Termina il cammino europeo per la stagione 2023/24 del Napoli, la squadra allenata da Calzona si ferma agli ottavi di finale di Champions League, uscendo sconfitta per 3-1 dal Lluis Companys, andando a sbattere nuovamente sul tabù Barcellona, altra sconfitta nel doppio confronto, la terza su altrettanti incroci in Europa. Con questa sconfitta il Napoli dice addio anche al sogno Mondiale per club, al suo posto la Juventus, prima squadra a qualificarsi alla competizione nella storia senza aver raggiunto un quarto di finale di Champions League negli ultimi quattro anni; d’altra parte il Barça con questo successo torna ai quarti di finale, risultato che mancava dalla stagione 2019/20. 

Barcellona-Napoli: lo schieramento tattico 

Barcellona (433): Ter Stegen; Koundé, Araújo, Cubarsì, Cancelo; F. Lopez, Christensen, Gündogan; Yamal, Lewandowski, Raphinha 

  • Il Barcellona si schiera a quattro in difesa, ma in fase di possesso, la linea, pur rimanendo a quattro, cambia assetto. Christensen infatti scala tra Araújo e Cubarsì, con quest’ultimo più largo a sinistra per ricevere in uscita da Ter Stegen e lanciare lungo, e Cancelo a fare la mezzala aggiunta in manovra, creando costante raddoppio con Raphinha, Gündogan va centralmente a giocare da seconda punta. In fase difensiva la squadra rimane alta con Christensen, però, che fa il movimento opposto, uscendo sul vertice basso del Napoli, Gündogan si sposta nella posizione di mediano al fianco del danese sulla sinistra.

Napoli (433): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Traoré; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia 

  • Il Napoli parte subito aggressivo, terzini molto alti, sulla sinistra Mario Rui largo per creare spazio a Kvaratskhelia verso l’interno, sul lato opposto Di Lorenzo gioca dentro al campo sfruttando il movimento di Anguissa sull’esterno, linea alta ma grande distanza tra linea difensiva e centrocampo. In fase difensiva il Napoli passa al 442, Kvaratskhelia e Osimhen riferimenti offensivi, Politano scala a centrocampo con Anguissa verso l’interno, il baricentro rimane comunque alto per cercare di pressare il Barcellona sfruttando l’uscita dal basso dei catalani, forzando l’errore.

Barcellona-Napoli: i numeri del match 

Il match ha raccontato di due squadre che presentano diverse lacune, in particolare in fase di non possesso, dove gli spazi e le distanze concesse agli avversari sono ancora evidenti e penalizzanti, soprattutto per un Napoli in crescita in fase offensiva ma troppo leggero e disorganizzato in quella difensiva. La squadra di Calzona infatti, con il match di ritorno di Barcellona, è a 6 match su 6 giocati in cui subisce almeno una rete, con il Barcellona oltre ai 3 gol subiti sono arrivati 2.73 xG concessi, 24 tiri subiti (10 in porta), 5 grandi occasioni concesse, di gran lunga la peggior prestazione della gestione Calzona dal punto di vista difensivo, complice l’approccio irrazionale e (immotivatamente) spregiudicato, con un Barcellona che per caratteristiche, non aspettava altro.

L’approccio è stato sicuramente aggressivo da parte del Napoli, lo dimostrano i due contropiedi subiti nel giro di 15’ e soprattutto le distanze tra centrocampo e linea difensiva non tenute, Anguissa e Traoré sono risultati inefficienti nell’accorciare, ma soprattutto troppo disordinati in fase di possesso, la manovra offensiva azzurra passando dai loro piedi perdeva diversi tempi di gioco, a quel punto il Barcellona era libero di alzare il baricentro in aggressione sul portatore di palla e da lì nasce la palla riconquistata, il 45% dei palloni persi del Napoli (26) arrivano proprio dalle due mezzali, che una volta subita la pressione avversaria hanno malamente perso i duelli creati a centrocampo, con 5 contrasti vinti su 18 tentati. 

Il resto del lavoro è stato completato da una difesa non all’altezza dell’evento, Juan Jesus e Rrahmani troppo schiacciati nella propria area piccola hanno fatto in modo che le ripartenze del Barcellona trovassero strada spianata sulla trequarti, dove i blaugrana amano lavorare il pallone, sulla sinistra la scelta di Mario Rui per favorire il palleggio azzurro non ha pagato, Yamal ha vinto nettamente il duello con giocate di puro talento abbinato alla freschezza portata in campo da in classe 2007, che chiude il match con 5 conclusioni, 3 dribbling riusciti (75%), 51 tocchi, 74% di precisione, 2 passaggi chiave e 7 contrasti vinti (su 11), inoltre la sua pericolosità in campo aperto e il costante aiuto in copertura chiesto da Mario Rui hanno fatto in modo che Juan Jesus talvolta si allargasse per cercare il raddoppio, e con lo scalare della linea difensiva del Napoli il Barça si trovava in situazione di 2vs1 dal lato opposto, dove puntuale arrivava l’apertura o dello stesso Yamal o della mezzala in aiuto, ed è per questo motivo che gran parte della sofferenza azzurra è arrivata dalla coppia Cancelo-Raphinha, con un Di Lorenzo in perenne affanno dovendo contenere praticamente sempre raddoppi e movimenti con e senza palla dei due.

E sono proprio i cambi gioco e i lanci lunghi sugli esterni che hanno fatto la differenza nella prima frazione, con un Napoli così lungo ma allo stesso tempo così aggressivo sui centrali difensivi (portatori di palla) il Barcellona ha preferito andare lungo sugli esterni, allargando il campo e aprendo la difesa azzurra con i due terzini costretti a salire per l’uno contro uno, a quel punto a fare la differenza sono state le mezzali a ridosso dell’area di rigore, come nel gol del vantaggio interno. È infatti evidente la differenza tra le due squadre sui lanci lunghi tentati e riusciti, 37 su 64 per i padroni di casa (58%), 14su 29 per il Napoli (48%), lanci che come anticipato sono partiti soprattutto dalla linea difensiva, per scavalcare un centrocampo estremamente alto che ha lasciato tanto spazio in zona mediana, su tutti è da evidenziare la precisione e la personalità nella giocata del classe 2007 Cubarsì9 palle lunghe riuscite (su 15), che si aggiungono al 90% di precisione su 80 tocchi, 1 passaggio chiave e il 100% di contrasti vinti.

Al netto comunque di un Napoli che esce dal campo con tante domande e poche risposte dal punto di vista tecnico e tattico, la sensazione è che a pesare, e lo si denota proprio dall’approccio alla gara, è stata la storia che i due club si portano in campo, il Barcellona schiera diversi giovani, che però al fischio d’inizio si trasformano in veterani, Cubarsí duella e domina su Osimhen, facendo anche da regista arretrato, Yamal regala spettacolo sulla destra, F. Lopez apre il match con la rete del vantaggio, d’altra parte un Napoli sulla carta più esperto, ma ancora una volta incapace di giocarsela alla pari con un club la cui storia si percepisce ben prima di scendere in campo.