Napoli-Milan 2-2: l’analisi del match
2-2, questo il verdetto del Maradona al triplice fischio finale del match tra Napoli e Milan, match altalenante, che alla fine vede vincitori Inter e Juventus che con le vittorie di questa giornata, entrambe per 1-0, allungano ulteriormente.
Con il Napoli che dopo aver collezionato 18 punti in 10 giornate, si trova al quarto posto a 7 lunghezze dalla vetta, occupata dall’Inter.
Per il Milan risultato che di certo non fa sorridere Pioli, che si è visto rimontato dallo 0-2 del primo tempo al 2-2 del fischio finale, in un match che di certo non ha brillato per equilibrio e che tatticamente ha lasciato molto a desiderare, da ambo i lati.
Andiamo ora ad analizzare la partita con i numeri dei protagonisti in campo.
Napoli-Milan: lo schieramento tattico
433 per il Napoli: in porta Meret; difesa a 4 con Di Lorenzo, Rrahmani, Natan, Mario Rui; torna Elmas dal 1’, al suo fianco Lobotka e Zielinski; in attacco Kvaratskhelia, Raspadori e Politano.
Il Napoli si tiene abbastanza equilibrato in termini di altezza del baricentro, 56m in fase di possesso, 46m in fase difensiva. In costruzione 433 con Elmas però molto largo a destra, e Zielinski insolitamente più basso a sinistra, quasi a formare un centrocampo a 2 con Lobotka, con Raspadori ad occupare la sua posizione sulla trequarti, in particolare nel primo tempo.
In fase difensiva 451, che poi nella seconda frazione diventa 4411 con Raspadori alle spalle di Simeone a portare il pressing.
Anche Pioli scende in campo con il 433: Maignan tra i pali; Calabria e Theo Hernandez sulle fasce, Kalulu e Tomori in posizione centrale: Musah, Krunic e Reijnders a centrocampo; attacco a 3 con Pulisic, Giroud e Leao.
In fase di impostazione difesa a 3, con Calabria da braccetto e Theo Hernandez dal lato opposto a spingere e creare sovrapposizioni con Leao, in fase difensiva è Krunic il più arretrato a centrocampo, con Musah e Reijnders sulle mezz’ali, Theo scala sulla sinistra e a destra ad aiutare Calabria su Kvaratskhelia ci pensa la fisicità di Musah.
Napoli-Milan: i numeri del match
La partita si è divisa in due frazioni all’opposto tra loro, la prima, a favore dei rossoneri, che hanno dominato i primi 45’ approfittando di un Napoli compassato e troppo slegato in mezzo al campo, situazione che va a nozze con la velocità in transizione e la fisicità della squadra di Pioli.
Il Milan crea di più, 1.41 xG, 12 conclusioni, 4 in porta, e 4 occasioni da gol, ma soprattutto un Maignan impegnato in una occasione soltanto, con una bella uscita su Politano, per un Napoli che crea 0.43 xG e non tira mai verso la porta. A decidere, la doppietta di Giroud, che si sblocca dopo una serie di 8 partite senza reti segnate.
Nei secondi 45’ la musica cambia, Garcia rivoluziona il Napoli, con 3 cambi ad inizio ripresa, Ostigard, Simeone e Olivera dentro per Rrahmani, Elmas e Mario Rui e passaggio al 442, da lì la squadra prende fiducia e aiutata da una magia di Politano che si inventa l’1-2 inizia a guadagnare sempre più campo, con il Milan troppo impreciso in uscita, ed alla fine a pareggiare con un’altra magia è Jack Raspadori, che trova il primo gol su punizione di tutto il campionato.
I dati sono indicativi per il dominio azzurro visto in campo, 1.47 xG, 11 conclusioni, 4 verso la porta e 4 occasioni create.
Se però può essere sembrata una partita spettacolare e divertente, così non è, la spettacolarità della partita deriva dall’intensità messa in campo e dai continui cambi di scenario, ma tatticamente si sono viste due squadre molto indietro che hanno ancora tanto lavoro da fare per poter competere ai massimi livelli in questo campionato.
Napoli-Milan: centrocampo azzurro in crisi
La scelta di Elmas è stata coraggiosa, e poteva anche risultare vincente in un match in cui era necessario palleggiare per abbassare i ritmi di un Milan così aggressivo, ma il macedone è stato posizionato in una zona di campo in cui si annulla completamente.
Infatti, nella prima frazione ha giocato in fase di possesso largo a destra al fianco di Di Lorenzo e Politano, un po’ quello che si chiedeva ad Anguissa lo scorso anno. Ma il numero 7 non ha la fisicità e il passo ne per reggere gli 1 vs 1, ne per subirne, soprattutto se poi le falcate arrivano dalla coppia Leao-Theo Hernandez, incontenibili per le caratteristiche del centrocampista del Napoli.
Elmas:
Il risultato è una partita scarna e in continua sofferenza, lasciando praterie per la fascia sinistra del Milan, in 45’ 32 tocchi, 88% di precisione, nessun passaggio chiave, nessuna occasione creata, 0 tiri verso la porta e nessun contrasto vinto.
L’altra situazione è relativa alla coppia Lobotka-Zielinski: lo slovacco è stato chiamato al pressing sulla regia del Milan (Krunic), e Zielinski di conseguenza per evitare inferiorità numerica, in particolare nel secondo tempo con un centrocampo a 2, è stato costretto a giocare in posizione più arretrata, facendo quello che un tempo era compito del numero 68, ovvero pulire i palloni in uscita, in particolare sull’out di sinistra.
Tante, troppe, le occasioni in cui Lobotka si è trovato costretto a portare palla in posizione centrale, ed infatti il numero di palloni toccati è inferiore (49) alla sua media stagionale (69.7), questo ha rallentato molto spesso la manovra ma soprattutto ha creato problemi in transizione difensiva, il Napoli è stato costretto per tutta la partita una volta persa palla a correre all’indietro e recuperare posizioni perse palla al piede.
Napoli-Milan: il secondo tempo
Quello che ha funzionato nella seconda frazione è stato sicuramente l’ingresso di Simeone, l’argentino non si è visto molto in fase offensiva ma è stato estremamente prezioso nel pressing alto, il Milan infatti nel secondo tempo aveva meno tempo per costruire dal basso e gran parte delle volte è andato lungo, perdendo palla.
Inoltre la doppia punta ha liberato gli esterni del Napoli, in particolare Politano, questo perché i continui tagli di Raspadori prima, e Simeone poi, hanno portato sistematicamente via l’uomo come nel caso dell’1-2, in cui Theo esce su Di Lorenzo, Politano allora si trova in 1 vs 1 con Pellegrino, che non può chiamare il raddoppio perché in area il Napoli ne porta due, a differenza del primo tempo con il solo Raspadori.
Lo stesso Raspadori è più agevolato, soprattutto con squadre così fisiche, quando gli viene affiancato un’altra punta, in grado di dare profondità e di farlo respirare portando via un uomo.
Nel secondo tempo è stato prezioso sulla trequarti nello smistare i palloni per gli esterni (6 su 6 con i lanci lunghi) ma è stato importante anche in fase difensiva (4 contrasti vinti), infatti con la doppia punta il Napoli ha guadagnato un uomo a centrocampo (Raspadori) dato che il pressing è stato compito di Simeone, e da lì la fatica del Milan ad uscire, che poi ci ha messo del suo con giocate individuali sbagliate e gravi imprecisioni, anche e soprattutto con Theo Hernandez, con e senza palla.
Il risultato alla fine può essere considerato giusto, due squadre che hanno mostrato poco in termini tattici, centrocampo lungo da entrambi i lati, tanti errori individuali, e delle scelte nella gestione dei cambi discutibili, da una parte e dall’altra. Se per queste due compagini l’obiettivo è lottare fino in fondo per il titolo, allora bisogna iniziare ad accelerare, e mettere maggiore qualità in campo, quella qualità che fino ad oggi in questa stagione, si è vista solo a sprazzi.