Roma, al via il Ranieri Ter: la presentazione stampa del tecnico
Claudio Ranieri, alla sua terza volta da allenatore della Roma, si presenta in conferenza stampa.
"L’AS Roma è lieta di annunciare che Claudio Ranieri è il nuovo Responsabile Tecnico della Prima Squadra. Al termine della stagione assumerà un ruolo dirigenziale senior: sarà consulente della Proprietà per tutte le questioni sportive del club. La ricerca del nuovo allenatore continuerà nei prossimi mesi e Claudio avrà voce in capitolo anche in questa decisione2.
Il club giallorosso ha ufficializzato con una nota il ritorno di Claudio Ranieri come allenatore. Questo rappresenta il terzo cambio stagionale, dopo l’iniziale guida di Daniele De Rossi e il successivo periodo con Ivan Juric in panchina. La società confida che Ranieri possa rilanciare le sorti della squadra. Una volta terminata la stagione, l’allenatore assumerà il ruolo di consulente dei Friedkin, collaborando nella selezione del nuovo tecnico.
“Romano di nascita, romanista da sempre, dopo aver vestito la maglia giallorossa da calciatore nella stagione 1973-74 e aver ricoperto la carica di allenatore in due diversi momenti (dal 2009 al 2011 e nel 2019), rappresenta un simbolo dei valori del Club ed è uno degli uomini di sport romani più apprezzati nel mondo.
Ranieri porta in dote il suo enorme bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate tra Serie A, Premier League, Liga e Ligue 1, guidando i migliori top club d’Europa e vincendo titoli storici, come quello ottenuto alla guida del Leicester nel 2016. Il Club rivolge al tecnico i migliori auguri di buon lavoro per questo nuovo capitolo della sua entusiasmante carriera, certi che rappresenterà un valore aggiunto per la Squadra e per tutta l’AS Roma", conclude la nota.
La conferenza stampa di presentazione di Claudio Ranieri alla Roma
"Prima di iniziare con le vostre domande, volevo mettere i puntini sulle “i”. Io avevo smesso di allenare, ho avuto più richieste in questi mesi rispetto a quando ho vinto il campionato con il Leicester. E ho sempre detto di no. Ho detto che sarei tornato o per la Roma o per il Cagliari, ma ero convinto di andarmene per i fatti miei, di guardare il calcio da un altra parte. Il fato ha voluto che fossi tornato a casa, evidentemente, ho iniziato alla Roma da calciatore e finirò da dirigente e calciatore”.
Sky Sport: recentemente lei aveva parlato di una Roma fredda senza personalità e dell’esonero di De Rossi. Ha parlato con i Friedkin di questi errori?
“Sì, gliel’ho detto. E mi ha lasciato a bocca aperta per le parole che ha usato, per il bene che vuole a questa squadra, a questa città, a questo club, non perché gli appartiene, ma perché sente un legame profondo. Mi ha detto: ‘Non posso viaggiare per il mondo, vedere Roma, Caput Mundi, al centro del mondo, e sapere che la squadra non sta andando bene. So di aver speso tanti soldi senza riuscire a fare ciò che voglio per questa squadra’. Ed è per questo che mi ha chiamato. Ora tocca a me, con la mia esperienza e il mio modo di lavorare. Mi auguro di riuscire nel compito che mi ha affidato. Quando mi ha detto queste parole, non potevo che rispondere di sì. Lo ringrazio, lo ringrazio per avermi riportato a casa, alla mia Roma. I tifosi sanno che, se dico A, farò tutto per raggiungere A, senza tergiversare. Questo è ciò che mi sento di dire a voi e a tutti”.
Corriere dello Sport: una domanda di squadra. Siccome tante volte lei ha dovuto rimarcare di non avere un modulo fisso di riferimento, volevo chiederle qual è il sistema di gioco che si attaglia a questa rosa?
“Io credo che ormai non esista più un sistema base, tranne forse per quelle squadre o quegli allenatori che lavorano da tanti anni nello stesso ambiente. Anche Gasperini, per dire, non gioca più solo con la difesa a 3 e ha costruito la squadra in nove anni. Oggi tutti gli allenatori cercano di apportare modifiche durante la partita per scombinare i piani dell’avversario. Quindi, dirvi adesso che giocherò in un certo modo non sarebbe onesto, né con voi, né con i tifosi, e nemmeno con me stesso. Devo prima vedere chi è in buona forma, in base al mio modo di intendere il calcio. Solo allora deciderò se giocare a 3, a 4, a 5. Non è una questione di moduli, ma di giocatori: voglio atleti che sputino sangue sul campo, che non mollino mai, neanche quando le cose vanno male. Non devono cedere nemmeno un centimetro. Prima di tutto, sono un tifoso, poi un allenatore. Io sono più tifoso di tutti i tifosi. Una volta stavo vincendo 3-0 a Genova e ho perso 4-3. Sono entrato negli spogliatoi e ho detto: ‘Signori, arrivederci’. Per questo chiedo ai nostri tifosi di starci vicino, soprattutto in questo momento. Da ex giocatore, vi dico: giocare in casa, con il tuo pubblico che ti fischia, è la cosa più difficile che ci sia. In trasferta i fischi ti caricano, ma in casa, dai tuoi tifosi, ti spezzano. Capisco che i tifosi erano scontenti, ma vi garantisco che non era per mancanza d’impegno. Io li vedevo, i giocatori correvano, spesso a vuoto, ma ci mettevano tutto. Però le cose non venivano. È sfortuna? Non lo so. Io credo nella fortuna, ma penso che tu debba guadagnartela, sudartela. Può andarti male una volta, due volte, tre volte. Ma se insisti, alla fine deve girare. E girerà. Voglio una squadra e un pubblico coesi. Qui siamo una famiglia: società, dirigenza, allenatori, giocatori, magazzinieri, staff medico, tutti, anche chi si occupa dei campi. Questo è quello che ho detto nel mio primo discorso, rivolgendomi non solo alla squadra, ma a tutti i miei collaboratori. Ho chiesto loro di aiutarmi, perché devo fare meno errori possibile. Non ho tempo di sbagliare. Abbiamo davanti tre partite, una più importante dell’altra. Voglio che i tifosi vengano allo stadio e, anche se le cose andassero male, escano dicendo: ‘Ci abbiamo provato’. Voglio che vedano una squadra che lotta fino all’ultimo secondo. Voglio che escano orgogliosi della squadra. Questo è ciò che mi sento di promettere, ai tifosi e a me stesso”.
Gazzetta dello Sport: ci può spiegare i contorni dell’accordo con i Friedkin? C’è un obiettivo specifico?
“L’obiettivo specifico è cercare di fare il massimo. Oltre al contratto, ho dei premi legati al raggiungimento di tutti gli obiettivi possibili. Quando ero a Lecce, avevo incluso anche la vittoria del campionato. Pensate un po’, una squadra che si doveva salvare. Ho messo tutti gli obiettivi possibili perché non mi voglio precludere niente. So che ci sono delle difficoltà, ma io sono una persona positiva. Non mi concentro su ciò che è andato male o su ciò che non è successo. Sono sempre positivo, fino in fondo. Finché non posso dire: ‘Ho dato tutto me stesso’. Ero così anche da giocatore: sapevo che potevo giocare bene o male, ma l’importante era dare tutto in campo. Perché ci sono persone che fanno sacrifici enormi, come quei tifosi che ho incontrato tornando da Cagliari. Erano tre tifosi che venivano dal Belgio, per seguire la squadra. Ho pensato, Ma che viaggio avete fatto? Sono venuti a Cagliari e poi sono tornati a Roma. Mi hanno detto che era più economico così, ma sono davvero sacrifici enormi. Noi, quando scendiamo in campo, dobbiamo ricordarci anche di questo. Per quanto riguarda il contorno, come ha spiegato, io sono una persona vicina alla famiglia Friedkin, lavoriamo insieme per fare tutto nel miglior modo possibile. Parleremo, decideremo, cercheremo di sbagliare il meno possibile, perché ricordatevi che solo chi fa, sbaglia. C’è un bellissimo detto a Firenze che recita che è più facile criticare che fare. Noi faremo, e saremo criticati, ma cercheremo sempre di fare le cose nel verso giusto. Questo è ciò che mi è stato chiesto. Il Presidente vuole una squadra e una società seria, una società di persone che lavorano. Ha fatto molti cambiamenti e, vedendo Trigoria, non la riconoscevo più. Stanno facendo cose molto belle, diciamocelo. La squadra è la cosa più importante, è il nostro biglietto da visita. Roma è conosciuta in tutto il mondo e il Presidente vuole che sia conosciuta bene anche per il calcio. Questo è ciò che mi ha chiesto”
Il Messaggero: nei Friedkin c’è la volontà di riportare a casa un patrimonio di Francesco Totti?
“Onestamente, è logico che adesso come adesso la cosa principale è riportare la squadra in alto, poi sicuramente si parlerà con Francesco, per l’amor di Dio, perché no, se ci può dare una mano, vediamo quello che ci può dare, non siamo chiusi, io non sono chiuso, questo non significa Totti ritornerà, perché io vi conosco, per vendere tre giornali in più fate il titolone, però siate chiari. Acquisti per il mercato di gennaio? No, perché fatemeli conoscere, non conta quando stai fuori e parli, non conta finché non tocchi con mano ciò che ti può dare un giocatore o un altro. La Roma ha preso tanti giovani, tutti validi, ma i giovani vanno inseriti in una squadra compatta. Qui è cambiato allenatore, è arrivato un altro allenatore, e ne arriva un altro. Invece di proteggere questi giovani che sono tutti bravi, stanno un po’ così, allo sbaraglio. Vediamo quelli che sono bravi per me da qui a gennaio. Poi, se c’è l’opportunità, e ci sarà sicuramente l’opportunità di prendere qualcuno, sono sicuro che mi accontenteranno”.
Rai Sport: da fuori e ora anche da dentro ha valutato e capito perché la Roma oggi si trova in questa situazione?
“Non mi interessa. Perché se vado a vedere quello che è successo ieri non raccapezzo più niente. È arrivata una nuova persona, un nuovo allenatore, gli è stata data carta bianca e io devo fare il massimo con questi giocatori. Per cui non mi interessa a me quello che è successo prima. Io devo vedere quello che mi succede da oggi in poi. Da oggi in poi io sono il responsabile”.
Corriere della Sera: ci promette che non vedremo più Angelino difensore centrale? Soulé e Dybala possono giocare insieme?
“Sì, lo prometto. Per quanto riguarda Soulé e Dybala, io credo che possano giocare bene. La squadra è tutta composta da equilibri. Io credi di sì, però questo non sento di prometterlo, perché se poi non lo sento, non faccio una cosa che non sento”.
Repubblica: i Friedkin hanno ammesso i propri errori? Avete parlato della struttura dirigenziale?
“Io voglio stare sempre solo, perché per me è importante lo spogliatoio. Io meno gente vedo, meglio è. Io capisco che in Italia la figura di un Presidente ci deve stare. È questo quello che io ho detto al Presidente. Purtroppo in Italia il Presidente deve farsi… E invece, se ci fate caso, tutte le proprietà straniere parlano pochissimo. Io ho 4 anni, diciamo 3, perché poi dopo è venuto Abramovic e lo incontravo soltanto sull’aereo. Non hanno mai parlato, non hanno mai detto niente. E io stavo… grazie a Dio. Cioè noi abbiamo bisogno della figura del Presidente. All’estero non esiste la figura del Presidente. Cioè esiste, ma solo per fine mese. Basta. Per cui, si è reso conto? E se mi ha chiamato si è reso conto. Se ci sono stati dei personaggi che… Beh, questo l’avrà capito lui, io non gli sono stato a dire. Chi era che ha sbagliato? Chi era che ha fatto questo? Perché è successo quell’altro? Lui mi ha detto, io voglio questo, io voglio portare la Roma ad alti livelli. Per questo ho chiamato lei. Che mi deve dire una persona di più? Si sarà reso conto. Io che ho bisogno? Io una volta che ho i giocatori di che ho bisogno? Io non ho bisogno di niente. Cioè, a voi servono perché più persone ci stanno, più notizie riuscite a spillargli. E io vi capisco, ragazzi, io vi capisco. Perché non è facile riempire tutti i giorni le pagine. Non è facile. Avete tutta la mia stima, vi giuro. Poi vi odierò quando scrivete delle cazzate, però… Però avete la mia stima perché non è facile, non è facile”
Mediaset: cos’ha chiesto ai giocatori nello specifico? Lei eredita uno spogliatoio frustrato…
“Voglio il massimo da voi, mi dovete dare tutto, tutto perché non è possibile vedere la Roma in questa situazione. Però voglio che voi portiate gioia, qui si viene a lavorare seriamente ma con il sorriso. Io non accetto che si vada in un posto di lavoro, facciamo stare il calcio, in un posto di lavoro con un viso preoccupato e tutto perché ci si annoia. Noi siamo delle persone super fortunate perché ci siamo scelti il mestiere. Ci sono milioni di persone che non ce l’hanno innanzitutto e che neanche se lo possono scegliere. E allora noi, proprio per queste persone che non hanno la nostra fortuna, dobbiamo venire qua con un sorriso largo e dare tutto nel campo. Lavorare con serenità, con rabbia, con determinazione perché solo così si ottengono i risultati. Ed essere ambiziosi. Gli ho detto ragazzi, ve lo risentirete dire perché quando arriveranno tutti parlerò a tutti”