Hanno stupito gli 11 minuti di recupero - diventati poi quasi 15 - concessi dall'arbitro Paride Tremolada in Napoli-Parma, durante i quali gli azzurri sono riusciti a recuperare e ribaltare il vantaggio gialloblù. Un tempo di recupero extra large, che ha ricordato quelli dei mondiali in Qatar e che hanno fatto discutere. In un senso e nell'altro. Chi ha effettivamente assistito alla partita, li ha trovati congrui e forse pure pochi; mentre chi si è aggiornato sulla partita soltanto attraverso highlights o risultato, è rimasto sorpreso (e magari grida allo scandalo). La realtà è che al Maradona si è giocato quanto Inter-Atalanta (55%) e meno di Milan-Lazio (56%).

Arrivati a questo punto, considerato anche quanto sia diventato complesso gestire una partita visto l'avvento del Var, il cooling break, le reiterate perdite di tempo dei calciatori, le esultanze sempre lunghe, per riprendere un po' il discorso aperto da Gravina, non è forse l'ora dell'avvento nel mondo del calcio del tempo effettivo?

Tempo effettivo nel calcio: più equità e meno polemiche

Prendendo in considerazione il secondo turno di campionato, la situazione di gioco è la seguente:

  • Parma-Milan: 59'01 su 98'04
  • Udinese-Lazio: 49'49 su 103'14
  • Inter-Lecce: 56'21 su 98'08
  • Monza-Genoa: 56'58 su 105'55
  • Torino-Atalanta: 51'08 su 103'21
  • Fiorentina-Venezia 55'29 su 97'03
  • Napoli-Bologna 53'23 su 101,09
  • Roma-Empoli: 58'22 su 97'20
  • Cagliari-Como: 53'12 su 100'35
  • Verona-Juventus: 60'46 su 96'56

Se la media del tempo effettivo di gioco si assesta intorno ai 53-54 minuti, è impensabile che tra la partita di Verona e quella di Udine ci sia stato uno scarto superiore agli 11 minuti. Praticamente, Udinese e Lazio hanno giocato 11 minuti in meno rispetto a Verona e Juventus. Al Maradona, contro il Parma, nonostante il cronometro segnasse 109'08, si è giocato in realtà per 60'21 (meno di Verona-Juventus, in ogni caso). Se l'obiettivo del calcio europeo è quello di arrivare quantomeno a 60 minuti di gioco effettivo, cercando di fischiare meno falli e cercando di limitare quanto più possibile le perdite di tempo, la strada imboccata non è evidentemente quella giusta. Urge, come in passato lo è stato per il var, l'introduzione del tempo effettivo.

Come potrebbe funzionare il tempo effettivo nel calcio: pro e contro

Se l'obiettivo è quello di arrivare a 60 minuti di gioco, la ripartizione sui due tempi diventa quindi semplice. Due frazioni da 30 minuti e cronometro che, a differenza del Rugby, dove però per antonomasia e cultura sportivo il tempo non si perde, si ferma soltanto in determinate occasioni. Quali? Proviamo a stilare un elenco di casistiche per le quali il cronometro potrebbe fermarsi:

  • Sostituzioni: dal momento in cui l'arbitro dà l'okay per il cambio, fino alla ripresa del gioco;
  • Calci di rigore: dal momento del fischio per la sanzione fino a quello per la battuta;
  • Infortuni: dal momento in cui viene concesso ai sanitari di entrare in campo, fino alla ripresa del gioco;
  • Festeggiamenti: dal momento in cui il pallone entra in rete, fino alla ripresa del gioco;
  • Posizionamento della barriera: dal momento in cui viene fischiato fallo, fino alla ripresa del gioco;
  • Intervento del VAR: dal momento in cui viene fischiata la sanzione o gol, fino alla ripresa del gioco dopo l'eventuale revisione:
  • Altri lunghi stop come potrebbero essere la manutenzione straordinaria del campo, invasioni, o altre occasioni del genere: dal momento in cui viene interrotto il gioco, fino alla ripresa dello stesso.

In questo modo sarebbero eliminate gran parte delle "perdite di tempo" che, come accaduto in Napoli-Parma, rosicchiano il 45% del tempo totale di gioco. D'altro canto, però, affinché possa essere applicato il tempo effettivo, c'è necessità di introdurre una nuova figura professionale nel mondo del calcio, che si occupi solamente di stoppare e far ripartire il cronometro. Se nel calcio professionistico sarebbe possibile, in quello dilettantistico, per una questione meramente legata ai fondi disponibili, sarebbe molto complicato. E questo porterebbe un dislivello non indifferente tra le due categorie.

Oltre il tempo effettivo: le altre migliorie da apportare al calcio

Le rimanenti migliorie da apportare, oltre al precedentemente sviscerato tempo effettivo, sarebbero effettivamente legate al Var e al suo utilizzo. Innanzitutto bisognerebbe renderlo centrale e non più appendice: se un arbitro sbaglia, il var ha l'obbligo di doverlo correggere in qualsiasi caso, non come adesso dove il richiamo è comunque a discrezione del direttore di gara. Le decisioni a margine di un on field review, così come capita nel football americano, dovrebbero poi essere comunicate all'istante tramite microfono, per ridurre al minimo le zone d'ombra e rendere quanto più trasparente è possibile la professione. Oltre a questo, sarebbe anche l'occasione giusta per rendere pedagogica una professione complicata e bersagliata, dando loro la possibilità di spiegare i motivi per i quali si è arrivati a una determinata decisione. Terzo e ultimo punto è quello del var a chiamata: due interventi per panchina, dove a prescindere l'arbitro dovrebbe avere l'obbligo di andare in on field review.

Il calcio è cambiato. Se prima lo si vedeva come un gioco capace di coinvolgere milioni di persone, oggi è anche un'industria dove una decisione sbagliata può indirizzare milioni di euro da una parte o dall'altra. Il mezzo tecnologico, visto che è presente, dovrebbe dare supporto a coloro i quali sono chiamati a giudicare azioni a velocità altissima, spesso confuse e lontane. La categoria dovrebbe essa stessa richiedere a gran voce un utilizzo maggiore e tranciante dello stesso, anche per la loro salvaguardia.

https://www.youtube.com/playlist?list=PL_QM8x1xIuFWFmndCRsOjKxW-blarR-WS&si=qR-NLeS2We-XbhbZ
Iscriviti al nostro Canale YouTube.