Santoriello tifa Napoli e qualche sospetto ce l'abbiamo pure su Cavour
Datemi lo scritto di chiunque e vi assicuro che, isolando una frase dal contesto, sarò in grado di inviarlo sul patibolo.
Questa citazione è di Joseph Fouché, uno statista francese vissuto a cavallo della Rivoluzione, uno dei massimi esponenti di quel che viene chiamato Realismo Politico, una filosofia che pone come obiettivo primario del politico il raggiungimento ed il mantenimento del potere.
Non c’è dubbio che quella che sta coinvolgendo la Juventus in questi mesi è anche una lotta di potere; un assunto che la società sabauda ha detenuto incontrastata per decenni e che ha smarrito per un brevissimo transitorio dopo Calciopoli, prima di riprenderselo con gli interessi sino ad oggi, in cui nuove tempeste stanno minando seriamente, e nuovamente, il primato politico-sportivo dei bianconeri.
Santoriello tifa Napoli
La giornata odierna si è aperta con una notizia su un video del PM Santoriello, colui che ha formulato la richiesta di penalizzazione per la Juventus in merito all’inchiesta plusvalenze. In questo video, datato 2019, Santoriello veniva “accusato” da certi organi di stampa – Tuttosport – di essere tifoso del Napoli.
Tralasciando la pateticità dell’accusa – vietare ad una persona di esercitare il proprio mestiere perché tifoso di una squadra di calcio sa molto di lista di proscrizione – quel che più sorprende è vedere poi cosa sia accaduto nel giro di poche ore, dopo che tante altre testate hanno rilanciato la notizia.
Il primo quotidiano che si è però schierato in difesa di Santoriello è stata La Stampa che, anche attraverso le parole dell’avvocato Chiappero – non un avvocato qualsiasi, ma l’avvocato della Juventus, lo scriviamo perché sappiamo che i seguaci giornalisti della Vecchia Signora ci tengono a certe precisazioni – ha subito difeso l’operato di Santoriello. La Stampa, giusto per precisare, è di proprietà degli Elkann.
A stretto giro escono altre news, la più importante tra queste chiarisce che il fantomatico video sia stato tagliato ad arte all’interno di un discorso in cui Santoriello affermava esattamente l’opposto di ciò che si voleva lasciar credere, ovvero: nonostante la sua passione per gli Azzurri, se la Juventus risulta innocente in un procedimento a suo carico, deve essere scagionata. E ci mancherebbe! Come infatti è già accaduto in passato: Santoriello è lo stesso PM che, di fronte a una denuncia per falso in bilancio a carico della Juventus, nel 2016 archiviò l'accusa.
Andando a leggere l’articolo di Tuttosport poi, si scopre come, a dispetto di un titolo che lascia poco spazio ad interpretazioni: “Odio la Juve” a caratteri cubitali, nel commento interno il direttore Guido Vaciago – vi ricorda qualcosa questo nome? – tessa invece diverse lodi all'operato di Santoriello. Ma chi vuoi che legga la notizia, basta il titolo, no?
Insomma, la sensazione è che ciò a cui stiamo assistendo sia niente più niente di meno che una lotta di potere in seno alla Juve, con giornalisti usati a turno come megafono. Ne potremmo citare tanti, molti che hanno oltrepassato di gran lunga il livello minimo della dignità professionale, ma anche Annibale si fermò a Capua no? Si farà altrettanto qui.
C’è soltanto un grande "però" da ricordare. Come diceva Fouché: una frase non può rappresentare un contesto. E difatti tutto lascia presumere che Santoriello non abbia proprio nulla di cui discolparsi, se si ascolta tutto il suo intervento.
E allora le intercettazioni? Perché dovrebbero avere valore? C'è chi addirittura vorrebbe eliminarle come prova perché “si sa, in una telefonata, tutti ingigantiamo”. Molti mafiosi renderebbero grazie a questo servigio.
Il "però" è rappresentato dalle quattordicimila pagine dell’inchiesta.
Quella di Santoriello era una frase innocua, detta fuori dai denti e decontestualizzata. Chissà quante ne avremmo sentite da Cavour se il calcio italiano fosse esistito anche durante l'unità della Penisola.
Le intercettazioni però sono descritte ed analizzate in un documento di quattordicimila pagine. Quattordicimila.
La Bibbia ne conta 1200 circa e di storie ne ha raccontate, se non ricordo male.
Voi che dite: quattordicimila pagine, anche se scritte con carattere 16 in Times New Roman (si può o si è accusati di tifare Roma poi?) sono sufficienti per individuare e dedurre il contesto oppure no?