Uno dei cavalli di battaglia preferiti da Aurelio De Laurentiis riguarda il suo concetto del fare impresa.

Andando indietro nel tempo, la frase “qui in Italia non sono imprenditori, sono prenditori” risale addirittura al 2010, quando il suo Napoli era praticamente un neonato in serie A, ma dai propositi più che bellicosi. Il presidente voleva distinguersi da coloro che diventavano capi d’azienda solo per accrescere i propri patrimoni personali, non per il brand dell’azienda stessa.

Il cerchio si è chiuso magicamente quest’anno, con la cavalcata trionfale che ha portato all’agognato scudetto, con De Laurentiis che in più interviste ha ribadito il leitmotiv del suo essere imprenditore nel senso più letterale del termine.

Ritornando un attimo all’anno scorso, è oggettivo che le azioni fatte, dalle cessioni illustri agli acquisti di giovani semiconosciuti, siano stati una conferma sia dei suoi intenti che della sua abilità.

E dunque De Laurentiis è chiamato quest’anno di nuovo ad una conferma: è imprenditore o prenditore?

Tuttavia, se il calcio è bugia, tanto per citare un altro uomo passato dalle nostre parti, il calciomercato è tradimento seriale. E non ci si riferisce soltanto ai dietrofront improvvisi di calciatori e procuratori, ma anche al Tempo: il domani tradisce l’oggi in modo repentino e continuo.

É da imprenditore o da prenditore rinunciare ad un potenziale talento riconosciuto da tutti gli esperti di calcio per il timore che senta la concorrenza tecnica o, peggio, perché vale la logica del “uno esce e poi uno entra”?

Inoltre, non sappiamo com’è andata la situazione Zielinski, ma vien difficile da credere che sia stato il polacco a far cadere la trattativa perché il suo “amore per Napoli” era superiore anche a decine di milioni l’anno. Le ipotesi sono due: o il polacco ha scelto di restare sul palcoscenico europeo, nel "calcio che conta" (magari spinto dal suo procuratore) oppure ADL non ha trovato (o magari alla fine voluto, chissà, a questo punto nulla ci è precluso) l'accordo con gli Arabi per la sua cessione. Il risultato? Il presidente dell’Al-Alhi per ripicca si è fiondato su Veiga e lo ha preso in 48 ore, con tanto di tweet canzonatorio: il secondo ricevuto da ADL dopo quello del Lens.

Se vagliamo quest’ultima tesi, che è la più probabile per chi vi scrive, sarebbe da imprenditore o prenditore perdere un affare per pochi milioni in più per il cartellino di un giocatore che comunque avrebbe generato una grossa plusvalenza? Tra l’altro più o meno gli stessi milioni che ADL stesso, in un eccesso da Marchese del Grillo, in un comunicato quasi inappuntabile rivolto all’indecente Gravina, aveva considerato pochi spiccioli, ma di principio.

É da imprenditore o prenditore far valere un principio, anche a discapito di un investimento?

A questa domanda ripetuta riceveremo le prime risposte nel giro di pochissimi giorni, valutando la reazione di De Laurentiis sul mercato in questa estate da Campioni d’Italia in cui, finora, gli smacchi sono stati tanti quanti gli acquisti, è innegabile, e le tessere che mancano per il completamento del puzzle sono ancora diverse.


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