Un paio di mesi fa, quando il Napoli era proiettato verso il suo terzo scudetto, ricevetti la telefonata di mio cognato, navigato tifoso napoletano e abbonato di vecchio corso, che espose la sua idea di striscione da stendere sulla lunga balconata di casa sua. E cioè cucire orizzontalmente le bandiere di tutte le nazionalità dei calciatori della rosa, con al centro il numero 3 sul tricolore.

Idea molto bella, forse unica. Dopo un paio di settimane mi telefonò di nuovo dicendomi che non era fattibile per un semplicissimo motivo: l'enorme quantità di nazionalità diverse. Aveva ragione. Mettere insieme le bandiere della Corea del Sud, della Nigeria, della Georgia, dell'Uruguay, del Portogallo, della Slovacchia, del Camerun, della Polonia, del Kosovo, del Messico, del Marocco, della Macedonia del nord, dell'Argentina, della Norvegia, del Brasile, della Francia, della Germania, dell'Italia era cosa impossibile.

Diciotto nazionalità diverse. In barba a chi, in estate, diceva che questo sarebbe stato un enorme problema di comunicazione. Come se questo fantastico gioco si giocasse con la bocca e non coi piedi. Poco male, dopo tutto quello che abbiamo dovuto sorbirci durante la rovente estate scorsa, questo fu forse il punto meno tosto da affrontare. Nulla a che vedere coi ‘progggetti a tripla G’ e la sempre più affollata (all'epoca, ora è deserta, o quasi) autostrada verso Bari.
18 nazionalità diverse. Proprio l'esatta fotografia della Napoli attuale. E cioè tra le città che più sono cresciute, sotto l'aspetto turistico, negli ultimi anni, con gente che arriva da tutto il mondo.

Durante i festeggiamenti dello scudetto, dopo Napoli-Fiorentina di domenica scorsa, Aurelio De Laurentiis ha presentato tutto l'organigramma aziendale. A memoria, ricordo che ha invitato sulla passerella una trentina di persone, atleti esclusi. Ma come? Ma la SSC Napoli non era una società composta solo dal Padre Padrone, dal Figlio e dallo Spirito dell'Amministratore Delegato? Non era una società dove non esisteva un organigramma societario e che tutto ciò che si faceva era frutto di improvvisazione? Chi ha guardato quella festa in TV, o chi semplicemente era allo stadio, avrà capito che anni e anni di attacchi erano frutto di fantasia e fuffa. La SSCN è una azienda seriamente strutturata, anzi, forse più del dovuto.

E proprio durante la presentazione dello staff tecnico, Aurelio de Laurentiis rivolgendosi a loro disse "allora lo prendiamo un giapponese o un americano?" scatenando le fantasie degli operatori di mercato e dei giornalisti sportivi. In soli tre giorni, sono usciti tanti nomi di calciatori non europei che dovrebbero venire ad arricchire la rosa neo campione d'Italia. Il nome più altisonante è senza dubbio Pulisic, esterno del Chelsea, ex Borussia, americano. Altri nomi accostati sono il giapponese Kubo della Real Sociedad e Lee Kang In del Maiorca.

Fosse vero, dopo mancherebbe solo un australiano per un Napoli a 5 cerchi, tanto per omaggiare i giochi olimpici. Ma la verità è una sola, semplice ed incontrovertibile, visti i risultati degli ultimi 14 anni. Il Napoli già adesso, quando mancano 4 gare alla fine del campionato, sa come reagire alle dinamiche di mercato che si svilupperanno , ha sicuramente tanti nomi sul tavolo ed ascolterà con tranquillità assoluta le sirene che arriveranno per i suoi campioni.

Dovesse cedere qualcuno, il sostituto che sia italiano, che sia giapponese, che sia americano, che sia sudafricano poco cambia. La società farà il suo lavoro, e lo farà bene. I tifosi dormano sogni tranquilli e magari pensino ad abbonarsi, evitando di giudicare un calciatore solo perché arriva da un campionato lontano.

E, soprattutto, evitino di etichettare come "scarsi" atleti che, rischiano di dimostrarsi più forti di chi è andato via, smentendo in modo clamoroso la maggior parte della piazza che si è addormentata col fare competente e si è svegliata con la certezza dell'incompetenza. Chissà, forse lo striscione messo in stand by da mio cognato si arricchirà di nuove bandiere. Forse servirà una balconata più lunga.