Il mondo dello sport saluta Sinisa. Un Guerriero dentro e fuori dal campo
Avevo otto anni quando, grazie a mio padre, ho incominciato ad andare allo stadio. Acqua, vento e pioggia non erano un problema; quando giocava il Napoli si andava sempre e comunque, perché l’entusiasmo andava oltre ogni ostacolo.
Da all’ora la mia passione per il calcio è cresciuta a dismisura, ho visto grandi campioni varcare terreni di gioco e li ricordo quasi tutti: Krol, il mio caro Diego, Careca, Alemao, Platinì, Gullit, Van Basten, e tanti altri ancora a seguire.
Poi, nel ‘94, ricordo che alla corte di Eriksson, con la casacca blucerchiata, arrivò un calciatore a me sconosciuto. Fu sufficiente vedere e ammirare qualche suo calcio piazzato per capire che forse ero l’unico ad ignorare un fenomeno che avrebbe segnato, in quegli anni e in quelli a venire, solchi memorabili nella storia del calcio. Rincorsa, tiro e palla all’incrocio! Ed è così che ho conosciuto Sinisa Mihajlovic.
In quegli anni ho sempre sognato di vederlo indossare la maglia del Napoli, ho sempre sperato di poter esultare ad un suo gol in azzurro; e invece, con grande stima e rispetto, ho solo potuto applaudirlo quando nel ’96 - proprio al San Paolo - segnò un meraviglioso gol su punizione, un gol che appagò comunque il mio desiderio di vederlo segnare. Da quel giorno le sue micidiali fiondate percorrono la mia mente come immagini incomparabili a quelle delle attuali stelle del calcio.
In Italia Sinisa ha giocato per Roma, Sampdoria, Lazio e Inter, ritagliandosi sempre un ruolo da protagonista: sia per quanto ha dimostrato sul campo che come trascinatore. Un leader anche nel suo percorso da allenatore, con l’appellativo di Sergente per l’agonismo con cui spronava i propri giocatori a dare sempre il meglio di sé stessi. Poi il destino gli ha riservato la battaglia più dura, una battaglia che è diventata quella di tutti, una lotta che abbiamo vissuto dentro e fuori dal campo. Tre anni trascorsi e vissuti con forza e coraggio e che non gli hanno impedito di trascurare il suo Bologna. Per i suoi calciatori è stato un esempio da seguire e tramandare: ammirazione e rispetto per chi non si è mai arreso dinanzi alle avversità. Un rapporto saldo e inscindibile che resterà infinito per chi lo ha amato, Sinisa sarà sempre il guerriero dalle continue sfide, colui che non si è mai arreso al destino, che con occhi fieri, testa alta e sorriso sfrontato si presenterà dinanzi al paradiso del calcio con il suo ruggito e cuor di leone. Perché Sinisa, a prescindere da tutto, è un uomo che ha vinto questa dura battaglia, perché i miti, le leggende, non muoiono mai.