Possibile rinvio a giudizio per il Napoli: perché sembra tutto forzato
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È di dominio pubblico la notizia della richiesta della procura di Roma di rinvio a giudizio per Aurelio De Laurentiis, Andrea Chiavelli e la SSC Napoli per presunto falso in bilancio a seguito di alcune operazioni di mercato. Il quotidiano Il Foglio si interroga sulla bontà di queste richieste.
Possibile processo per il Napoli: appare tutto forzato
Una situazione simile( indagini su complesse operazioni di mercato) si sarebbe verificata anche con l’acquisto di Osimhen, che il Napoli ha pagato 76 milioni. Nell’operazione, furono inclusi quattro calciatori (di cui tre giovani) del Napoli, con valutazioni che gli inquirenti ritengono gonfiate, al fine di ridurre l’impatto contabile dell’operazione e permettere al club partenopeo di registrare nel bilancio plusvalenze per quasi 20 milioni. Come nel caso dell’inchiesta ancora in corso sulla Juventus e in un’altra indagine aperta sulla Roma, le domande che sorgono sull’ultima iniziativa giudiziaria restano le stesse.
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Possibile processo per il Napoli: inchiesta più mediatica che penale
Sulla base di quali elementi i magistrati definiscono “gonfiato” il valore attribuito a un giocatore da parte di un club? Perché, nel caso di Osimhen, la procura di Roma non ha indagato o richiesto il rinvio a giudizio anche del presidente del Lille, la controparte che ha concretamente effettuato gli acquisti considerati parte di un accordo per generare plusvalenze illecite? E, soprattutto, come possono i pm contestare presunte plusvalenze illecite senza prove di un accordo fraudolento tra i club? L’impressione è che ci troviamo di fronte a un’altra inchiesta di grande impatto mediatico, ma con scarsi fondamenti sul piano penale.