Conte-De Laurentiis: un matrimonio basato sull’inconsapevolezza
Mentre la realtà protrae il Napoli ad un bivio scudetto che fino a qualche mese fa sembrava impensabile, la società si fa la guerra e non lo nasconde.

Accantonata la corsa al titolo, parte la corsa alla ragione. E sorprende che i protagonisti di tale confronto non siano i tifosi, impegnati in chiacchiere da bar, ma i professionisti che compongono lo staff e la dirigenza azzurra.
Stagione 2023/24: la classifica non sorride al Napoli, nono posto e appena 40 punti fatti, quanto basta per essere certi della salvezza.
Stagione 2024/25: il Napoli è secondo, e nonostante le difficoltà che legittimamente possono colpire qualsiasi squadra, a una sola distanza dall’Inter capolista, a due giorni dallo scontro scudetto in casa, e con un calendario nettamente favorevole sul finale, rispetto agli uomini di Inzaghi.
Ma in città, e soprattutto tra gli addetti ai lavori, si respira un clima di terrore, fazioso quasi come se alla fine, l’obiettivo non sia portare a casa il risultato, ma la propria opinione, e mai come questa volta queste sensazioni non sono frutto del catastrofismo che spesso ha condizionato questa piazza, ma dell’aria pesante e tesa che si respira attorno alle figure che guidano il club.
Conte e De Laurentiis: un matrimonio basato sull’inconsapevolezza
La sensazione è che alla base di un momento così negativo ci sia assenza di consapevolezza, la stessa che avrebbe dovuto accompagnare il presidente quando dopo aver raggiunto un accordo con Conte, credeva possibile l’apertura di un ciclo con un allenatore che storicamente, ha sempre ricostruito, e mai confermato. D’altra parte la consapevolezza del mister, che inizialmente ci ha tenuto a far capire che le cose vanno fatte bene, ma con la calma e la ragione del caso e che poi però, in questo rush finale, quando ci si avvicina all’obiettivo e la lucidità rischia di venire meno, ha mostrato evidenti segnali di insofferenza, sia in conferenza stampa, e sia negli atteggiamenti sulla panchina.

È assolutamente legittimo schierarsi, lo è ancor di più criticare costruttivamente l’operato di una o più figure in dirigenza, ma che lo si faccia tenendo conto di un fattore, il matrimonio tra Conte e Aurelio De Laurentiis nasce da una base solida e ben chiara: la ricostruzione. E se a gennaio con un fulmine a ciel sereno il club si trova prima in paradiso con il primato, e poi all’inferno, con la cessione di Kvaratskhelia, allora si applaude senz’altro il mister per l’operato, neppure con pretese di vittoria, ma quantomeno di onestà con se stesso e con la dirigenza, perché le sue dichiarazioni di qualche mese prima parlano di una missione che di certo non portava il nome dello scudetto al primo anno di gestione, e non può essere un primo posto in un campionato ancora apertissimo, a legittimare un cambio repentino di strategia, rispetto a quella accettata per sua stessa ammissione originariamente alla firma.
”L’obiettivo è dare fastidio“, e fastidio sia, che non si rischi di sprecare il buon lavoro fatto, per una del tutto evitabile gara alla ragione.