Quei bravi ragazzi. Il riferimento non è a The good fellas, capolavoro cinematografico di Martin Scorsese. Qui non c'è nessun Henry Hill con i suoi sogni adolescenziali da gangster. E nemmeno Tommy De Vito e Jimmy Conway intenti a scavare una fossa. I nostri bravi ragazzi indossano pantaloncini bianchi e una maglia azzurra.

Lo avrà capito anche Antonio Conte che, dopo aver provato a pungolare l'orgoglio dei suoi uomini alla vigilia della sfida col Verona, si era risvegliato con un mortificante 3-0 sul groppone e una squadra col morale sotto ai tacchi.

Nel ventre del Bentegodi le immagini televisive ci avevano restituito un mister quasi incredulo. Provato da quei novanta minuti passati a vedere la sua truppa fatta a pezzi da una squadra di onesti e ben organizzati mestieranti. Un Conte però anche consapevole. Consapevole che non solo il mercato e il lavoro settimanale avrebbero riportato in riga i suoi uomini.

C'era bisogno di cambiare strategia comunicativa. Giornata libera per tutti al posto di quello che un anno prima sarebbe stato un ritiro forzato. La consapevolezza che prima di guardarsi negli occhi il gruppo avesse bisogno di guardarsi dentro.

Perchè questo è un gruppo dai sani principi. Voglioso di riprendersi sul rettangolo verde quanto perso nell'ultima stagione. Cosciente dei propri limiti, ma anche delle straordinarie qualità umane e tecniche. Un gruppo di bravi ragazzi insomma.

Bisognava solo rispondere sul campo e la risposta non ha tardato ad arrivare. Lacrime e sudore. Quelle del capitano Giovanni Di Lorenzo e chi se non lui. Lacrime sincere, come quel bacio alla maglia. Come quegli occhi rivolti alla curva e lo sguardo che voleva essere un abbraccio al proprio popolo. Il sudore dei 14 scesi in campo. Un corpo unico ad azzannare una preda orfana delle certezze tecniche costruite nella passata stagione.

Alla gestione fredda e calcolatrice di Torino e Milano. All'insensibile agonismo di Londra. Bisognava rispondere con quel carico di lucida umanità che ha sempre contraddistinto il calcio a queste latitudini. E il mister, da uomo di campo, ha capito che lasciarsi andare, scoprirsi anche fragili, non è un segno di debolezza.

Oggi si guarda alla sfida col sorprendete Parma dell'ex "Pepe" Pecchia con rinnovato entusiasmo. A prescindere da quello che il mercato sarà in grado di regalarci. E l'attesa sarà accompagnata da quello stato d'ansia mista ad eccitazione. Non lo trovate buffo? Ma buffo come?

https://youtu.be/8bRbH9djPO4?si=876wHD5h6nDyrgKI
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