Con l'imminente partenza di Kim, il Napoli dovrà intervenire sul mercato per il ruolo di difensore centrale da affiancare ad Amir Rahmani.
Già sono molteplici i nomi che circolano attorno agli azzurri. Max Kilman, Kevin Danso, Ko Itakura, David Hancko e Robin Le Normand su tutti. Tutti stranieri di nazionalità diverse. E poi c'è Giorgio Scalvini, il centrale dell'Atalanta. Tutte valutazioni che oscillano dai 30 ai 50 milioni di euro, a sottolineare il fatto che per sostituire il forte centrale sudcoreano, miglior difensore della Serie A appena conclusa, è operazione ardua e complicata.

Al di là della bontà dei nomi accostati, il Napoli dovrebbe acquisire le prestazioni sportive di Scalvini, per una serie di motivi:
Ha 19 anni, già con buona esperienza in Serie A dove si è distinto come uno dei giovani più promettenti dell'intero panorama italiano. È molto forte fisicamente, e i prossimi anni gli serviranno per mettere più massa muscolare. Alto, forte di testa, ha nelle corde 4 o 5 gol all'anno (quest'anno ne ha segnati due) che per un centrale di difesa è tanta roba ed un'arma in più in gare bloccate.

In questo momento della sua carriera predilige la difesa a 3, anche se spesso ha giocato centrale nella linea a 4. Fattore facilmente superabile vista l'intelligenza, l'età, la fame che il ragazzo sembra avere. All'occorrenza potrebbe essere utilizzato anche come centrocampista centrale davanti la difesa. Il costo del cartellino è sicuramente alto, ed è certo che ad oggi non vale quella valutazione. Ma è la legge del mercato. Nel 90 per cento dei casi, se non di più, i calciatori vengono acquistati a costi maggiorati rispetto al loro reale valore, soprattutto per ruoli "sensibili", come può essere appunto quello del difensore centrale.

Di piede destro, proprio come Kim, riesce ad essere elegante palla al piede avendo anche un tocco di palla "morbido", come si evince dal "tiro di biliardo" in occasione del suo bel gol a Roma sponda giallorossa. Dotato di buona tecnica di base, è bravo ad impostare l'azione e eludere il primo pressing. Di contro, commette delle sbavature legate più alla sua giovanissima età che alla mancanza di fondamentali. Con Rudi Garcia potrebbe trovare quel "padre di famiglia" che è essenziale per la crescita di un predestinato. Perché Giorgio Scalvini sembra esserlo. Il "sembra", purtroppo, è d'obbligo. Perché troppo spesso i talenti atalantini, fuori dalla zona comfort lombarda, si sono persi nei meandri della Serie A o di altri campionati. Troppo spesso si è creduto nel fenomeno, salvo poi accorgersi di aver a che fare con un calciatore normale. Al massimo hanno ripetuto le gesta di Bergamo, molto raramente sono migliorati, anche chi ha cambiato squadra da giovane. La lista è lunga, la conosciamo.

Ma il Napoli deve correre questo rischio. Perché proprio l'età di Scalvini rende tale rischio abbastanza fattibile, vista la sicura rivendibilità del difensore.
Infine, ma non per ordine di importanza, il centrale nerazzurro sarebbe un altro acquisto "politico" in soli 2 anni, dopo Jack Raspadori dello scorso anno.
Se per l'ex Sassuolo fu un cambio di rotta del mercato italiano, Scalvini sarebbe la definitiva consacrazione del Napoli come club d'elite anche (perché all'estero lo è) agli occhi dei giovani italiani. Sarebbe il secondo calciatore giovane, in rampa di lancio, già nazionale maggiore che sceglierebbe Napoli e il suo progetto (si, quello vero, forse l'unico in Italia) e non le solite tre strisciate. Sarebbe il passo decisivo, la consacrazione agli occhi di chi ancora si chiede (pochi e irriducibili intenditori di biathlon) se lo scudetto è stato un caso oppure il risultato di anni e anni di assoluta competenza.
Scalvini potrebbe essere il nuovo Monster napoletano. Anzi, dovrebbe esserlo.


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