Il 4 giugno, alle 21, il capitano Giovanni Di Lorenzo ha alzato la coppa al cielo, davanti ad Maradona stracolmo, con tantissimi artisti al seguito che hanno sfoggiare il proprio repertorio in onore dello scudetto acquisito. Ma Napoli - nonostante le file chilometriche virtuale per la caccia (o meglio, la pesca) al biglietto così ambito - sembrava essere concentrata non solo sui festeggiamenti, bensì sulla miriade di nomi tra cui individuare il sostituto di Luciano Spalletti.

Una fissazione ricorrente. Come se le offerte (attuali e quelle che sicuramente arriveranno) per Kim, Osimehn, forse Kvara non fossero importanti. Perché nel pensiero di molti, il Napoli l'anno prossimo non potrà mai partire per rivincire il campionato. Perché è stato solo un caso. Perché il merito è di Spalletti che ha fritto il pesce con l'acqua. Perché ha preso 11 calciatori sconosciuti e li ha fatti rendere ai massimi livelli. Quindi, senza l'artefice di tutto ciò, il Napoli cadrà sotto i colpi di chi invece sta continuando il famoso ‘proggetto’ (sempre, e rigorosamente, con tre G) tecnico.

Partiamo da un presupposto importante. Chi scrive pensa che Spalletti sia probabilmente il miglior tecnico italiano, tra i migliori al mondo. Addirittura tra i primi 5. Un genio dal carattere complicato. Anche perché se il carattere fosse lineare non darebbe luogo ad alcun talento. Ma non solo. A chi scrive piace il tecnico toscano dai tempi di Empoli e Udine.

Ma lo scudetto del Napoli non è stato un caso. Non è arrivato per opera e virtù dello Spirito Santo, bensì dopo un percorso lungo e complicato, pieno di insidie, contro squadre e club più forti mantenendo i conti in ordine. Gli azzurri hanno dominato il campionato rispettando ogni dettaglio aziendale ed economico. È uno scudetto studiato, pensato, lavorato, sudato. Per nulla improvvisato. Il capolavoro non è avvenuto quest'anno, ma dura da almeno 10 anni. Mattone dopo mattone, il club guidato da De Laurentiis ha alzato un palazzo dove tutti gli altri, anche e soprattutto chi fattura di più, non han potuto far altro che guardarlo dal basso verso l'alto.

Questo storico traguardo è una porta che tutti, in società, avevano voglia di varcare. E lo hanno raggiunto a modo loro. In maniera impopolare, a tratti visionaria, soprattutto diversa. È stata la diversità rispetto all'ammuffito modo di gestire una società di calcio a fare la differenza. Del resto, senza questi pregi, non si vince un campionato a gennaio in questo modo. Lo scudetto del Napoli è molto più naturale rispetto a quello di Milan e soprattutto Inter. Non sussiste paragone.

L'Inter vinse il suo scudetto, due anni fa, dopo che mise sul conto corrente personale di Antonio Conte una quantità industriale di milioni di euro. Perché altrimenti non sarebbe riuscita nel suo intento. Perché nonostante la figura di Javier Zanetti (da queste parti l'argentino, Maldini e Nedved era i motivi principali delle vittorie altrui) i nerazzurri di Milano proprio non sarebbero stati in grado di rincorrere il tricolore da così troppi anni. Oltre Conte, Hakimi e Lukaku furono ceduti l'anno dopo e non adeguatamente sostituiti. Erano troppi i debiti da ripanare.

Discorso un pó diverso per il Milan, che prima del secondo posto dietro ai cugini, veniva da distanze siderali in classifica generale. Sesti e settimi posti a gogò. Bravi negli acquisti di calciatori semi sconosciuti ma con la sensazione di non essere la squadra più forte. Ed infatti, l'anno dopo (quest'anno) ritornata dove gli ultimi anni l'avevano vista essere. Di nuovo quinti ma divenuti quarti per la penalizzazione alla Juventus.

Il Napoli no. Il Napoli da dieci anni è stabilmente nei primi posti (tranne un paio di anni). È la squadra che ha fatto più punti di tutti nell'ultima decade, dietro la sola Juventus. È il team ad aver realizzato più gol, ad aver creato più di tutte quante. È la squadra con più possesso palla e quella che ha subito meno tiri di tutti. È la società che vende meno di tutti i top team (incredibile, ma è così). Sono numeri significativi. Numeri che sottolineano, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che questo scudetto era nell'aria molto di più di quello delle squadre di Milano. E che il loro, di scudetto, è stato assai più casuale del nostro. Anzi, il nostro "casuale" non lo è stato per niente. Numeri e dati alla mano, è così. I numeri esistono. Basterebbe leggerli.