Ci sono vite che capitano e vite da capitano.

Esistono Eroi che non hanno superpoteri speciali né mantello, perchè la loro specialità è esserci sempre. Tra questi c'è Giovanni Di Lorenzo, il capitano del Napoli del terzo scudetto, il ventottesimo a portare la fascia dopo Maradona, il primo ad alzare una coppa del tricolore da 58 centimetri, l'unico a non aver saltato neanche una partita.


IL LAVORO COME MANTRA

Di Lorenzo si è comportato da vero super uomo nella sua vita napoletana; inoltrandosi verso le pressioni (e le passioni), anche del tempo, con una semplicità e una modestia da fare invidia, specie per la compostezza con cui ha esibito coraggio e denotato incredibile umiltà, al punto che il suo esempio di campione venuto dal nulla, diventa un monito per il futuro a tutti gli atleti che amano lo sport e il calcio, ma soprattutto anche per chi nei prossimi decenni vestirà la fascia di capitano al braccio con lo stemma del Napoli. Perché quella fascia da oggi in poi, oltre ad averla indossata Maradona e altri mitici calciatori, l'ha vestita con fiero portamento Giovanni Di Lorenzo, il leader semplice, il capitano del Napoli campione d'Italia.

Scivola verso il centro per creare densità e arruolarsi come intermedio per sviluppare in diagonale e favorire i movimenti degli attaccanti sull'esterno

Giovanni Di Lorenzo ha cambiato i connotati alle regole non scritte della rappresentanza della squadra, onorando con candida deferenza e buone norme il suo compito, pur rimanendo algido nelle profondità delle dichiarazioni espresse con signorilità, eleganza e gentilezza qualunque sia stata la circostanza nella quale abbia figurato come emblema del gruppo.

Il suo ruolo all'interno della compagine lo ha identificato, selezionato e sponsorizzato Spalletti nella mini riunione pre-campionato di Dimaro, con 6 (sei) dei senatori militanti in squadra da almeno 3 anni, adunandoli a raccolta per una catechesi riguardo la sua idea e le sue aspettative in colui che avrebbe indossato la fascia. Dopo l'addio di Insigne, leader tecnico ma non è emotivo, la squadra in campo aveva ed ha avuto bisogno di esser capitanata da un uomo integerrimo nella condotta, ligio al dovere, con ottime proprietà verbali e attitudinalmente integrato nella realtà partenopea sia personalmente che professionalmente, da far valere in ogni ambito. La scelta è inevitabilmente ricaduta su di lui, benché veterani quali Zielinski e Mario Rui contabilizzassero scoring leggermente superiori in termini di presenze nei trascorsi più recenti.

Penetrazione vigile attorno all'area di rigore per rifinire l'azione su quel versante e portare vantaggi in area sulla superiorità numerica

Ma la personalità conta e anche viaggiare con la bussola in mente. È così che un capitano senza vezzi spregiudicati e gigantesco equilibrio, con uno sguardo sempre focalizzato e attento sul presente ed una dialettica parsimoniosa di termini sensazionalisti, costantemente propositivo e votato alla causa del Napoli, ha riconosciuto in sé stesso abilità innate che quel carattere così resiliente e la cultura del lavoro gli avevano lasciato solo percepire.

Investito della fascia di capitano del Napoli, Di Lorenzo è diventato pronto a gettarsi nel fuoco per la vittoria; un alabardo acuminato a protezione dello scudo azzurro con la "N" sopra, sfoderando prestazioni sempre più convincenti, atletismo da stakanovista in quasi tutte le partite giocate senza sosta e un intuito tattico che lo ha issato nella dimensione dei migliori interpreti del ruolo di esterno o terzino destro, colmando la misura delle sue partite con elementi tattici di notevole efficacia senza andare in over-thinking col pallone, tingendosi del fregio di uomo dominante nella sua area di competenza come solo i predestinari sanno fare.

Il suo must: scalare in avanti senza coprire troppo campo, ma associarsi con i movimenti di centrocampo e attacco per liberarsi al tiro sul controllo orientato con il corpo già predisposto a calciare sul palo lungo

EVOLUZIONISMO PRATICO

Il capitano, è un animale sonoro da campo, con un body language quasi sfingeo e una mimica zen di chi sa sempre cosa succederà tra poco. Nella sua totalità di calciatore divenuto ultra moderno, ha dato una mano alla squadra in tutte le maniere e in tutti i reparti, concedendo all'impostazione una configurazione duale, ormai codificata nei movimenti, e all'azione offensiva una matrice di fabbricazione delle posizioni in base allo spazio "modellato".

Le sue caratteristiche di esterno a tutta fascia perimetrale e diagonale, hanno alternato i cambi di campo ad incrocio con l'accentramento sulla linea dei tre centrocampisti per sganciare un cursore o creare superiorità sul versante di sviluppo; impastate con altre tendenze quali l'attrazione in zona palla per rifinire o alimentare il gioco, la convergenza sull'angolo dell'area di rigore per l'ultimo passaggio o mandare al cross l'esterno in sovrapposizione boarder line, i traccianti a palla diretta lungo linea dalla metà campo per l'attacco alla profondità degl'attaccanti, per finire con una balistica insospettata sia dalla lunga che dalla media distanza sugellata con extra pass e goal da fuori o in penetrazione, intuendo in anticipo il tempo di attacco allo spazio vuoto da predominare con la presenza attiva e il supporto agli schieramenti. Infine l'aggressione preventiva al ricevente palla per la riconquista sulla seconda linea e il contrassalto alla difesa avversaria sfalsata ha rappresentato l'elemento di potenza e vigoria in fase di non possesso.

Centrocampista aggiunto, riconquista palla sopra la mediana con attacco preventivo sul riferimento della palla e non dell'uomo, e svolge la tipica attività di play maker che visualizza le posizioni e risolfeggia il tempo di gioco

Di Lorenzo arrivando dalla provincia meno nobile del pallone, ha trovato a Napoli (voluta fortemente) quell'eldorado di strabilianti entusiasmi per chi con dedizione massima si strema per la maglia azzurra. Ma la sua serietà unita ad indefessa caparbietà, per arrivare al massimo possibile nella sua carriera, lo ha eletto a uomo di pura fede sportiva nella Napoli dell'idolatria al merito e dei sogni repressi, che come un missionario venuto da altre altitudini, vive la prescelta della capitaneria che fu del più forte di sempre, come l'onore apicale che il calcio gli abbia potuto riservare nella città del calcio per antonomasia.

Cambio gioco per sfalsare le marcature avversarie e decentralizzare lo sviluppo dell'azione favorendo gli attaccanti con e senza palla

Sostanziare il capitano solo in alcune specificità è veleggiare tatticamente sulla normalità che non gli appartiene; perchè sono i suoi comportamenti tattico-strategici e prossemici a dettare le linee guida della squadra nel rettangolo di gioco. Sono stati quel pedissequo portare la palla nella dorsale del campo e fungere da intermedio per costruire in dislocamento, offrire lo scarico libero al portiere sull'impostazione dell'azione, il tergiversare sulla trequarti costruendo con palla viva senza una composizione preordinata per creare una mera superiorità posizionale, le bordate da fuori e le penetrazioni ficcanti in area piccola con maestria tecnica e controllo dei passi sul breve, unitamente alle parole sempre ponderate e preziose per i compagni a rendere la figura di Di Lorenzo più unica che rara nel panorama calcistico italiano.

Di Lorenzo è oggi Napoletano più che mai, quella napoletanità imparata, succinta e educata, ormai insita nei suoi atteggiamenti che può solo piacere, rimostrata dentro un pallone da calciare o una preghiera da rivolgere al cielo.

Le ultime ventilazioni sulle sue intenzioni raccontano che abbia deciso di terminare la carriera tra molti anni a Napoli e continuare da capitano di ventura per centrare ancora numerosi traguardi. E' questo l'augurio e la speranza di tutti i tifosi che vedono in lui le stimmate dell'uomo depositario di valori umani ed etici e degno di onorare il calcio Napoli da condottiero.

I NUMERI DEL CAPITANO

Giovanni Di Lorenzo, trent'anni il prossimo 4 Agosto, ha concluso la sua miglior stagione della carriera in maglia azzurra (e anche in nazionale), refertando 6 goal e 5 assist in totale in tutte le competizioni disputate. Ma vediamo all'occhio di falco alcuni numeri in Serie A che certificano il torreggiamento assoluto anche a livello internazionale pure nelle statistiche:

5 Assist, 2285 passaggi, con precisione dell'86%, una media di 63 passaggi ogni 90 minuti e 85 palloni giocati a partita. 88 Cross dai 25 metri precisi al 10%, 3 goal, uno ogni 1085 minuti. 27 tiri con una precisione del 57%, due goal da dentro l'area, di cui uno di testa e uno da fuori area con il sinistro, piede meno forte. Ha completato 13 dribbling e giocato 729 palloni nella metà campo avversaria.

Filtrante a cercare la punta, con pallone a volteggi contati per aggirare l'impianto difensivo opponente

Ha vinto 60 contrasti su 270 palle contese con una percentuale di vittoria delle contese del 55%. Ha svettato per il 54% dei duelli aerei ingaggiati ed effettuato 50 chiusure difensive con 9 tiri respinti. Infine ha totalizzato 30 palle recuperate in tutto il campionato. I falli consuntivi commessi sono 31 con appena 2 cartellini gialli mentre i falli ottenuti sono 36.

Dopo solo alcuni dei numeri srotolati per catalogare la sua statura di uomo simbolo del Napoli, non solo perchè capitano e di calciatore fondamentale per il gioco, rimane da chiedersi se sia il miglior esterno destro che abbia mai vestito la maglia azzurra. Prima di dare ai posteri l'ardua sentenza, crediamo sia giusto asserire che il Napoli non ha mai avuto un giocatore così determinante in difesa. Giovanni Di Lorenzo il capitano venuto a Napoli in missione: vincere con identità.


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