Ridammi la mia radio
Napoli-Juventus, ci siamo! E’ in arrivo per gli azzurri una delle partite più importanti degli ultimi anni.
Una vittoria dei partenopei darebbe ulteriore slancio e soprattutto consapevolezza assoluta della propria forza. Un colpo dei bianconeri al Maradona, invece, li rilancerebbe in modo quasi definitivo nella corsa scudetto, andando a minare qualche certezza proprio alla capolista.
Luciano Vs Max
Napoli-Juventus sarà anche la sfida tra Luciano Spalletti e Max Allegri. Due allenatori che vedono il calcio in modo diametralmente opposto. Il primo ama organizzare la propria squadra con l’obiettivo del bel gioco. Una ricerca continua di dominio assoluto del match attraverso un baricentro alto, il recupero immediato del pallone e tante combinazioni offensive diverse. Spalletti è un tecnico prettamente “da campo”, ma sempre molto attento ed aggiornato sulle nuove evoluzioni del calcio.
Allegri, invece, è uno che specula sull’avversario. È un coach “da risultato”, attendista e pragmatico.
La sua filosofia di calcio (che divide gran parte degli sportivi) è ben nota, prima cosa non prenderle, quindi grande attenzione alla fase difensiva con linee basse e strette a ridosso della propria area di rigore. Poi una fase di attacco fatta di ripartenze e basata principalmente sulle grandi qualità tecniche dei singoli bianconeri.
Inside the game
Tale filosofia di gioco, ne sono certo, sarà riproposta anche nel match di venerdì al Maradona. Potrebbe venire fuori, quindi, una partita interamente dominata dal Napoli sia sul livello di possesso palla (l’anno scorso 68% al Maradona, 58% allo Stadium) che di gioco. Dall’altra parte, una Juventus ben chiusa e compatta per limitare la mole di gioco partenopea.
La fase offensiva sarà gestita prevalentemente da Angel Di Maria. E’ lui il calciatore a cui il Napoli dovrà fare maggiore attenzione, anche in fase di palle inattive. Mi aspetto una partenza sprint degli azzurri per cercare di indirizzare subito il match sui binari desiderati.
Spalletti sta proponendo allenamenti basati sulla maggiore velocità in fase offensiva e sulla finalizzazione al tiro. Qualche miglioramento si è visto, soprattutto nel primo tempo di Marassi, ma serve un ulteriore step.
Vi porto nello spogliatoio azzurro
Napoli-Juventus sarà una partita che si deciderà anche sotto altri aspetti. Sarà il primo incrocio con i bianconeri dopo l’addio della vecchia guardia (i vari Koulibaly, Insigne, Mertens), gente che, per un motivo o per un altro, affrontava questo match non sempre con la testa libera e con un carico emozionale superiore alla media. Il Napoli di oggi è totalmente diverso. C’è un gruppo composto da ragazzi giovani con la testa sgombra e tanta voglia di arrivare. Quello di venerdì può rappresentare davvero il match capace di trasportare l’intero mondo Napoli su un livello mentale mai raggiunto prima.
Ma per farlo il Napoli non si deve snaturare. Deve essere tutto ciò che è stato fin oggi. Pallone, pallone, pallone, pallone e ancora pallone. Senza resa. Rispetto per l’avversario ma senza averne timore. Attenzione per questa partita a Zielinski: qualora faccia parte dell’undici titolare Luciano Spalletti lo ha incaricato di un compito speciale negli ultimi tre giorni: resterete sbalorditi.
I rumours che mi arrivano dall’interno vanno tutti nella direzione della tranquillità assoluta. Kim, Kvara e Osimhen tra i più vogliosi nello scendere in campo. I ragazzi sono pronti a cavalcare l’incredibile onda azzurra d’amore che troveranno al Maradona (raggiunto il sold out). Per battere la Vecchia Signora non servirà solo il gioco, ma anche fame di vittoria, superiorità, cattiveria agonistica e senso di appartenenza.
È venerdì, ma sa di domenica
Napoli Juventus per me è anche un passaggio nel passato più remoto.
I colori delle due squadre, ossia l’azzurro del popolo contro il bianco e il nero del potere, i 90 mila sugli spalti che gremivano lo stadio composto dai gradoni, un'intera città pietrificata. Napoli - Juventus scandita dalla voce di Paolo Valenti. Un venerdì che assume le vesti di un candido pomeriggio domenicale.
Napoli Juventus che vive nel passato e che possa traslare al giorno d’oggi.
Il calcio, più in generale lo Sport, è un aspetto della vita: nasce, si sviluppa e cresce al passo con la società, e non si può certo pretendere che resti immune dai profondi cambiamenti che hanno interessato e coinvolto la società moderna.
Da qui a perdere, però, la sua originaria missione – quella cioè di divertire e regalare emozioni – ce ne passa: il calcio è ormai una macchina da soldi, diritti TV, sponsor, contratti milionari e tutto ciò che ci gira intorno ne fanno una vera e propria industria, con regole da rispettare, a costo di perdere qualcosa in semplicità e passione.
Ma io stasera voglio rivedere il calcio ai tempi di Luigi Necco.
Furono quelli – quasi a creare una sorta di collegamento ideale con i loro candori – gli anni del calcio di provincia, di un calcio che, visto oggi, sembra di un altro mondo, di un’altra epoca geologica.
Tonino Carino raccontava del mitico Ascoli di Costantino Rozzi e Carletto Mazzone, Luigi Necco del Napoli di Savoldi e poi Maradona, dell’Avellino di Diaz e Barbadillo, Ferruccio Gard dell’Udinese di Zico ed Edinho, Giorgio Bubba del Genoa e di quella Sampdoria che stava gettando le basi per un ciclo vincente. E poi il Verona dello scudetto, parentesi irripetibile e massimo esempio di un calcio che non esiste più, il Torino, commentato da Castellotti, secondo nel 1985 con Junior, ed anche Edy Bivi, che nell’anno dei Mondiali del 1982 seppe trascinare il Catanzaro al sesto posto.
Lasciamo per una sera da parte la moderna tecnologia, testate sportive sempre più agguerrite ed in concorrenza tra loro che hanno creato una generazione di giornalisti assolutamente competenti, preparati e - per l’amor del cielo - bravi: niente da dire. Di loro si sente però solo la voce e, a conferma del loro anonimato, non se ne conosce il volto, l’abbigliamento e, soprattutto, la mimica.
Datemi (almeno per una sera) una radiolina.
Per voi è un venerdì, ma io voglio viverla come una domenica.