Non è un paese per vecchi. I fratelli Coen avevano ragione da vendere quando scrissero e diressero il capolavoro con Javier Bardem.
Il mondo è giovane, o almeno tale si crede. Perché si dà troppa importanza ad un aspetto che è stato, e resterà, secondario: i social. O meglio, la rabbia social. Le parole social. Le incompetenze social.

L'ultimo obiettivo in ordine di tempo è Juan Jesus. Colpevole di aver commesso un errore clamoroso in Cagliari-Napoli, per il pareggio in extremis dell'infortunato Luvumbo.

Oggigiorno è complicato fare questo mestiere. Si deve dar conto ad una fetta di persone che non perdonano nulla agli altri, ma tutto, naturalmente, a sé stessi. E ci mancherebbe altro. La sindrome del Marchese del Grillo, la cui vittima è il nemico comune, in realtà è la personalità che ci si ritrova.

Ci si potrebbe fare un’idea molto rapida andando a scorrere sotto i profili di personaggi famosi, o proprio sotto quello del nemico, ma anche in quello, ormai tristemente dismesso, di sua figlia (Valentina), o ancora in quello di chi commette un errore la domenica, per capire tante cose…

Anche se la realtà è ben diversa. Quella vera, lontana da quella virtuale. Quella virtuale non vale. Non esiste. Non si tocca. Fa male, ma non è tangibile. È paradossale.

Ma fa male. Fa male a donne e uomini che, nel loro lavoro, si son fatti in quattro per raggiungere dei sogni. Perché i calciatori sono raccontati come coloro che guadagnano bene, che possono vivere ogni esperienza immaginabile, possono permettersi la villa al mare o l'auto di lusso. Quando in realtà sono persone che, per guadagnare ciò che hanno, compiono anni di sacrifici. E se non si riconosce questo, si è al punto zero.

Juan Jesus è l'ultimo della lista, in una città che non ha mai mosso un dito quando gli epiteti contro il nemico si facevano, anno dopo anno, più duri. È più aumenta la severità dell’insulto, più aumenta l’incompetenza di colui che offende. Perché le cose vanno, come sempre, a braccetto.

Puntualmente, la realtà mostra sempre un aspetto diverso rispetto al social. Il mondo virtuale è solo un fermo immagine del mondo reale. Un’istantanea, che non esiste. Quelle offese non esistono, caro Juan. Ultimo della lista, di una lista infinita.

Il diritto di critica è sacro. Anche le urla, i pugni sul tavolo. Tutto sacro. Il resto, invece, non esiste. E mai esisterà. Senza nome. Senza cognome. Senza identità. Tristemente sconosciuti. Non è un paese per vecchi. Non resta che lanciare la monetina e attendere il proprio turno.


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