Due semplici domande.

La prima: Quante volte avete sentito associata, a proposito di libri, la definizione di “best seller”?

La seconda: quante volte invece avete sentito parlare, a proposito dello stesso argomento, di long seller”?

Meno, vero? Forse è il caso di andare ad esplorare qual è la differenza tra queste due definizioni.

Parliamo di libri (ma in realtà parliamo di Calcio)

Andiamo a verificare innanzitutto cosa c’è in comune: la parola seller, naturalmente, che deriva dal verbo to sell, vendere. Si parla dunque della capacità di un libro di essere venduto.

Best (non George) significa migliore, lo sappiamo. Un best seller è un libro con le migliori vendite. Quello che vende di più.

Long invece significa lungo, ovvero il libro che vende... più a lungo.

Ecco, tutto già inizia ad essere più chiaro: la differenza risiede in una parola magica che è… il Tempo, inteso come memoria collettiva. Capacità di essere ricordati.

Essere il migliore è un concetto istantaneo, circoscritto ad un periodo delimitato di tempo. Se dico che un certo libro è un best seller, sto in realtà indicando che quella determinata opera sta vendendo moltissimo nel momento preso in esame, ma nulla è garantito per il futuro remoto. Di esempi di opere che sono state vendute moltissimo e che poi sono cadute nel dimenticatoio nell’arco di decenni ve ne sono innumerevoli. Per farvene un’idea potreste scorrere la prima classifica che trovate in rete dei libri più venduti dello scorso anno: su quanti titoli sareste pronti a scommettere che saranno ricordati tra cinquant’anni?

 Il long seller è invece un libro destinato a durare nel tempo. Un’opera che non è intaccata dalla caducità delle cose, ma, anzi, che più invecchia e più denota unicità. Anche per questo un long seller non può che essere definito tale a posteriori, a distanza di tempo.

Se chiedeste ad un lettore appassionato di mostrarvi la propria libreria, con molta probabilità scoprirete che è composta in stragrande maggioranza da long seller, non da best seller. I long seller sono probabilmente anche i libri che prestereste con maggiore difficoltà, quelli dei quali siete più gelosi.

Non è un caso, infatti, che un long seller, quasi sempre, sia anche sinonimo di qualità mentre i best seller invece tendono spesso ad…assecondare i gusti momentanei del lettore, spesso abbassando la soglia del leggibile. Non è una regola scritta, sia chiaro – il successo a distanza di tempo del Codice da Vinci di Dan Brown è lì a ricordarcelo – ma è una consuetudine abbastanza consolidata.

Del resto è un dato di fatto incontrovertibile che si legga molto meno e che si vendano meno libri rispetto al passato. Una spiegazione molto plausibile di ciò è che l’industria editoriale dia ai lettori deboli – ovvero coloro che leggono poco – ciò che chiedono, o, quantomeno, che i lettori deboli spesso si accontentino di ciò che l‘industria editoriale sforna per loro.

La conseguenza a lungo termine di tutto ciò è che i lettori deboli smettono di leggere. Per ottenere un risultato immediato, si è perso di vista l'obiettivo a lungo termine. La soluzione migliore sarebbe invece quella di "educare" chi non ama leggere, dando loro libri di alta qualità, capaci di intrattenere e di far riflettere.

A questo punto, il parallelo con quanto accade nel Calcio diventa conseguente.

Parliamo di calcio (ma in realtà parliamo anche di libri)

A dispetto dei consumatori rapidi di trofei e ai compulsivi che esibiscono i titoli passati – a volte trapassati – in un conteggio che ha poco senso, ciò che appare chiaro a chi segue il Calcio è che lo scudetto di Napoli e del Napoli ha tutte le caratteristiche del long seller, ovvero un successo che resterà nel Tempo, grazie alla metodica fatica con il quale è stato raggiunto, al tempo impiegato per costruirne ogni mattoncino anno dopo anno, per il perfetto accordo tra le regole seguite sul campo e fuori dal campo, infine alla bellezza coniugata al risultato.

La scrittura pulita e magnifica con la quale Spalletti ed il suo team l’hanno formato pagina dopo pagina, giornata dopo giornata, diventerà un esempio per il futuro, un’opera che per tutte le nuove generazioni di allenatori, calciatori ed addetti ai lavori, non potrà che essere vista come un modello con cui misurarsi ed al quale aspirare. Ed abbiamo pochi dubbi sul fatto che in futuro qualche nuova squadra, o qualche allenatore emergente, dirà di aver trovato ispirazione anche dal Napoli di Spalletti. Chissà se verrà detto lo stesso di qualche altro personaggio dello sport distintosi ultimamente più per l'arroganza dimostrata nella sconfitta che per i risultati (del gioco neanche a parlarne, per carità).

In ultimo: se vogliamo davvero che il Calcio continui ad attrarre i giovani, coloro che più di tutti possono avvertire la noia per uno sport a basso punteggio e fatto di tanti momenti morti, serve dare loro degli Esempi che li attragga e che restino nel Tempo.

Come il Napoli Campione d'Italia 2022-23. Molto semplice.