Il primo quarto di finale di Coppa Campioni della storia del Napoli non poteva che essere venduto come la partita di cartello della stagione.

È ovvio che sia così: la logica essenziale dell’impresa si fonda su questo. Se il calcio si mantiene in piedi è grazie agli eventi di questa portata, che generano un indotto mediatico tale da generare, in quei novanta e passa minuti, finanze in grado di sostenere bilanci di intere società. Di certo, è paradossale soltanto ipotizzare che i soldi degli incassi vadano nelle tasche di altri se non della società; la società, il club, che è altro rispetto a De Laurentiis, il quale di certo non s’arricchisce personalmente con gli introiti dello stadio.

A ciò si aggiunga che l’opportunità di giocarsi un posto tra le prime 4 d’Europa è occasione sporadica, primigenia nella nostra piccola storia: l’aumento del 30% rispetto all’incontro con l’Eintracht non sembra che una misura proporzionale all’importanza del match.

Dunque, cessa la principale materia del contendere: l’asserito ed arbitrario incremento dei prezzi dei tagliandi rientra nella ponderazione che la società ha compiuto rispetto all’indice di importanza del match, in sé e in riferimento alla storia del club. E, poiché trattasi di valutazioni approfondite e non di pancia, la scelta avrà di certo preso in considerazione anche il prezziario degli altri club impegnati nelle fasi finali di Coppa.

Il Milan, ad esempio, vende tagliandi dai 70 ai 440 €, per il match di andata; l’Inter ed il Benfica, toccano le medesime cifre, Real Madrid e Chelsea le superano. C’è effettivamente il Bayern ad abbassare la media: ma il numero di ticket effettivamente disponibili è infinitesimale rispetto ai 90mila di capienza, essendo la maggior parte appannaggio dei tifosi fidelizzati a vario titolo (e conseguentemente, oggetto di selvaggio bagarinaggio nei vari sistemi di secondary ticket).

A balzare agli occhi è, per l’appunto, la limitatissima disponibilità di biglietti, essendo la stragrande maggioranza di questi destinati, mediante prelazioni e promozioni, alle decine di migliaia di abbonati che ad inizio anno hanno dato fiducia alla propria squadra, acquistando i seasonal tickets.

Una prassi avulsa dalla mentalità di gran parte della tifoseria, che in quanto a sostegno incondizionato ha dato ampia riprova di inaffidabilità; il Maradona degli ultimi anni ha conosciuto medie spettatori di gran lunga inferiori a quelle delle sue dirette concorrenti. Indipendentemente dai risultati sportivi, talvolta scarni, talvolta buoni.

La sterilità della polemica minaccia la legittimità della critica. Perché porta dentro il suo calderone anche posizioni ragionevolmente dubitative, come le tante lette nelle scorse ore, fagocitate in una narrazione populista che istiga lo stigma, più che la riflessione.

Nel panorama delle opinioni critiche espresse nella giornata di ieri, sono sembrati ragionevoli tre aspetti che andrebbero approfonditi, senza cadere nello stucchevole refrain del papponismo militante, ancorchè latente.

  1. È completamente stata dismessa la distinzione di prezzi tra Settore inferiore e superiore. Un elemento di approssimazione che non sembra orientato da altre logiche se non quella della massimazione del profitto. Introdotta lo scorso anno, questa formula è rimasta in uso sino a quando lo stadio è tornato a riempirsi sistematicamente; la Società dovrebbe continuare a diversificare i biglietti, in special modo per le curve, dalle quali è sostanzialmente impossibile fruire della visione della partita.
  2. Uno stadio per famiglie non può disconoscere biglietti ridotti o promozioni per appartenenti al medesimo gruppo familiare. Il Napoli non può professare una dottrina e sconfessarla nei fatti, di fatto rendendo inaccessibile lo stadio a nuclei familiari composti da più di due persone.
  3. L’assenza di interventi per garantire l’accesso e la fruizione dello stadio e l’arrivo alle zone ivi adiacenti. Impegni di cartello meriterebbero cornici altrettanto in grado di ospitarli. Consentire ancora la giungla e lo sciacallaggio dei parcheggi abusivi sui marciapiedi, il traffico che paralizza per ore il pre ed il post match, senza garantire percorsi facilitati, con aree di deflusso e ‘polmoni’ di accumulo non è degno nemmeno di un euro del biglietto che si paga.

Quanto alla fidelizzazione, tema dibattuto: non mi sembra del tutto inconferente l’idea della società di creare un percorso facilitato per i supporter che decidono di ‘istituzionalizzare’ il proprio status. Il programma fedeltà, piuttosto, rappresenta un problema per alcuni gruppi organizzati che, apertamente ostili, hanno rifiutato di sottoscriverla; perdendo così di fatto il diritto ad accedere a partite tanto appetite.

Perciò, in ultima analisi, mi sento di fare una riflessione complessiva per punti:

  • Il prezziario per Napoli – Milan è tutto fuorché esagerato. È anzi parametrato ad un evento storico, l’accesso ai quarti di finale di Champions. È un evento invendibile a prezzi minori, per l’importanza intrinseca. In futuro, quando queste partite saranno la normalità (amen!), potremmo auspicare prezzi più contenuti.
  • Non convince il tema sul ‘prezzo popolare’ per il ‘settore popolare’: un grande evento di entertainment quale è un match di calcio ad altissimi livelli fissa il livello in base a valutazioni di mercato, essenziali, tra l’altro anche al bilancio della società che, in assenza di altre fonti di sostentamento, ha in questa tipologia di partite una fetta consistente di approvvigionamento di risorse.
  • È invece assolutamente comprensibile la sollevazione per l’intervenuta archiviazione del processo di differenziazione dei ticket tra settori inferiori e superiori, in special modo della curva. Andrebbe reintrodotta, magari all’interno di una nuova disposizione dei settori, magari parcellizzando i distinti, e differenziandone anche i prezzi.
  • Delle 8 d’Europa, il Napoli è la squadra con minor numero di abbonati. È anche l’unica ad avere un vantaggio di oltre 10 punti sulla seconda. Questa stagione insegna che forse, tra i pochi doveri dei tifosi, c’è quello di cogliere le opportunità e dare fiducia alla squadra. Sottoscrivere l’abbonamento dovrebbe essere la prassi per una tifoseria tanto appassionata quale è quella azzurra, indipendentemente dal rendimento stagionale. Più abbonati ci sono, d’altronde, più ci si mette al riparo da eventuali manovre ‘meramente speculative’ della società sulla singola partita.
  • Infine, polemizzare sull’entità del biglietto, tralasciando l’assoluta inconsistenza di un trasporto pubblico cittadino inesistente, l’assenza di modalità alternative all’arrivo in auto propria dopo ore di traffico in tangenziale e la sottomissione agli avvoltoi abusivi del posteggio auto depotenzia la portata generale della discussione.

Il Napoli e Napoli, in ogni sua componente, sono portati al salto di qualità; per dimostrare di essere in grado di far parte dell’èlite del calcio Europeo, a pieno titolo, e non solo come parvenu.