Il Napoli espugna il 'Via del mare' anche detto Ettore Giardiniero di Lecce e si prepara al big match contro il Real Madrid in Champions con alcune buone notizie e qualche altra da aspettarsi.

Di seguito cosa ci lascia la trasferta in terra Pugliese.

  1. IL NAPOLI 2.1

Il Napoli spumeggia sulle creste del Mar Ionico in una delle espressioni più frizzanti e resilienti di se stesso, in cui tutta la squadra malgrado, la fatica che trasuda da ogni poro, si produce con solidità e lucidità, per dipanare il groviglio Leccese.

Finalmente la squadra di Garcia bissando il poker all'Udinese, mostra il volto proprio della temerarietà e dell'orgoglio che prim'ancora di difendere con avidità il tricolore sul petto, difende 'attaccando', scoperchiando il calderone della qualità del gioco e riversando il contenuto sul rettangolo verde, non specchiandosi mai nella bellezza di qualche lezionismo ma badando a superare con la pregevolezza della tecnica, le linee di pressing e i raddoppi di marcatura.

È un Napoli maturo quello che svilisce l'attacco del Lecce e derubrica a pericoli ordinari i traversoni dal fondo degli avversari e gli attacchi a palla scoperta, vincendo molti contrasti, velocizzando il gioco quando c'è da uscire dai locus amenus e reiterando un cameo di divertimento che questa squadra, quando vuole e se vuole, recita memoria a riprova che denudandosi di prestazioni sconfortanti e ritrovando motivazioni il Napoli sa stare in campo meglio di chiunque altro per ambire a rivincere il campionato.

È questa la versione progressiva del Napoli 2.0 di Garcia, più pieno di cose da mostrare con razionalità, più denso di contenuti, che getta il cuore oltre la fatica

  1. LA METAMORFOSI DI KVARA

Kvara è magnifico, il giocatore più forte della squadra, l'uomo che cambia le sorti della partita e un driblomane che incessantemente rinnova la volizione a rendersi utile per i compagni senza incepparsi mai.

Stavolta lo fa assolvendo giocate gioiose e ad alto spessore tecnico, con ottimo costrutto delle stesse nei goal. Guadagna la punizione dell'1-0, inventa letteralmente l'assist del 2 a 0 e per almeno 60 minuti si rende mattatore indiscusso della fascia sinistra, ritrovando l'istinto di sopraffazione sul tempo di gioco con la palla al piede, che un anno fa di questi tempi lo avevano fatto sbocciare nel giardino della Dea Partenope.

In pochi giorni il giovane georgiano si è ripreso il Napoli delle meraviglie, intarsiando le partite con orifizi tecnici che riesce a variare con astuzia e la consapevolezza che saltare l'uomo per un gusto edonistico non renderà la sua partita migliore ma marcare assist e gol dopo il dribbling, rende molto migliore la performace della squadra, che ha sempre più le stimmate di Kvara.

  1. POLITANO JOGA BONITO

Politano è ormai una delle bandiere della squadra, un caposaldo anche di valori etici e attaccamento alla maglia, soprattutto un giocatore d'indubbio talento.

Al minuto 81' con un tacco molto sensibile ad arpionare la palla ed orientare lo stop sulla corsa, offre un saggio di bravura a duplice valenza, guadagnare campo e successivamente un calcio d'angolo ma anche a dare spettacolo nel puro gusto brasiliano, un pó il senso (lato) del calcio.

Il rigore lo premia in giusta misura per il buon ingresso in campo.

  1. GARCIA GESTISCE E AMMANSISCE

Spessore umano, delineato dal tratteggio di una persona di classe e la flemma dei saggi, dettano il ritmo dei discorsi di Rudi Garcia e negl'ultimi giorni, anche negli allenamenti evidentemente, dopo un confronto aperto alle critiche con la squadra rinvenuto come nerbo scoperto delle settimane precedenti, mediante la costruttività dell'adempimento a tutti i capi d'accusa mossi ad egli ed ai giocatori, hanno denotato la grande esperienza dell'allenatore Franco-andaluso, che non lesina aspetti anche svianti dal discorso del campo, per ricondurre tutto sulla retta via: quella dell'unità d'intenti.

Gli è toccato sorbirsi l'onere della giustificazione di episodi maldestri, come egli stesso li ha definiti nel dopo partita, per calmierare l'alterazione morale di tanti. Affinché nessuno possa disimparare che la squadra viene prima di tutto e qualche volta prima di tacciare giudizi definitivi è sempre bene aspettare il verdetto della cassazione morale, che con la solita galanteria il tempo sa perfettamente calcolare e misurare.

  1. NUOVA DIFESA BUNKER

Buone indicazioni dal reparto difensivo che giocando in via sperimentale, trova la giusta chimica per omogeneizzarsi tra debuttanti e veterani chiamati però a tirar la carretta mirando con lungimiranza l'orizzonte della pausa per il turno delle nazionali.

Se in queste ultime tre partite la difesa partenopea ha ritrovato equilibri ed imbattibilità (Samardzic escluso) è grazie ad una serie di concause tra cui i due infortuni dei difensori centrali che hanno iniziato la stagione, Jesus e Rrahmani, lasciando il posto ai giovani Natan e Ostigard (superbo il suo blitz difensivo che apre le danze) che allo stato di cose blindano il reparto ma non hanno ricambi naturali.

Di Lorenzo è un robot e gioca tutte le partite a discapito del povero Zanoli. Rui ed Olivera provano a massimizzare il proprio effort bifase, consentendo a centrocampo e attacco di vivere su una promiscuità di doppi ruoli ben rimarcati e affidabili. Ma nessun di loro è ipotizzabile a difendere in coppia.

Il Napoli delle rinnovate certezze, ha anche quella di dover confidare sulla buona sorte e la clemenza del destino che non porti in dote infortuni nel periodo prossimo per evitare di ricadere nelle recrudescenze della coperta corta che scopre le mal ponderate virtù della programmazione, in un team in cui si sentono quasi tutti titolari.

  1. LINDSTROM VIANDANTE NEL MARE DI NEBBIA

Sarà stato il gelido freddo delle montagne del Taastrup dove Lindstrom è cresciuto, a denaturare di parecchio la sua esposizione al sole e probabilmente fargli perdere energie e idee nel caldo del Salento che annebia la vista, dove è apparso avulso dal gioco e desincronizzato dal contesto, smemorizzando anche alcuni automatismi che sulla fascia di destra sono soliti vedersi, specie con Di Lorenzo dentro il campo o in sovrapposizione.

Presumibile che non abbia completato ancora il suo processo d'inserimento non tanto nel Napoli, quanto nel calcio italiano, ed è ancora avvezzo a fare giocate estemporanee prive di una logica congiunta ad un gioco veloce, dove i meccanismi oleati gli risultano poco familiari

Laterale a tutta fascia, che ama convergere, fa degli strappi improvvisi la sua peculiarità anche se a poco servono quando insistiti in assenza di efficacia, provando ad amalgamare tante giocate vane, figlie di un repertorio abbastanza vasto ma in uno spartito anarchico dalla coralità, in cui orizzontale e in verticale si fondono con lo stesso passo, privando la squadra di sincronismi consolidati.

Insufficiente l'apporto anche alla fase difensiva in cui fa più rincorse che corse, senza recuperare mai palla e ostacolando il fazzoletto di terreno dei compagni più che quello degli avversari.

Indubbiamente la qualità affiorerà con il tempo, nel moto ondivago del suo caracollare in campo.

  1. OSIMHEN E IL NUOVO MODO SILENZIOSO DI ESULTARE

Non lascia né insensibili né indifferenti tutto quello che è successo ultimamente con la sola prospettiva virtuale a ribaltare in una maniera quasi drammatica l'idillio Osimehniano con il Napoli.

Sceglie di fare al meglio il suo mestiere il nigeriano, anche da subentrante, ma anziché divertendosi, polemizzando attraverso un silenzio rumoroso che nient’altro fa se non alimentare illazioni, polemiche e speculazioni su una love story dai contorni Noir.

Ormai l'attaccante principe del Napoli, a seguito dell'episodio tuttora da decriptare, impastando ingerenze, malumore e insofferenze derivanti dal video tik tok, ha un comportamento straniante, che lascia solo percepire una buona volontà e buone intenzioni a giocar bene, che in campo maschera in tutti i sensi.

  1. PUBBLICO RICONQUISTATO

A Lecce finalmente si è rivisto il popolo azzurro gridare a squarciagola tutta l'immarcescibile soddisfazione per i propri colori, attraverso una passione che trasborda a qualsiasi latitudine e longitudine nei settori ospiti in Italia e in Europa e che ben racchiude un amore mai perduto tra la squadra e la gente, ma che gli scossoni per gli sbalzi di prestazioni avevano dissestato, producendo tossine che solo performace come quella in Salento possono smaltire, se non cancellare, con la cornice dello scudetto scorso sullo sfondo e una narrazione nuova da redigere con stilemi calcistici che non passano mai di moda.

La fede azzurra travalica anche i confini esistenti tra una sconfitta e una vittoria e quando quest'ultima arriva, è ancora più inorgogliente. La squadra che va a ringraziare e salutare sotto lo spicchio di curva ne è conscia.

  1. MODULO A GEOMETRIA VARIABILE

Ci sono cose che possono cambiare e cose che cambiano senz'altra possibilità; tra quest'ultime non rientrano gli schemi di Garcia che ha preservato un assetto della squadra decisamente modulare, con almeno quattro riferimenti in zona palla sui vari corridoi di entrata verso l'area degli opponenti, e giocatori fronte porta a bazzicare tra gli interspazi, funzionali a finalizzare l'azione.

Adesso si vedono attaccanti, specie nelle ultime partite, molto più coinvolti nell'orchestra del gioco; il centrocampo che non si disamalgama e la difesa che conserva una propria linearità. Ma la dote intrinseca della squadra è quella di sapersi adattare anche ai differenti momenti della partita per riuscire ad assorbire attacchi o contro offensive, coprendo palla con una densità di presidio dei punti nevralgici, mantenendo visibile il balance con cui difendere.

Che sia a quattro o sei, a tre o cinque non cambia come eseguire la riconquista. Riscopriamo infatti una squadra che attacca a cinque uomini e difende in sei scongiurando una diegesi tattica troppo accentuata, paventatasi nelle settimane addietro.

  1. GG70: L'ULTIMO DEI PRIMAVERA

Un tempo l'avremmo chiamata la "scugnizzeria" per designare quei tesori calcistici nati all'ombra del Vesuvio; oggi ne scorgiamo sempre meno tracce ma Gianluca Gaetano che la trafila juvenilis partenopea, dai pulcini passando per esordienti fino ai giovanissimi e la Primavera, l'ha fatta per intero con relativa gavetta Cremonese in cadetteria, oggi merita tutte le luci della ribalta (e del sole) alla sua prima partita in Serie A questa stagione.

Delle gesta di Lorenzo Insigne sono pieni gli almanacchi e la memoria recente dei tifosi azzurri, ma la storia da Napoletano nel Napoli di Gianluca Gaetano invece sembra ancora tutta da scrivere e troppe ed anche anche poco fortuite vicissitudini, gli hanno impedito di affermarsi in prima squadra.

Il centrocampista predestinato, a Lecce impreventivatamente entra e determina il risultato in maniera roboante a ribadire con i fatti di volersi cucire addosso la maglia azzurra, non più sormontata da una casacchina, ma con l'obiettivo di mostrare costantemente la sua crescita esponenziale, fisica e tecnica, all'interno di una squadra che è un simposio di tali caratteristiche.

Perciò con il suo nuovo ingresso e il secondo gol in Serie A della sua carriera, la mediana del Napoli si arricchisce ancor più di estro e geometrica meticolosità nell'attaccare e difendere.