Dall’inizio del ritiro a Castel di Sangro per il Napoli, e quindi dall’inizio del mese di agosto, è sempre più frequente la paura tra i tifosi - e il chiacchiericcio tra gli addetti ai lavori - sul tema di fondamentale importanza per affrontare una stagione sportiva lunga ben nove mesi: la preparazione atletica.

E il responsabile del settore nel club di De Laurentiis porta il nome di Paolo Rongoni, 51enne di Fermo che in coppia con Garcia, conosciuto a Le Mans, ha girato il mondo in veste di preparatore atletico. Nel 2014 è arrivato a Roma, per poi lasciare il club l’anno successivo, le sue esperienze sono proseguite a Marsiglia, dove è arrivato nel 2016, passando tre stagioni alla corte dei francesi. Rimane in Francia, quando nel 2019, sempre con Garcia in panchina, approda al Lione. Nel 2022 passa per una breve parentesi all’Al-Nassr, fino ad arrivare ad oggi, dove prende il posto di Francesco Sinatti, che ha collaborato prima con Sarri e poi con Spalletti per il reparto atletico.

Come detto in apertura, tanta l’attenzione dei media sul ‘caso’ infortuni (ammesso che di caso si possa parlare), molte delle critiche e delle perplessità riguardanti il preparatore atletico azzurro partono proprio dalla paura di un Roma bis. Nel 2014, la problematica relativa ai molteplici infortuni gli costò il posto, in quanto l’allora presidente della società giallorossa, James Pallotta, decise di licenziarlo ancor prima dell’esonero di Rudi Garcia per i troppi stop di natura fisica dei suoi giocatori.

Difficile, però, da parte di alcuni media pretendere di raccontare la verità, se non si contestualizza la situazione che si va ad analizzare, gli infortuni muscolari di quella Roma infatti erano sotto gli occhi di tutti, ma il motivo era strettamente legato alla preparazione atletica, o ci furono cause esterne a provocare ciò? A spiegarlo, in una dichiarazione ai tempi di Marsiglia, fu proprio Rongoni: “Nell’infortunistica non c’è mai solo un motivo, ma è una questione multi fattoriale. Quando io lavoravo a Trigoria i campi erano estremamente duri e questo poteva dare qualche problema al polpaccio. Inoltre non è da sottovalutare l’aspetto delle tante partite giocate tra Mondiale e qualificazioni al torneo, e questo può incidere sul fisico dei calciatori”. Infatti nell’estate del 2014 ci fu - in vista della stagione che stava arrivando - l’incognita mondiale, i giocatori al rientro in Italia furono costretti a riprendere gli allenamenti con un clima totalmente diverso rispetto a quello trovato in quella calda estate brasiliana, il periodo di off season fu decisamente più breve, e, ovviamente, i carichi di lavoro furono maggiori con la consequenziale resa performante della resistenza muscolare. Altro aspetto da tenere a mente inoltre, sottolineato anche dallo stesso Rongoni in questa intervista, è l’età media di quella Roma, che si aggirava intorno ai 30 anni, età in cui si è sicuramente più soggetti ad affaticamenti e infortuni muscolari.

Roma un caso isolato, Marsiglia e Lione risultati eccellenti

Ma come già specificato in precedenza, per analizzare la situazione è giusto andare indietro negli anni per capire se si può etichettare questo come caso isolato o preoccupante trend. 

Difatti, dopo la parentesi Roma, arriva la Francia, con il Marsiglia prima, e il Lione poi, per un totale di 5 stagioni prima di lasciare l’Europa.

In tre stagioni con il Marsiglia il tecnico Garcia riuscì a portare i francesi ad altissimi livelli, in particolare nella stagione 17/18, quando raggiunsero la finale di Europa League, in queste tre stagioni l’apporto del fido Rongoni fu di fondamentale importanza, nel lasso di tempo succitato gli infortuni di natura muscolare (escluse le contusioni) furono minimi: precisamente 12 i giocatori fermi ai box in due anni su 89 partite disputate e 7 competizioni a cui il Marsiglia prese parte. E con il Lione la situazione andò anche a migliorare, 6 infatti gli affaticamenti muscolari in 2 stagioni con 89 partite disputate (6 competizioni). L’unica stagione in cui ci furono maggiori problemi da questo punto di vista fu quella proprio dell’exploit marsigliese, la seconda con Garcia alla guida, in cui i problemi muscolari furono 11, di cui però 8 di rilevanza minima (1-3 partite saltate), non un caso se in quella stagione le partite disputate furono ben 62 (Ligue 1, Europa League, Coupe de France, Coupe de la Ligue), inoltre i francesi ebbero anche meno tempo per la preparazione estiva visti i 4 match di qualificazione alla fase finale di Europa League.

Da sottolineare un ulteriore aspetto di questa vicenda, infatti se il Lione post-pausa causata dal coronavirus riuscì ad essere così brillante fu anche e soprattutto merito di Rongoni, “Il nostro preparatore atletico è italiano, ecco perché siamo così ben allenati”, questa la risposta di Garcia alla domanda sul come avessero fatto a ripartire così forte dopo una sosta così lunga e inaspettata. Il segreto? Preparazione specifica con due blocchi da 4 settimane, il primo incentrato sulla preparazione prettamente fisica in palestra, il secondo, sul lavoro con il pallone; intuizione e competenza da parte di Rongoni ed il suo team che, risultati alla mano, alla fine della stagione pagarono.

Superata la parentesi Al-Nassr la coppia Garcia-Rongoni si sposta a Napoli, ed è subito polemica sui molti problemi fisici in allenamento, diversi gli aspetti da analizzare. 

Prima di tutto, il lavoro, in particolare a Castel di Sangro, richiede maggiore sforzo fisico e minore lavoro con il pallone, a differenza della preparazione della scorsa stagione, ciò è legato al fatto che come ha spiegato anche Garcia, il Napoli dovrà tenere per nove mesi e non avrà lunghe soste come l’anno precedente dovute al mondiale qatariota, di conseguenza i carichi di lavoro sono maggiori.

L’altro aspetto da tenere a mente è il cambio allenatore, l’attenzione si è concentrata interamente sul team di preparatori atletici ma il cambio in panchina - con annesso cambio di metodologia - può influire sulla muscolatura dei giocatori, cambiando la routine al quale si era ormai abituati. A rafforzare la suddetta tesi ci sono le dichiarazione di due preparatori atletici, il prof Agosti, impegnato da vent’anni nello sport agonistico, e l’ex preparatore atletico del Napoli (con Mazzarri), Giuseppe Pondrelli, entrambi sottolineano questo aspetto, andando ad evidenziare come cambiare un nuovo allenatore comporti - inevitabilmente - cambiare movimenti, allenamenti, abitudini, e che tutto ciò è assolutamente fisiologico. Un esempio pratico è l’esercizio dei calci da fuori che i giocatori effettuano a fine allenamento, esercizio che se effettuato con muscoli già affaticati (per l’appunto, a fine allenamento) può provocare infortuni perché più sensibili al carico. Non c’è comunque da preoccuparsi al momento, la situazione è sotto controllo e prevista dal team di preparatori alla luce di queste dinamiche.

È scorretto quindi puntare il dito, che sia su Rongoni o su Garcia, i problemi fisici del Napoli sono assolutamente normali, e a differenza di come si sta (erroneamente) dicendo in giro, non esiste nessun ‘caso Rongoni’, e non è mai esistito, ad oggi infatti la soluzione alla situazione attuale la si può ritrovare solo in un elemento: l’abitudine alle nuove abitudini (ndr).


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