Le parole di Mamuka Jugeli e Badri Kvaratskhelia, rispettivamente agente e padre del 77 del Napoli, hanno messo Aurelio De Laurentiis nelle condizioni di calciare un rigore a porta vuota.

Il procuratore e il padre di Kvaratskhelia possono dire quello che vogliono, quando vogliono. Vien da sé, però, che uscirsene con questi lampi a ciel sereno alla vigilia di uno storico debutto europeo della Georgia, non è propriamente sinonimo di voler tenere Kvicha tranquillo. Oltre a questo, evidentemente due anni non sono bastati per capire con chi hanno a che fare. De Laurentiis non è nato ieri. In quasi vent'anni di presidenza del Napoli, ha più volte affrontato bracci di ferro con procuratori e calciatori. Vincendoli.

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Il clamoroso autogol dell'entourage di Kvaratskhelia

Evidentemente, Jugeli e il padre non hanno capito che De Laurentiis, se vuole, ha il potere di mettere Kvaratskhelia a pulire gli spogliatoi dopo gli allenamenti dei compagni per i prossimi tre anni. Altro che perdere un anno, poi. Jugeli, con queste parole, ha seriamente compromesso le trattative per il rinnovo che, qualora servisse a qualcosa consigliare il presidente, a questo punto non firmerebbe nemmeno. Dai cinque milioni per i quali si stava trattando allo stipendio attuale: a perderci, sarebbe ovviamente il calciatore e, di riflesso, il suo agente. Agente che poi dovrebbe essere licenziato in tronco, per giusta causa, poiché anziché assistere si è messo a distruggere.

De Laurentiis non cada nel tranello della solita manfrina delle dichiarazioni ad hoc per bussare a soldi: non rinnovi Kvaratskhelia nemmeno di un centesimo. E poi, tra tre anni, chi si è visto si è visto. Il calcio, a Napoli, non finisce con Kvaratskhelia. Ma Kvaratshkelia rischia invece di finire a Napoli la propria carriera. Bell'autogol, signori Jugeli e Kvaratshkelia.