A margine della riunione del consiglio federale della FIGC tenutosi in mattinata a Roma, torna a parlare il presidente Gravina. Direte voi: ha voluto tranquillizzare gli sportivi italiani in merito all’annosa questione dei diritti televisivi che rischiano di retrocedere il già malandato calcio italiano, lontano anni luce dai fasti della Premier, alle spalle del campionato francese? Magari ha voluto esporre la strategia con la quale intende rilanciare la nazionale, dopo due partecipazioni mancate ai mondiali e una recente eliminazione dell’ under-21 nei gironi dell’europeo di categoria?

No signori cari, spiacenti di deludervi, perché anche oggi l’unica preoccupazione del numero uno del calcio italiano è stata quella di farsi portavoce dei destini bianconeri, questa volta in campo internazionale. Si attende infatti a breve la decisione della UEFA sulla possibile squalifica da comminare alla Juventus, con conseguente estromissione dalla prossima Conference League. Che possiamo dire, parrebbe quasi un premio, evitando di fatto al club piemontese di disputare una competizione scomoda e ben poco remunerativa. Permettendo così ai calciatori di Allegri di concentrarsi esclusivamente sul campionato.

Gravina ha parlato di clima sereno, come se fosse normale essere il responsabile di una federazione che annovera tra le sue file una compagine sotto la lente investigativa della UEFA per irregolarità finanziarie. In fondo lui vorrebbe solo chiudere al più presto questa questione, che saranno mai centinaia di milioni fatti sparire dai bilanci? Qualche punto di penalizzazione, una multina e tutti al mare.

Gravina rischia di essere ricordato come il peggior presidente FIGC della storia del calcio italiano, roba da riabilitare la buonanima di Carlo Tavecchio e il suo vasto repertorio di gaffe, eppure ascoltando le sue parole sembra di assistere ad uno sketch comico degno di Troisi e il suo “ingenuo Andreotti”, un uomo al potere che non si accorge di tutto quello che gli succede attorno.

Gli idealisti inguaribili, quelli che credono ancora che il calcio debba poggiarsi su principi etici e valori indissolubili, sperano che la UEFA possa almeno in parte rimediare alla punizione soft con la quale la Juventus l’ha sfangata in Italia. Restituendo credibilità ad un sistema dove il merito perde ogni giorno sempre più terreno, a favore di chi cancella il concetto di uguaglianza imponendo la legge del più forte, ma sarebbe più corretto dire ricco, con il tacito benestare degli organi istituzionali.

Questo però non fermerà chi, per amore di questo meraviglioso sport e per rispetto dei milioni di tifosi che lo nutrono, continuerà ad opporsi all’arroganza del denaro e del potere che ne deriva. Non perché disincantati al punto di credere che il calcio sia solo un gioco e non un’ industria con le sue implicazioni economico-sociali e politiche, ma perché ci si batte sempre per ciò che si ama.