Lorenzo Casini, presidente della Serie A, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove ha affrontato vari temi tra cui quelll della Supercoppa in Arabia Saudita.

La perdita dei benefici fiscali garantiti dal decreto crescita danneggia il sistema?

Nell’immediato, certo. Si riduce la competitività delle squadre sul mercato e soprattutto si produce il paradosso per cui il beneficio impatriati varrà per i redditi fino a 600 mila euro, con effetti opposti a quelli voluti con le modifiche di un anno fa, quando si stabilì che il bonus era applicabile solo per stipendi sopra il milione e per giocatori di almeno 20 anni. La soppressione è stata una scelta incomprensibile e temo demagogica: una moratoria di qualche anno era la via più logica e di maggior aiuto per vivai e giovani italiani, che all’improvviso avranno minori risorse e maggior concorrenza”.

Non ritiene che il movimento italiano ne potrà beneficiare?

“Nessuno nega che nel lungo periodo magari possa avvenire. Ma i tanti stranieri sono arrivati per via della sentenza Bosman, non per il decreto crescita. Ed in Italia le regole per l’arrivo di calciatori extra-comunitari sono tra le più restrittive d’Europa. Nell’immediato, diminuiranno gli stranieri più forti”.

Fra due settimane si disputerà la Supercoppa in Arabia, mai come in questa edizione accompagnata da polemiche. Esiste davvero la necessità di disputare un torneo nazionale oltre frontiera, in un Paese dove la tutela dei diritti umani non è obiettivo primario?

Su 35 edizioni, 12 volte è stata giocata all’estero, in Cina, Libia, Qatar e Stati Uniti. Questa sarà la quarta volta in Arabia Saudita. Nel basket, la Nba organizza partite fuori dagli Usa da trent’anni: nel 1988 gli Hawks di Dominique Wilkins giocarono in Urss… Lo scopo non è solo commerciale: lo sport è sempre stato uno straordinario strumento di solidarietà e dialogo, anche culturale”.

D’accordo, ma una riflessione sull’opportunità di giocare in uno dei Paesi primi al mondo per condanne a morte non andava fatta?

L’Italia ha rapporti diplomatici, commerciali e culturali in moltissimi settori con l’Arabia Saudita che, anche in vista di Expo 2030 e Mondiali 2034, ha intrapreso un percorso di riforme. Ma nessuno pensa alla Supercoppa come strumento per avallare le scelte politiche interne di qualunque Stato”.