Lazio-Napoli 3-1: Conte travolto dall'identità della Lazio di Baroni
Quando hai un'identità ben definita, non hai bisogno di un palmares da 60 milioni di euro per giocare a calcio: basta Noslin, che di milioni ne è costati 1/4.

Il Napoli saluta la Coppa Italia contro la Lazio. In realtà, avrebbe meritato di salutarla già contro il Modena prima e il Palermo poi. Antonio Conte non impara dai propri errori e ripropone nuovamente una formazione priva di ogni logica, sperando - o credendo - che undici (calcisticamente, tra di loro) sconosciuti riuscissero a trovare la quadra.
Lazio-Napoli: sconfitta figlia di un turnover inutile ed esagerato?
Con cinque cambi a disposizione, cambiare undici undicesimi di formazione era una follia annunciata. Facile prendersela ora con Rafa Marìn, piuttosto che con Spinazzola, Caprile o Zerbin. Sfido chiunque a giocare (bene) senza alcuna intesa coi compagni, che a loro volta di intesa con gli altri non ne hanno. Non avendo mai giocato assieme, o almeno parzialmente, è impossibile che si crei l'occasione di potersi sciogliere, di non incappare in figuracce come quella di stasera.
Bastava non cambiare tutto, magari. Non avremo di certo la controprova, ma, senza necessariamente stravolgere tutto, magari sarebbe bastato un turnover moderato considerando che il Napoli, oltre a questo altro impegno che adesso non avrà più, ha soltanto il campionato.
Contro la Lazio, Antonio Conte non impara da se stesso e condanna il Napoli all'eliminazione
E invece, Antonio Conte, che guadagna più di quattro volte quello che è lo stipendio del suo collega, si è fatto infiocchettare da Baroni. Quando una squadra ha un'identità di gioco ben precisa, non hai bisogno di un palmares da 60 milioni: ti basta Noslin in attacco, che di milioni ne è costati un quarto, per avere la meglio contro chi, invece, di identità non ne ha alcuna - se non stringere i denti nel reparto difensivo che insieme non giocava da tre mesi.
Lecito aspettarsi qualcosa in più, stasera. Soprattutto in termini di risultato. Adesso, Antonio Conte non avrà più scuse: con una sola competizione e un mercato faraonico, dovrà lottare fino al termine del campionato per la vittoria dello Scudetto. Perché ogni altro risultato, sarà di sua esclusiva responsabilità.