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Conte e De Laurentiis
Conte e De Laurentiis

Il futuro di Antonio Conte non è così certo dopo le ultime uscite del tecnico salentino. Il Corriere dello Sport dedica la prima pagina al tecnico azzurro.

Georgiy Sudakov
Georgiy Sudakov

Conte: priorità Napoli, ma occhio a Juventus e Milan

“Conte a fine anno incontrerà De Laurentiis che può chiudere o riaprire tutti i discorsi. Lui vuole restare, ma la priorità è la Champions. Juventus e Milan sono in agguato”.

La metafora più abusata su Antonio Conte è quella di Mister Wolf, il risolutore di problemi di Tarantino. Ma Conte non è un lupo che arriva, sistema e sparisce. Conte è molto più simile a Doctor House: ruvido, irritante, a tratti insopportabile. Eppure geniale. Geniale davvero. E, soprattutto, efficace. Quello che prende in mano il paziente morente, trova la diagnosi che nessun altro vede, e lo salva. Sempre.

Non accarezza nessuno, non ha tempo per essere simpatico. Non è lì per tenerti la mano mentre muori. È lì per impedirti di morire. Ed è esattamente questo che fa con le squadre. Le prende in fin di vita, in sala rianimazione, e al primo anno – quasi sempre – le riporta non solo a respirare, ma a vincere.

Lo ha fatto con la Juventus post-Delneri. Con l’Inter dopo anni di smarrimento. Con un Napoli sgonfio e depresso dopo lo scudetto, che sembrava pronto a crollare. Lo ha fatto anche al Tottenham, dove non ha alzato trofei, ma ha riportato la squadra in Champions e ha regalato alla stampa inglese una conferenza stampa leggendaria, in cui spiegava senza filtri perché quel club non avrebbe mai vinto nulla. Come una lastra a raggi X su un male cronico.

Conte è l’ultima spiaggia. Il medico che chiami quando tutti gli altri hanno fallito. Quello a cui ti affidi anche se sai già che finirà male, che litigherete, che spaccherà tutto prima o poi. Ma lo vuoi lo stesso, perché sai che ti salverà.

È un uragano. Arriva e travolge. Cambia tutto: l’allenamento, l’alimentazione, la mentalità, la gestione del club. Fa uscire dalla stanza chiunque non sia parte del suo mondo. Alza l’asticella a livelli mai visti. Entra nella testa dei calciatori, ne trasforma la visione del lavoro. E prende il controllo. Il club, per un po’, diventa suo.

Poi arriva lo scontro. Inevitabile. Ma nel frattempo, il club è risorto.

Non è un caso che uno come Buffon, uno che ha visto tutto, abbia detto che “Conte a Napoli arriva primo o secondo”. Lo disse quando il mercato era ancora fermo. Perché Conte funziona. Sempre. Anche se sai già che prima o poi si romperà qualcosa. Ma nel frattempo, ti ha salvato.

Ecco il paradosso: lo prendi, anche sapendo come andrà a finire. Perché quando sei disperato, accetti anche il dolore, anche il prezzo altissimo da pagare. Poi, quando stai bene, dimentichi. Ti lamenti. Lo chiami “piagnone”, “lamentoso”. E lui si arrabbia. Perché non sopporta l’ingratitudine. E perché, diciamolo, ha un ego smisurato. Vive in un universo tutto suo, “contecentrico”. Quando dice di essere a Napoli “per fare un favore personale a De Laurentiis e alla sua famiglia”, non sta scherzando. Ci crede davvero.

Ovunque vada, trasforma tutto in un’impresa epica. È il protagonista assoluto del suo film. Ma è anche l’unico, oggi, in grado di fare ciò che fa. Nessuno, con il Napoli ridotto com’era, sarebbe in corsa per lo scudetto a cinque giornate dalla fine. Nessuno.

De Laurentiis lo sapeva. Per questo gli ha dato carta bianca, uno stipendio mai visto prima a Napoli e 150 milioni per il mercato. Perché sapeva che solo lui poteva curare questo paziente.

Conte, poi, ha anche un altro talento: fiuta l’ambiente. Lo capisce, lo legge. Come ha fatto con Napoli. Quando ha detto che “il tifoso del Napoli, se non vinci, può diventare cattivo”, non stava provocando. Stava raccontando una verità profonda. Napoli non è una cartolina. È amore e veleno, passione e ferocia. Lo sapevano anche Benítez e Ancelotti – il primo preso in giro, il secondo dato per finito. Conte ha capito subito. E ha risposto con parole che sembrano uscite da un testo di Eduardo De Filippo, non da un manuale da conferenza stampa.

Antonio Conte non è simpatico. Neanche Eduardo lo era. Ma entrambi sono necessari.

Conte è un luminare. Uno che vive per il dettaglio, per la perfezione, per la vittoria. È un costruttore di successi. E discutere se il suo lavoro a Napoli sia un miracolo o meno è tempo sprecato: è un’impresa. Punto.

Se lo ami o lo odi, non importa. Non è lì per piacerti. È lì per salvarti. E funziona.

Il contratto di Conte col Napoli

Antonio Conte ha un contratto da 6.5 milioni netti+bonus fino al 2027 col Napoli. Qualsiasi decisione passerà da De Laurentiis.


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