Terza sconfitta consecutiva per il Napoli che cade anche all’Allianz Stadium, 1-0 il risultato finale in favore della Juventus che almeno per una notte ritorna al primo posto scavalcando l’Inter, a decidere il match il gol dell’ormai solito Gatti.

Tre sconfitte consecutive per i partenopei, non accadeva dall’ottobre 2016, quando sulla panchina sedeva Maurizio Sarri, il momento è complicato, e nonostante le prestazioni sembrano salire di livello i risultati non cambiano, il calendario di certo non ha aiutato e dato tempo a Mazzarri di sistemare le cose, ora il quarto posto diventa obiettivo vero, e non punto di partenza, la Juventus al contrario continua con una solidità difensiva impressionante a macinare punti, in una lotta a due per lo scudetto che sembra sempre più esclusiva.

Juventus-Napoli: lo schieramento tattico 

La Juventus scende in campo con il suo classico 352: Szczesny in porta; Gatti, Danilo e Bremer in difesa; Mckennie, Rabiot e Locatelli nei tre di centrocampo con Cambiaso e Kostic come quinti; Chiesa e Vlahovic la coppia offensiva. 

In fase di possesso il centrocampo passa a due, con Mckennie che fa l’esterno puro aiutando in sovrapposizione Cambiaso, dall’altro lato a sinistra Kostic si tiene più conservativo, il tutto per lasciare libertà a Chiesa che si allarga a fare l’ala sinistra, il baricentro rimane equilibrato (52m), con i braccetti che non salgono, in particolare Danilo, bloccato a sinistra per essere pronto in caso di lanci lunghi su Osimhen o Politano. In fase difensiva la squadra si abbassa notevolmente (42m), gli attaccanti si stringono e così le mezz’ali, la linea difensiva passa a cinque con gli esterni di centrocampo che scalano, Locatelli diventa il riferimento difensivo del centrocampo bianconero.

Mazzarri non cambia: 433 con Meret tra i pali; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus e Natan a formare la linea difensiva a quattro; Anguissa e Zielinski al fianco di Lobotka; tridente formato da Osimhen, Kvaratskhelia e Politano. In fase di possesso squadra estremamente alta (60m), i centrali impostano sulla meta campo, Zielinski non va ad occupare là trequarti a sinistra ma aiuta l’uscita palla al fianco di Lobotka, la scelta in attacco è quella di affidare ad Osimhen le ripartenze, in particolare cercandolo con i lanci lunghi per far salire la squadra. In fase difensiva c’è grande ricerca nella riaggressione di palla, infatti l’altezza è comunque considerevole (52m), lo schieramento passa al 451, con Osimhen molto alto per mettere pressione ai centrali bianconeri.

Juventus-Napoli: i numeri del match 

Lo svolgimento del match è andato secondo previsioni, una squadra alla costante ricerca del controllo della palla e del palleggio, l’altra ad attendere prestando sempre molta attenzione a essere compatti e non allungarsi troppo. La Juventus del primo tempo non ha giocato neppure la sua miglior partita difensiva, la squadra era bassa ma molto lunga (37m) rispetto alla media (27m), motivo dei continui richiami di Allegri ai suoi nel corso della prima frazione, e motivo dell’occasione concessa a Kvaratskhelia in campo aperto, con un passaggio che ha tagliato in due la difesa. Con il gol realizzato a inizio ripresa però i padroni di casa hanno ritrovato tranquillità e lucidità, nel secondo tempo verticalizzare è risultato molto più complicato proprio perché la squadra di Allegri aveva riacquisito le giuste distanze tra centrocampo e difesa, ed infatti nella seconda frazione il Napoli nonostante il 65% di possesso palla genera 0.37 xG1 tiro in porta con nessuna occasione creata.

Ancora una volta, come ribadito anche da Mazzarri in conferenza stampa post partita, il Napoli paga ogni errore commesso, ed il periodo e l’assenza di risultati e di fiducia non aiutano, ma è pur vero che dei segnali incoraggianti si stanno vedendo, da sottolineare ad esempio il ritorno nel proprio ruolo di Anguissa, che costretto ai due di centrocampo stava faticando sempre di più, mentre oggi seppur ancora lontano dalla forma migliore per velocità e ritmo, tornato sulla trequarti a destra da centrocampista di aggressione sulla prima uscita avversaria, sta ritrovando la qualità di cui il Napoli necessita, in fase difensiva fa ancora fatica, in particolare negli 1 vs 1, ma in aiuto con Di Lorenzo e Politano i numeri sono in crescendo, nella giornata di ieri ha chiuso con 78 palloni giocati, 92% di precisione, 2 passaggi chiave, da lavorare sulla velocità della giocata che ancora troppo spesso fa perdere tempi alla costruzione.

Anguissa:

Uno degli aspetti che più ha messo in difficoltà il Napoli e favorito la manovra bianconera, come anche in occasione del gol, è l’assenza di pericolosità sulla sinistra, e allo stesso tempo la mancata copertura sulla medesima fascia, l’assenza di Olivera e Mario Rui ha costretto Mazzarri ad adattarsi, provando prima Juan Jesus, e successivamente preferendogli Natan, che seppur per poco tempo, ha già ricoperto questo ruolo nel recente passato, le problematiche però sono evidenti, il brasiliano è un giocatore con una buona tecnica in uscita ma non ha i movimenti ne la progressione per aiutare l’esterno, ieri infatti in fase di possesso Natan era molto più basso di Di Lorenzo dall’altro lato, ed inoltre è stato incluso meno nella manovra con 56 palloni toccati, rispetto ai 121 del capitano azzurro.

La verticalizzazione di Natan è stata una giocata ripetuta più e più volte per l’intero match, e letta con grande anticipo dagli avversari, che sanno quanto il centrale brasiliano faccia fatica a progredire palla al piede, Kvaratskhelia ne ha sofferto per il mancato supporto in sovrapposizione, in assenza inoltre anche di Zielinski che ha agito maggiormente al fianco di Lobotka in uscita per concedere allo slovacco un’alternativa di scarico visto il raddoppio Mckennie-Cambiaso e la pressione di Locatelli. Il numero 77 infatti è stato poco coinvolto, così come tutta la fascia sinistra, Gatti e l’aiuto di Cambiaso hanno facilmente anticipato o contrastato le giocate del georgiano che non ha trovato spunti, questa l’immagine che racchiude l’assenza totale di spinta su quella corsia:

Il problema difensivo del Napoli però ha radici ben più profonde dell’assenza del terzino sinistro e di un Natan che fatica ancora troppo nella doppia fase, la presenza di Rrahmani sta diventando un problema sempre più evidente, il kosovaro in manovra mantiene una buona percentuale di passaggi riusciti (87%), ma rallenta il gioco e fa perdere tempi di gioco alla propria squadra, e in un campo in cui gli spazi sono estremamente stretti e ogni secondo perso o guadagnato può risultare decisivo, una prestazione di questo tipo è troppo determinante, se poi si aggiunge una fase difensiva in cui i duelli aerei sono sistematicamente persi (trend che dura da inizio stagione), i contrasti a terra registrano 0 su 5 e i possessi persi sono 12, ecco che il disastro difensivo è servito, soprattutto se poi Rrahmani dovrebbe rappresentare il perno difensivo del Napoli. 

Altro aspetto che dura da diverse partite e che non riguarda solo il numero 13 ma tutto il sistema difensivo, è l’occupazione dell’area di rigore, i centrali difensivi sono propositivi e tendono ad alzare il baricentro in fase offensiva, ma l’area viene sempre meno occupata ed anche in fase difensiva si trovano spesso in ritardo sui cross avversari, come successo ad esempio nell’occasione di Vlahovic del primo tempo.

Rrahmani:

Juan Jesus

Natan

Di Lorenzo:

Come ribadito inizialmente, dei segnali positivi si iniziano ad intravedere, il calendario non ha di certo aiutato Mazzarri ad ambientarsi in un gruppo che presenta ancora evidentemente scorie della gestione precedente, la sensazione comunque è che gli elementi su cui lavorare siano due su tutti: la fase difensiva e in particolare l’equilibrio sulle uscite dei centrali che troppo spesso vanno fuori tempo e lasciano scoperta l’area di rigore (come ammesso anche da Mazzarri nel pre di Juventus-Napoli); e la questione fisica, sembra infatti che il Napoli vada ancora a sprazzi, soffrendo troppo spesso l’intensità in particolare a centrocampo degli avversari, con un Anguissa preoccupantemente sempre sulle gambe una volta saltato ed un Lobotka che nella fase difensiva è ininfluente. È fondamentale oltre a ciò recuperare al più presto Kvaratskhelia, giocatore sempre più nervoso e agitato, lontano parente di quello visto la scorsa stagione, che molto spesso anche in partite bloccate o mal gestite riusciva a risolvere il match con un guizzo, quelli che ad oggi stanno totalmente mancando.

Il calendario almeno per le prossime tre partite sarà più clemente, per recuperare terreno e soprattutto fare risultato per dare fiducia e cercare di lavorare con più tranquillità sulle lacune che ancora sono evidenti e che stanno mettendo seriamente in discussione l’obiettivo minimo: il quarto posto.

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