Il trofeo della Champions League
Il trofeo della Champions League

In principio era il Verb… no, si scherza, non vogliamo andare così indietro nel Tempo, però un riferimento un po’ datato ci è necessario per introdurre il tema della settimana e, chissà, dei prossimi mesi.

Correva l’Inverno del 2022 quando questo disgraziato sito citò il Trono di Spade riprendendo il monito che proveniva da tutti i media nazionali: il famigerato mondiale in Qatar avrebbe cambiato le carte in tavola di quella Serie A, distruggendo il momento magico del Napoli tritatutto di Spalletti. Noi ci impegnammo a smontare questa teoria e, qualche mese dopo, gli stessi media che si servirono dei mondiali del Qatar come leva per scardinare il dominio azzurro, furono i primi ad usarla come “causa” dello stesso: il Napoli aveva vinto “grazie” a quei mondiali: e la novità, e l’effetto sorpresa, e la doppia partenza di Spalletti, e le altre squadre non abituate, bla bla bla.

Non sapremo mai esattamente se e quanto abbia influito in positivo quella che fu indubitabilmente una particolarità di quell’anno. Quello che però possiamo dire è che anche questa stagione sarà caratterizzata da una novità che potrebbe mescolare, e non poco, gli equilibri del campionato. 

Se la famosa frase di Galliani “la Champions toglie 10 punti al Campionato” era ormai diventata vetusta (le due ultime vincitrici dello scudetto avevano praticamente già vinto lo scudetto, potendosi quindi permettere di affrontare l’impegno europeo senza troppi patemi) bisogna però considerare cosa può portare il nuovo formato della Super Champions. Analizziamolo.

Le insidie della nuova Champions

Innanzitutto il numero delle partite: non più sei, ma otto. Se è vero che da un lato la finestra temporale entro cui giocarle è stata a sua volta estesa, ovvero i gironi non termineranno più a dicembre ma a gennaio, è anche vero che… i gironi termineranno a gennaio! Ovvero a ridosso della fase ad eliminazione diretta, senza quasi consentire più alle squadre un periodo di “decompressione” tra le due fasi. 

Non basta, se le squadre impegnate non termineranno nelle prime otto posizioni – ed è ragionevole pensare che almeno due delle quattro big impegnate non ci riusciranno (oltre al Bologna, non ce ne voglia Italiano) – dovranno affrontare dei play off andata e ritorno prima di poter raggiungere…  soltanto gli ottavi di finale.

Ritornando però alla fase a gironi, ci sono almeno altre due variabili da considerare. Non soltanto le partite in più saranno due, ma saranno anche mediamente più difficili. Nella vecchia formula, infatti, quasi sempre, due partite delle sei erano abbordabili (quelle con la squadra di quarta fascia), mentre, a meno di gironi di ferro, le partite davvero ostiche erano un paio. Quest’anno non sarà così, ed ogni squadra avrà almeno quattro o cinque sfide temibili. La Juventus per esempio, dopo la brillante vittoria di ieri contro il PSV, avrà: Manchester City, Lipsia, Benfica, poi Lille e Aston Villa in trasferta. L’Inter il City, l’Arsenal, il Leverkusen di Alonso, il Lipsia. L’Atalanta: il Real, il Barcellona, l’Arsenal, lo Shaktar in trasferta. Insomma, non solo due partite in più come detto, ma due partite impegnative in più.

La nuova Champions: più partite, più avversari

Non siete soddisfatti? Ve ne diciamo un’altra, accennata ieri anche da Paolo Di Canio nei salotti di Sky: se fino alla stagione scorsa, a fronte di sei partite, i piani gara da preparare erano soltanto tre, perché tre erano le squadre da affrontare fra andata e ritorno, quest’anno invece bisognerà misurarsi con otto avversarie diverse. Differenza non trascurabile, perché servirà dedicare del tempo e delle energie nervose – anche gli allenatori e gli staff verranno messi a dura prova – per studiare le tante avversarie. 

Dulcis in fundo, sarà molto probabile che tutte le squadre della Champions dovranno giocarsela fino all’ultima partita, perché ogni posizione conterà, anche per gli accoppiamenti dei turni ad eliminazione diretta.

Insomma, le variabili introdotte dalla nuova formula sono tantissime, vien quasi da pensare – ma sappiamo che il buon De Laurentiis non sarebbe d’accordo (pecunia non olet) – che assistere da spettatori a questa nuova formula e lasciare che le altre squadre facciano da “cavia” non sia per forza un male. 

Il Napoli di Antonio Conte potrebbe approfittarne, insomma. Quanto? Lo scopriremo settimana dopo settimana, mese dopo mese. E chissà, se dopo i venti dell’inverno, così come per i nostri protagonisti della famosa saga ideata e mai terminata da George Martin, arriverà di nuovo per gli Azzurri un Sogno di Primavera


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