Spalletti non predica più nel deserto, ma ora l'Italia stia al suo passo
La partita agrodolce dell'Italia contro il Belgio mostra tutta la bontà del lavoro di Spalletti, ma i calciatori sono crollati una volta rimasti in dieci
Andando a memoria, non si era mai visto giocare l'Italia così bene come nel primo tempo della partita contro il Belgio. nemmeno nelle più belle partite di Mancini. E nemmeno, probabilmente, contro la Francia. Anche perché, per la prima volta (almeno nella memoria di chi scrive), gli azzurri hanno dato prova di strapotere contro un avversario di livello.
Uno strapotere che, ovviamente, era tecnico, tattico, fisico, mentale… i Diavoli Rossi erano totalmente impotenti di fronte al dominio esercitato dagli uomini di Spalletti, che hanno mostrato non solo grande brillantezza nella manipolazione degli avversari durante la risalita del campo, ma anche grande ferocia nei duelli individuali e nelle marcature preventive. I gol, poi, è superfluo anche commentarli.
L'episodio che ha cambiato la partita dell'Italia
Tutto stupendo, dunque. Anche fin troppo per poterci credere. Persino le urla estatiche di Adani nel commento tecnico per Rai Uno ‒ l'ex sodale di Vieri, ormai, è sempre più calato nella sua parte di profeta di un fútbol messianico ‒ sembravano finalmente non essere fuori contesto. Poi, però, è arrivato il rosso di Pellegrini al 40': e da lì è cominciata un'altra partita.
Ovviamente, non bisogna gettare la croce addosso a nessuno, né tantomeno al povero capitano della Roma, che in questo momento sta vivendo una forte e immotivata contestazione da parte della sua tifoseria che, evidentemente, lo sta provando parecchio a livello nervoso (a proposito: se fossi un calciatore romano e romanista, oggi, nel 2024, non vorrei mai provare a seguire le orme di Totti…). Ma un appunto al resto della squadra va fatto.
Parlavamo, infatti, del rosso che ha cambiato le sorti della partita: era un episodio tale da giustificare un cambio così brusco nelle sorti del match? Quanto la mancata aggressività sulla punizione che ha portato al (bel) gol di De Cuyper è dovuto ad una fisiologica situazione di inferiorità numerica o, invece, ad un forte contraccolpo psicologico? E lo stessa domanda la si può fare per la scarsa lucidità nel capitalizzare le occasioni avute e nel concretizzare le azioni pericolose create nei secondi 45'?
La squadra segua fino in fondo il credo di Spalletti
Possiamo sembrare fin troppo severi, addirittura spietati agli occhi di qualcuno, ma l'Italia una cosa avrebbe dovuto continuare a fare: giocare a calcio. Come stava facendo già, peraltro. Quando si riesce a garantire quella fluidità posizionale, quando si ha quel controllo mentale sul match e si riesce a stare alti e compatti in fase di non possesso togliendo completamente la profondità all'avversario, non ha alcun senso intimorirsi.
Sì, perché quel livello riesci a garantirlo anche in dieci (ricordate Empoli-Napoli 0-2 della stagione 2022/23?), a maggior ragione se a venir meno è l'uomo che, giocoforza, è più appannato. Naturalmente, non tutto è da buttare e già, a suo modo, è un ottimo risultato aver strappato il pareggio. Ma adesso la squadra risponde pienamente ai principi del calcio di Spalletti: tutto quel che resta da fare è credere fino in fondo nella filosofia del CT.