Di qualcosa pur si dovrà parlare. E poiché il coro greco sulle futuribili, per qualcuno auspicate, cessioni è esercizio sterile, ci prendiamo la briga di parlare un po' di calciomercato in entrata; con una premessa metodologica. Son chiacchiere da bar, considerazioni poco più che estemporanee che prescindono dalla fattibilità o meno delle operazioni, e pertanto rischiano di essere carta straccia nel giro di qualche ora. O, d'altra parte, pagine di riflessione da spulciare ove le stesse trattative dovessero concretizzarsi.

Tra i primi nomi usciti fuori in ottica Napoli, quello di Maxime Lopez è quello al contempo pare più facilmente alla portata e stuzzica di più; sarà perché si tratta di un calciatore conosciuto, che gioca in A e che ha fatto bene negli ultimi 3 anni. E che, nella nuova veste tattica che il club neroverde gli ha cucito addosso si è imposto come uno dei metronomi più puntuali e precisi dell'intero campionato. Sarà pure perché forse l'azzurro è nel suo destino, così come quel Maradona dove già ha segnato due reti da avversario.

Sta di fatto che il classe '97 è un calciatore di talento; sin da ragazzino, dai tempi in cui veniva accostato ad un altro distillato di classe purissima prodotto dai marsigliesi, Samir Nasri, Maxime ha rubato l'occhio. Brevilineo, costruito come trequartista o mezzala di qualità, 1,67 mt per 57 kg, si impone e finisce in prima squadra da 19enne, diventando inoltre il terzo calciatore più giovane della storia del club provenzale a realizzare una rete con la maglia bianco celeste.

Allenatore? Rudi Garcia, che lo inserisce stabilmente nel suo OM, a comporre, da mezzala di qualità, il trio di centrocampisti insieme con Vainquer e Sanson; o il trequartista, nel 4231 dove tra i due pivot c'era anche Frank Anguissa.

La carriera di Maxime sembra lanciatissima; anche perché, nel suo primo anno e mezzo, s'impone come pedina imprescindibile, a dispetto della giovane età, capace peraltro di superare, con un innato senso della posizione ed una capacità di ronzare tra le linee, gli evidenti limiti di natura fisica, anche in un calcio come quello francese dove la fisicità è aspetto non trascurabile.

Poi, un lento appassimento: pian piano scivola, anche con lo stesso Garcia, nelle gerarchie. Il suo calcio sembra andare in una direzione opposta rispetto al resto della squadra; e, dopo 150 partite, 5 reti e 22 assist, Maxime Lopez lascia il Velodrome, l'OM e Andre Vilas Boas, col quale non ha legato e che ne fa tranquillamente a meno.

Ed è qui che c'è la seconda svolta della sua carriera; Roberto De Zerbi se ne innamora e riesce a convincere il Sassuolo a prenderlo. Con un'idea in testa; quella di renderlo regista di centrocampo, indietreggiandone il raggio d'azione e trasformandolo in un creatore di gioco e non più in un invasore d'area.

Un'idea avvincente che, all'inizio trova un po' di difficoltà, ma che, subito inizia a dare i propri frutti: Maxime, in coppia con un Locatelli più libero di inserirsi, diventa sostanzialmente il metronomo di quel Sassuolo all'insegna del possesso palla, della tecnica e della rapidità che è stata la palestra per Roberto De Zerbi, ad oggi l'allenatore emergente con più hype d'Europa.

Quella del doble pivote di RDZ è una genialata che aumenta esponenzialmente la capacità offensiva del Sassuolo, che riesce ad essere una squadra in grado di costruire dal basso e di alzare i ritmi del pressing proprio grazie alla presenza di almeno due riferimenti ed equilibratori in mezzo al campo.

Anche con Dionisi, Maxime si riprende la centralità persa a Marsiglia; sulle orme di Lobotka, Brozovic e Bennacer, il talentino francese si impone come uno dei migliori nel suo ruolo, ritornando a splendere come ai tempi dell'esordio.

Oggi, con il Napoli, la squadra più offensiva d'Italia, affidata a Rudi Garcia, l'ipotesi che i due francesi si incontrino di nuovo sotto il Vesuvio è abbastanza concreta, stando a quanto si capta off the records: il Napoli si priverà di due centrocampisti - Ndombele, a fine prestito, e Demme, che sarà ceduto - e dovrà intervenire per offrire delle alternative ad Anguissa, Lobotka e Zielinski. Il Maxime dei due mondi ha l'identikit perfetto; perché ha già lavorato con Garcia, e anzi gli deve tutto. Ed in più perché è, oggi, un calciatore diverso, più completo, rispetto ai tempi della loro esperienza francese.

Ad oggi, è l'alter ego perfetto di Lobotka; ma, volendo fantasticare, in fasi di partita con possesso palla e controllo dominante del fraseggio, vederli in contemporanea insieme con Zielinski, Elmas o Anguissa, è un'ambizione che una squadra come il Napoli può darsi per gestire minuti, punteggio e disinnescare il pressing avversario.

D'altronde, Lobotka e Maxime Lopez hanno un'evidente affinità elettiva: giocano il calcio alla stessa maniera, cercando di galleggiare tra le linee di costruzione, andando a chiudere col pensiero le linee di passaggio e distruggendo i tentativi di pressione alta degli avversari. Ed oggi, dopo un apprendistato importante, il talento del francese è pronto per confrontarsi con squadre di livello superiore. Dove, cioè, non sarà possibile alternare fasi di down a momenti sfavillanti, ma dove è richiesta applicazione e continuità allenamento dopo allenamento.

E' forse questo il vero dubbio su questo calciatore. Se sia in grado, cioè, di poter reggere le aspettative di club dove un pareggio fuori casa è visto con rammarico; dove anche un impiego ridotto va affrontato con la forma mentis giusta e dove, ovviamente, il livello medio della rosa è sensibilmente più elevato.

Per chi scrive, è un rischio da poter correre senza particolari problemi. Perché si rischierebbe di trovarsi tra le mani una mina di talento ancora inesplosa e di vederla all'opera nell'ambiente più congeniale.


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