Ha detto sempre che “il calcio è una roba semplice”, si è sempre crogiolato del fatto che aveva spesso la rosa NETTAMENTE più forte d’Italia.

È stato costretto, nel campionato 2017-18, a crearsi un personaggio perché Maurizio Sarri, con una squadra meno forte, gli stava insegnando a stare al mondo.

Quando ha vinto, nonostante episodi spesso favorevoli, non si è accontentato, ma lo ha sempre deriso, dichiarando in una conferenza prima della gara di Ferrara: “Se faccio un esempio viene giù tutto”.

Ha litigato con Adani, che gli rammentava giustamente la mancanza pressoché totale di schemi offensivi.

Dopo due anni torna nella sua comfort zone convinto di far bene, ma come si dice a Napoli: er frnut a’zzezzenell (trad. era finita la pacchia) ed aveva una squadra normale.

Non era più il gestore di campioni, ma doveva creare qualcosa.

Non ci è riuscito e solo Agnelli, con Zakaria e Vlahovic a gennaio lo ha salvato per spuntarla al quarto posto.

Ed ora, dopo una Champions vergognosa arrivava a Napoli addirittura da secondo in classifica.

Lo consideravano il “Maestro della fase difensiva”, ha fatto il gradasso in conferenza cercando di dare pressione a Spalletti.

Ha provato a buttarla in caciara, cercando di far innervosire un ambiente carico, ma inesperto.

Ha cercato di sfangarla come suo solito, col cortomuso, ma poi dal 3-1 di Rrahmani è stato umiliato, annientato, trucidato, distrutto. Ha preso le ola sin dal 70’, ha portato la Juventus e la sua filosofia del cortomusismo alla peggiore Caporetto possibile.

Perché il calcio “non è una roba semplice”, ma è allenamento, intensità e tattica.

E l’Italia pallonara, grazie al Napoli, ha rimosso la speculazione come concetto di gioco.

Ciao Max.

Ci è voluto tempo, ma finalmente il male è stato sconfitto.

Mordor e Sauron sono caduti.