METRO, sit-in dei lavoratori in protesta contro i licenziamenti
Giornata di protesta fuori al METRO di Pozzuoli, con i 65 lavoratori che hanno organizzato un sit-in contro i licenziamento
Sembrava essere una delle realtà più solide a livello produttivo e occupazionale della zona. Eppure, anche la METRO di Pozzuoli pare che sia destinata a chiudere. Il colosso tedesco, una delle aziende leader nel settore della grande distribuzione, ha infatti intenzione di chiudere i suoi due punti in Italia (l'altro è situato a Rimini). E, adesso, il rischio è che i 65 lavoratori dello stabilimento di Via Campana si troveranno a breve senza lavoro. Senza contare gli altri 23 addetti dell'indotto.
Si tratta di una scelta molto poco comprensibile, quella presa dall'impresa tedesca, che comunque ha chiuso l'anno precedente con un fatturato globale di oltre 30,6 miliardi di euro e ricavi in Italia per oltre 2 miliardi (+9,4% rispetto al periodo precedente del 2023). Ecco, allora, che manovre non necessarie di riordino dei propri rami d'azienda rischiano di impattare inutilmente sulla vita di oltre 100 famiglie del Puteolano. Ed oggi, infatti, i lavoratori hanno organizzato un sit-in di protesta.
METRO Pozzuoli, la rabbia dei lavoratori: “Non ci muoviamo da qui”
Cancelli chiusi, dunque, davanti allo stabilimento nella giornata di oggi: i 65 lavoratori di METRO Pozzuoli hanno infatti deciso di incrociare le braccia e scioperare contro la decisione della proprietà che, per il momento, di fronte alle richieste emerse ai tavoli di concertazione ha fatto sempre muro. FILCAMS CGIL, FISASCTAT CISL e UILTUCS UIL, dunque, hanno deciso di passare alla contestazione aperta attraverso questo sit-in.
Ed è proprio dalla FILCAMS CGIL, per tramite della Segretaria Generale della Campania Luana Di Tuoro, che arrivano parole chiare e precise circa gli intenti della lotta sindacale: “Le lavoratrici e i lavoratori non si muoveranno da questo immobile fino a quando non sarà garantita una ricollocazione per tutti. Una cosa è chiara: non perderemo neanche un posto di lavoro. Questo territorio non se lo può permettere”.