doppio scopo, quello di scoraggiare l’ambiente partenopeo, troppo incline a frequenti sbalzi umorali e ancora scosso per lo 0-4, ma soprattutto di spostare il focus sulla squadra di Spalletti, senza fare i conti con la classifica di chi si sta giocando il posto per la prossima edizione di Champions. Non prendiamoci in giro, nei salotti televisivi abbiamo visto più di un sorriso la sera del 2 aprile, dopo mesi a dover giocoforza applaudire il Napoli e una lunga vigilia passata cercando di simulare neutralità di giudizio.

Perché la cronaca cruda ci dice che delle quattro squadre impegnate in Champions che hanno giocato venerdì, il Napoli è stata l’unica a vincere, con l’Inter, oltre il Milan, bloccata sul pari e il Benfica sconfitto in casa nello scontro di vertice col Porto. Questo dimostra quanto questa competizione prosciughi le squadre di motivazioni ed energie nervose, da rilasciare in 180 minuti che valgono in certi casi una stagione e che anche il Napoli non si è sottratto a questa logica, ma con una grande differenza e cioè quella di aver ottenuto l’intera posta in palio.

Alla vigilia avevamo scritto di Lecce – Napoli come della partita più importante della stagione e le partite importanti non vanno giocate, ma vinte. E il Napoli è riuscito a farlo nonostante un vantaggio monstre nei confronti delle inseguitrici, che poteva indurre la squadra ad abbassare il livello di prestazione e attenzione in vista del quarto di finale a San Siro. A Milano possono dire lo stesso? E allora smettiamola con queste temerarie offensive faziose e ritorniamo a parlare di calcio. E che vinca il migliore.