Juventus - Napoli, da sempre distanti eppure mai così vicine
Napoli ritorna capitale. Quella con la Juventus non è più la sfida tra Davide e Golia.
Se per i tifosi azzurri Napoli - Juventus è da sempre "La Partita", anche a Torino negli ultimi anni il match ha assunto tutto un altro valore. La crescita del club di Aurelio De Laurentiis ha riportato la sfida ai fasti della seconda metà degli anni 80, quando sul rettangolo verde Diego Armando Maradona e Michel Platini deliziavano i tifosi con le loro giocate. Una partita comunque mai banale e che nell'immaginario collettivo ha da sempre rappresentato due realtà: quella di un'aristocrazia calcistica bianconera contrapposta a quella popolare e proletaria dei partenopei. Sull'argomento si potrebbe aprire un capitolo a parte, ricordando come l'unità d'Italia nasca dalla caduta del Regno delle Due Sicilie e della sua capitale Napoli, proprio ad opera dei Savoia piemontesi, ma questa è un'altra storia.
La New Era passa dalle strutture e organigramma aziendale
Mai come in questa stagione i due club si sono avvicinati, pur restando distanti. Il Napoli ha deciso di affidarsi a una icona bianconera come Antonio Conte, che oltre a grinta e sudore, ha portato in quel di Castel Volturno il suo nutrito staff. Andando a rimpinguare l'organigramma societario, da sempre considerato troppo esiguo. Mentre a Torino hanno puntato sul DS dello storico terzo scudetto azzurro Cristiano Giuntoli. A cui è stato dato il compito di ricostruire la rosa bianconera andando a sforbiciare di netto il monte ingaggi, secondo principi di sostenibilità finanziaria che a Napoli vengono portati avanti da ormai 20 anni. Recentissime poi le dichiarazione del presidente Aurelio De Laurentiis sul tema delle strutture. Stadio e centro sportivo sono il grande obiettivo del club azzurro, unitamente all'immediato ritorno nella massima competizione europea. In questo la Juventus ha fatto da apripista in Italia, dotandosi prima di tutte di un impianto di primo livello e di un Centro Sportivo all'avanguardia. Complice sicuramente un'amministrazione compiacente, che ha permesso al club della famiglia Agnelli di acquistare i terreni a un prezzo che definire di favore sarebbe un eufemismo. Mentre a Napoli ancora si dibatte su temi come quello della pista d'atletica o su una valutazione assolutamente sproporzionata rispetto al reale valore di un impianto che, oltre a rappresentare un costo per i cittadini, richiederebbe un forte investimento per renderlo degno di squadra e città.
Lealtà sportiva ed economica alla base dei successi
Quindi se i due club hanno deciso di replicare la parte migliore della propria controparte, non va dimenticato come il Napoli abbia sempre operato secondo principi ineccepibili non solo dal punto di vista economico, ma anche di lealtà sportiva. Riuscendo in questi ultimi due decenni a essere sempre estranei a processi e intrallazzi vari. Da Calciopoli, passando per esami farsa di italiano, biglietti regalati a frange violente della curva riconducibili alla criminalità organizzata, fino all'ultimo scandalo patteggiato pochi mesi fa. Bilanci truccati, plusvalenze fittizie, scritture private e ingaggi prima tagliati e poi pagati non si sa come. Tutta una serie di irregolarità non adeguatamente punite che hanno finito poi per indirizzare alcuni verdetti sul campo. Come la mancata qualificazione al primo Mondiale per Club nella passata stagione.
Proprio qualche giorno fa ha colpito la commozione del patron azzurro De Laurentiis. Quasi in lacrime nel ricordare il suo ventennale percorso all'insegna di successi e di una sostenibilità finanziaria che oggi pochissime squadre in Italia e in Europa possono annoverare. In contrapposizione a una gestione, quella bianconera, fatta di ricapitalizzazione da centinaia di milioni di euro e un indebitamento lordo che a maggio di quest'anno sfiorava gli 800 milioni. Cifre folli e che di fatto non permettono una equa e regolare competizione. Con squadre cancellate dalla cartina del pallone con un colpo di spugna per pochi milioni di euro di disavanzo, mentre alla élite del calcio nostrano viene permesso di trascinare l'intero movimento in una voragine che supera i due miliardi di rosso.
Quella di sabato dunque non è solo una sfida ormai iconica, non è solo il primo spartiacque della stagione, ma rappresenta l'eterna lotta tra il bene e il male. Ora bisogna solo scegliere da quale parte schierarsi. Un atto che non sia solo di fede, ma anche e soprattutto etico e morale. A vostra coscienza.