L'Italia perde a Wembley contro l'Inghilterra per 3 a 1. Un primo tempo ottimo per gli azzurri che passano in vantaggio con Scamacca su assist di Di Lorenzo. Propio Di Lorenzo poi commette fallo su Bellingham e concede il rigore. Kane segna dal dischetto e fa 1-1. Si va negli spogliatoi con un risultato che agli uomini di Spalletti sta addirittura stretto per quanto abbiano dominato il campo e prodotto una pressione offensiva inaspettata visto la cornice di pubblico e la cifra tecnica degli avversari.

Il secondo tempo continua sulla falsa riga del primo. Gli azzurri stazionano sulla trequarti avversaria con un giro palla poco incisivo, ma arrembante per ritmo e intensità. Gli spazi sono però stretti e l'imbucata non riesce. L'Inghilterra recupera palla sulla propria trequarti e innesca un contropiede che trova impreparati gli azzurri. Saltano tutte le preventive e gli equilibri difensivi, Bellingham (sempre lui) uccella Scalvini a centrocampo e apre il campo, assist per Rashford e gol. Implacabile. L'Italia da questo momento si scioglie. Il possesso palla appare sempre più sterile. E gli equilibri sempre più labili. Infatti gli inglesi la chiudono: palla persa a centrocampo, Kane ruba il tempo a Scalvini (di nuovo) e batte ancora Donnarumma.

Secondo tempo Italia di Garciana memoria

L'Italia di Luciano Spalletti è appena nata. Ci vuole tempo per farle assorbire i concetti che Luciano Spalletti intende applicare. Il che è fisiologico. La partita di stasera ricorda molto Napoli Lazio del 3 settembre scorso. Anche in quell'occasione gli uomini di Rudi Garcia offrirono una prestazione incoraggiante nel primo tempo per poi crollare alla prima difficoltà nel secondo. Pressione disorganizzata, possesso palla sterile e preventive sbagliate fecero gridare allo scandalo. Quella sera Rudi Garcia si giocò quel briciolo di già scarsissima fiducia che l'ambiente napoletano gli aveva concesso. Gli stessi errori si sono visti questa sera a Wembley. A dimostrazione che certi automatismi vanno allenati e allenati senza soluzione di continuità. E nessuno ha la bacchetta magica. Ma a differenza di Garcia, Spalletti nel post partita mette subito le cose in chiaro: "Se si vuole fare calcio Europeo, ci sta prendere le ripartenze". Il francese invece se ne uscì con un laconico e deprimente: "Quando non si riesce a vincere, bisogna non perdere". Nel calcio le parole non sono tutto, ma fanno tutta la differenza del mondo.


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