Griglie alla romana, abbacchio o abbaglio?
Il Napoli nel ’23, il Milan nel ’22, l’Inter nel ’21, la Juve nel ’20, al tramonto di un (quasi) decennio di filotto. Quattro vincitori diversi in quattro anni, in serie A, non si vedevano da un quarto di secolo. Bisogna tornare a cavallo del millennio, con Juve ’98, Milan ’99, Lazio 2000, Roma 2001. E se il nostro declinante torneo fosse pronto per un bel “5 su 5”? Per vedere 5 trionfatori diversi in fila bisogna tornare all’epoca d’oro degli anni ’80, segnati da deliziosa equilibrata incertezza e dalla mancanza di una egemonia economico/politica, prima ancora che squisitamente sportiva, di una sola società (eppure, o forse proprio per quello, il nostro campionato si apprestava a dominare le coppe orfane delle inglesi). Tolte le tre nobili fidanzate d’Italia (le tre “strisciate del Nord”, sintetizzeremmo a sud del Tevere) e gli azzurri campioni in carica – che, come stiamo vedendo, ripetersi risulta difficile, specie per chi non è mai riuscito a farlo – chi resta come papabile? Tevere, Papa, gli indizi sono chiari: sarà l’anno delle romane!
Oddio, dentro al raccordo anulare staranno già toccando “fero”, se leggono queste righe; e le ultime quote Snai le danno ben dietro le ultime 4 vincitrici. Eppure.
Oltre ai ricorsi storici: seguitemi.
Entrambe sono reduci da due annate in crescita, e sono attese al salto di qualità; e, con le giuste condizioni e in assenza di un ammazza-torneo, potrebbero anche infilarsi nella corsa al vertice, poi chissà. La Lazio è reduce dal secondo posto (miglior piazzamento dei 19 anni di Lotito), ok a distanza siderale dal Napoli ma è stata comunque la “prima degli altri”, con un girone di ritorno in netto crescendo, e Sarri al terzo anno può contare su meccanismi oliati al top (quantomeno, a Napoli fu così a cavallo tra secondo e terzo anno). La Roma in campionato è rimasta ben lontana dalla zona Champions, vero, ma in Coppa con il carisma di Mourinho si è arrampicata fino a due finali europee consecutive, una prima assoluta nella sua storia, e prima o poi dovrà concentrarsi anche sul torneo domestico. Le due società hanno scelto due filosofie opposte. Lotito, a modo suo e coi suoi tempi, ha reinvestito praticamente tutti i soldi entrati dalla cessione di Milinkovic in Arabia (40 milioni), Maximiano (8,5 milioni) e altre operazioni minori: quasi 55 milioni usati per prendere il vice-Immobile Castellanos (15 milioni più bonus), il post-Savic Kamada (parametro zero) e l’esterno Isaksen (12 milioni), e una ventina di milioni per Rovella e Pellegrini dalla Juve. Saldo quasi zero, tra entrate e uscite, ma rosa che parrebbe (più qualitativa chissà, di certo quantomeno) più ampia, che quest’anno c’è la Champions, in più. Quasi zero anche per i cugini della Roma, ma qui nel senso proprio di soldi spesi: i Friedkin hanno scelto con chiarezza non edulcorata la strada di “zero spese”. Solo giocatori gratis, spesso un po’ in là con gli anni, e non un euro per i cartellini. Così arrivarono l’estate scorsa Dybala, Matic, i flop Belotti e Wynaldum; così sono arrivati ora Aouar, N’Dicka, Kristensen e (cavallo di ritorno) Llorente. Solo negli ultimi giorni, dopo aver incassato 3 milioni per Matic, la dirigenza ha sborsato qualcosa (3,5 milioni) per i due esuberi del PSG, Paredes e Sanches. In attesa di una punta, necessaria per il grave infortunio di Abraham, ma anche lì non si preannunciano spese pazze. Lotito vende 50 e ricompra per 50; Friedkin non vende (Zaniolo l’unica eccezione, e per cifre non stellari) e non investe, solo prestiti e parametri zero. Impensabile per entrambe, insomma, un investimento di quasi 40 milioni come quello che il Napoli sta provando a fare per un centrocampista 21enne di belle speranze (pure all’indomani di una mancata cessione da 30). Differenza che somiglia a una voragine. Eppure. La storia ci dice che da 30 anni non vediamo 5 vincitori diversi in 5 campionati; eppure. Probabile, molto probabile, che il campione di quest’anno esca tra le ultime 4 vincitrici; eppure. Fuori dal biennio giubilante 2000-2001 (quando si rovinarono fin quasi al fallimento pur di emergere) le romane hanno vinto 2 campionati in 80 anni; eppure. È il tempo di griglie campionato e grigliate ferragostane: e se fosse l’anno dell’abbacchio alla romana?