È il terzo più grande evento al mondo, quanto a soldi movimentati, dopo Mondiali di calcio e Olimpiadi estive: il mondiale di Rugby è (solo) alla sua decima edizione, eppure è un appuntamento must per tutti gli appassionati di sport. E Napoli ha un passato gloriosissimo nella palla ovale. A metà anni ’60 lo stadio Collana del Vomero si riempiva per gli eroi della Partenope, due scudetti consecutivi, nel ’64 e nel ’65, assolutamente a sorpresa, contro le corazzate del Nord-est, Rovigo e Padova (Fiamme Oro e Petrarca) prima, Treviso e Calvisano poi. Il Nottingham Forest del rugby. In un mondo molto ancorato a gerarchie ben sedimentate. Un mondo che fino a metà anni ’80 ha vissuto di dilettantismo (quasi) puro. Che mescola lotta sociale e aristocrazia dell’anima. “Un’ottima occasione per tenere 30 energumeni lontani dal centro città per un paio d’ore”, diceva Oscar Wilde. Uno sport che infatti si gioca in 15, ma non come il 5-5-5 di Oronzo Canà. Anche se calcio e rugby, nella preistoria, nascono gemelli siamesi, separati (quasi) alla nascita da William Webb Ellis, che a metà ‘800 si stancò di usare solo i piedi e prese tra le braccia la palla per correre verso il ‘goal’. Avvenne nel campo del College di Rugby, cittadina della contea del Warwickshire. Da quel giorno, quando le scolaresche si incontravano, la prima domanda era “voi come giocate, come a Rugby?”, ossia anche con le mani o solo coi piedi? Sport reso celebre anche al Cinema dal capolavoro (non ce ne voglia l’allenatore viticultore Lino Banfi) di Clint Eastwood, "Invictus" (2009), la storia dei mondiali in SudAfrica nel '95 e di come una nazionale mista di bianchi e neri, fortemente voluta da Nelson Mandela/Morgan Freeman, contribuì a far superare l’Apartheid. Uno sport dalle tante regole complicate ma in realtà facilissime: corri avanti, passa indietro, non puoi barare buttando avanti la palla, ogni singolo metro te lo devi guadagnare e sudare portandola tu, quella strana cosa ovale fatta per non rimbalzare dritta. A Napoli, non ce lo ricordiamo quasi più, siamo stati grandi anche in questo sport. Gli azzurri ora sono i ragazzi della Nazionale, che da anni fatica perché gioca con le migliori al mondo nel “Sei Nazioni” dove arriva sempre sesta (il famigerato ‘cucchiaio di legno’), e non ha mai raggiunto i quarti di finale al Mondiale. Che inizia in queste ore, allo Stade de France di Parigi, col match inaugurale: Francia-Nuova Zelanda, fu la prima finale mondiale, in quel lontano 1987. Sono le nostre più dure avversarie del girone, ci vorrà un miracolo. Quasi come vincere due scudetti di fila (sto pensando al rugby, eh, non al calcio…)