Khvicha Kvaratskhelia si è raccontato ai microfoni della Lega Serie A. Ha infatti dichiarato: “Mi manca casa ogni giorno, ma anche in Italia ed a Napoli in particolare ora mi sento più a casa. La gente è felice quando guarda il calcio e questo è incredibile. Sono grato ai tifosi per come mi trattano e per l’amore che mi dimostrano. Per me il calcio è la mia vita.

Giocavo per strada con i miei amici ogni volta che uscivo di casa. Anche dopo l’allenamento giocavo con loro.Per strada fai tanti tocchi, ho affinato anche lì la mia tecnica. Ora quando gioco negli stadi cerco di replicare in parte ciò che facevo per strada. Quando avevo 11 anni mi sono trasferito all’accademia della Dinamo Tbilisi e sono rimasto lì per cinque anni. Quando ero lì guardavo le gare della Serie A, in Georgia era noto che i migliori difensori fossero italiani.

Maradona è stato uno dei migliori della storia del calcio. È pazzesco quando le persone cercano dí paragonarmi a lui. Giocare nella sua ex squadra è un onore ed un piacere. Per mio padre era il migliore di sempre ed è stato un idolo per lui.

Quando la mia famiglia mi viene a trovare li porto sempre allo stadio e loro cercano uscire anche a mangiare un po’ di pizza, pasta e di tutto il cibo delizioso che c’è qui. L’unica cosa che scambierei con la pizza è il khachapuri, un piatto georgiano. Napoletani e georgiani sono molto simili: puntiamo sempre al miglior risultato. Napoli ha delle belle vedute, anche migliori di Tblisi.

In Serie A i portieri sono molto bravi, se la tua rifinitura è nella media ti bloccano ogni tiro. Devi pertanto essere sempre al meglio per fare gol. Il talento è importante, ma non serve a nulla senza il duro lavoro.

Lo scudetto è stato folle, non lo avrei mai pensato, nemmeno nei miei sogni più sfrenati. Quando è successo è stato bellissimo, ho urlato più volte “Ce l’ho fatta!”.

I tifosi ci motivano e ti danno quell’energia in più che talvolta non ti viene naturale. Dopo la vittoria contro la Juventus sapevamo di avercela fatta, all’ aereoporto è stato incredibile. Non è possibile descrivere a parole quella sensazione. Tutti erano in strada e tutti ci aspettavano e cantavano. È stato il giorno più bello della mia vita.

Entrare nell’esperienza di questa città è stato qualcosa di unico, se dovessi andarmene sicuramente mi mancherebbero tante cose”.