Il Napoli è finito, andate in pace
Il Napoli è finito, andate in pace. Il futuro risucchiato dal buco nero di una proprietà più interessata a tenere i conti in ordine che a competere. Esaurita la componente fortuna, il vero fiore all'occhiello della gestione di Aurelio De Laurentiis, al club non resta nessuna freccia da scoccare.
Lo scudetto ha dato il via al declino. A testimoniare il fatto che sia stato un incidente di percorso, la gestione successiva è stata riempita da incomprensioni e malcontenti. La rosa ha bussato a soldi e il club non è stato capace di gratificare nessuno dei suoi tesserati. Eccezion fatta per gli assistiti del primo dirigente in pectore azzurro: Mario Giuffredi.
L'unico vero sacrificio è stato quello di super pagare un calciatore come Osimhen, permettendogli qualsiasi comportamento pur di non rischiare l'incasso della clausola a giugno prossimo. Alcuni hanno esultato, come se poi quei soldi non fossero destinati a rimpinguare le casse del club e giustificare un compenso Cda tra i più alti d'Italia.
Il padrone ha orientato il mercato con l'unico scopo di dimostrare che il suo giocattolo di famiglia funziona solo grazie a lui. Ha sostituito Kim con un giovane di neanche troppe speranze. La cui unica carattersitica era il cartellino accessibile e uno stipendio in linea con il ridimensionamento iniziato la scorsa estate con la fuga dei senatori.
Il visionario friendzonato dal Ds del Cittadella
Il Napoli campione d'Italia è stato friendzonato da qualsiasi tecnico contattato. Il presidente trattato come un anziano stanco e irragionevole. Umiliato in sede di mercato da Lille, Gabri Veiga, il ds del Cittadella, Thiago Motta, Antonio Conte, Figc, Spalletti, Giuntoli, Samardzic, Dragusin, Pozzo.
Spalletti aveva capito tutto. Il vero eroe dello scudetto non voleva essere alle dipendenze di Aurelio De Laurentiis neanche un secondo in più. Ma prima di lui aveva capito tutto Gonzalo Higuain, al quale dobbiamo chiedere tutti umilmente scusa per non aver compreso la sua posizione nell'immediato.
Trattare male i tesserati non porta da nessuna parte. Ormai il Napoli si è fatto terra bruciata. Nell'ambiente le cose si sanno. E oggi nessuno vuole associare la sua immagine a quella di un Presidente con la sindrome di Napoleone. Che sceglie i suoi generali in base alla loro predisposizione alla subordinazione esecutiva.
La favola è durata fin troppo. Chi nell'estate 2022 girava per il rititro con le maglie A16 ha avuto solo la sfortuna di sbagliare il momento. Ma i principi della protesta oggi risorgono dalle ceneri e diventano più attuali che mai.
Il ventennio ha avuto modo di svilupparsi grazie anche a una stampa amica, troppo impegnata a difendere le manie industriali di De Laurentiis, agitando lo spauracchio del fallimento del 2004 per giustificare l'impronta economica del club.
La dimensione del Napoli è Garcia o Mazzarri: tecnici disperati
Chi ha provato a smascherare il trucco è stato additato come nemico del club. I vari opinionisti dissidenti in giro per le radio, napoletani di nascita, sono stati messi alla gogna dai sudditi del re dall'accento poco familiare.
A una gestione tecnico sportiva mediocre, ha fatto da contrappeso un costante attacco a quello che forse ai tifosi azzurri sta più a cuore: la napoletanità. Uno stato d'animo messo costantemente in discussione da chi non ha mai perso occasione per ricordare quanto l'ambizione non dovrebbe mai appartenere a questo popolo.
Quello di De Laurentiis a Napoli è un regno fatto di fumo. La seconda squadra per punti negli ultimi dieci anni di Serie A, la maggior parte dei quali inutili, ha portato a casa un solo misero scudetto. Ne sarebbero potuti essere due se solo nel 2016 si fosse intervenuti sul mercato in maniera perentoria invece di spendere 10 milioni per Grassi e Regini.
Il bluff è finito. Il prossimo anno non ci sarà nessuna ripartenza. La dimensione del Napoli è Garcia, Mazzarri. O qualunque altro tecnico che sia talmente disperato da essere costretto ad accettare quei pochi milioni messi sul piatto dal monocrate.
Neanche un cambio di presidenza potrebbe dare di nuovo lustro alla nostra maglia, perché i danni d'immagine resteranno a lungo e li sconterà anche la prossima proprietà che non potrà contare su strutture all'altezza dell'efficienza del nostro territorio.
E poi, e poi, e poi niente: è finito l'effetto della pillola che abbassa le capacità di analisi del mio cervello al 2%.