Con la conferma, da parte del sindaco Manfredi, del pagamento dei canoni arretrati non riscossi durante il periodo Covid, si mette finalmente il punto su una questione che da anni si trascinava col suo velo di polemiche, il più delle volte create ad arte da chi, sfruttando le reazioni di pancia di una tifoseria incline a trovare nel Presidente De Laurentiis il nemico numero uno, provava a strumentalizzare la questione per portare consensi alla propria corrente politica.

Anni di tensione con Palazzo San Giacomo che potevano essere evitati attraverso il dialogo, con la società azzurra che, sfruttando una legge speciale emanata durante l’emergenza COVID, chiedeva uno sconto sul canone pattuito alla firma della convenzione nel 2019, visti i mancati incassi derivanti dal botteghino.

Le dichiarazioni del primo cittadino e del patron azzurro hanno confermato la volontà di entrambe le parti di chiudere quanto prima un accordo centenario - come già anticipato dalla nostra redazione - cosa che non era riuscita all’ex sindaco de Magistris e alla sua giunta, con De Laurentiis che aveva più volte minacciato di portare la squadra lontano da Napoli, col rischio di trasformare l’impianto di Fuorigrotta nella classica cattedrale abbandonata.

Anche negli ultimi mesi non sono mancate dichiarazioni pungenti, ma alla fine ha prevalso il buonsenso, con un accordo che farebbe da apripista ad una serie di interventi che dovrebbero portare il San Paolo, permetteteci questa nota nostalgica, a profonde trasformazioni nei prossimi anni.

Chissà che il Presidente non rispolveri il progetto dell’architetto Zavanella, a cui si deve la realizzazione dell’Allianz Stadium di Torino, presentato nel 2015 e mai approvato. Un progetto che rivoluzionerebbe il Maradona così come lo conosciamo, andando ad eliminare la pista d’atletica con il conseguente avvicinamento dei vari settori al terreno di gioco e la creazione di sky e field box. Ma il restyling non si limiterebbe agli spalti, con De Laurentiis intrigato dalla possibilità di rendere fruibile l’impianto sette giorni su sette, andando a creare aree ristoro, negozi e un museo dedicato a Diego e al club.

Già nei prossimi mesi si interverrà per rendere agibili i parcheggi sotterranei, rimasti inutilizzati dalla loro costruzione per i mondiali del 1990. Un primo passo che potrebbe poi un giorno portare anche alla nascita di un hotel a ridosso di una delle due curve, come previsto dal piano regolatore comunale.

Con l’Italia seria pretendente ad ospitare gli Europei di calcio del 2032 e la città di Napoli che si candida al ruolo di Capitale Europea dello Sport 2026, lo scudetto appena conquistato, con il conseguente ritorno d’immagine e la brand reputation cresciuta nei cinque continenti, potrebbe essere il volano pronto a rilanciare le aspirazioni dei tifosi, che sognano un impianto all’altezza del valore mostrato in campo dalla squadra e che permetterebbe al club di mettersi alla pari delle competitor, con un gioiello pronto ad incastonarsi nella splendida cornice del golfo, impreziosendo e diventando ulteriore punto attrattivo della città.

Con la conferma, lo scorso 5 maggio, di un meccanismo concessorio basato sul project financing, il sindaco Manfredi ha di fatto confermato l’esistenza di una trattativa che potrebbe portare presto alla fumata bianca. Le minacce di costruire lo stadio a Caserta da parte di De Laurentiis, ospite di Fazio alla Rai, rientrano nel gioco delle parti e, siamo convinti, non incideranno sul buon esito dell’accordo. Il dado ormai è tratto.


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