Lotta scudetto Inter-Napoli: entrambe le squadre affaticate

La Gazzetta dello Sport analizza la lotta scudetto tra Inter e Napoli.
Napoli ed Inter: due squadre stanche
“Entusiasmo o fatica? Adrenalina o acido lattico? Il mix degli ingredienti, o meglio il corretto meccanismo dei vasi comunicanti (se salgono i primi, devono scendere i secondi) è probabile che deciderà la stagione dell’Inter. Il tema è destinato a tormentarci fino a fine stagione, dopo che la squadra di Inzaghi è stata raggiunta di nuovo per una notte in testa alla classifica da un Napoli che fatica fino all’ultimo contro il Monza già condannato, chiude sui gomiti difendendo l’1-0 come fosse lei la provinciale, ed è scosso da profonde inquietudini interne (breve riassunto: Antonio Conte, scottato dall’infortunio di Neres, risente bruciare la ferita dell’addio di Kvara e mette a nudo i supposti limiti della società, De Laurentiis gli risponde pubblicamente dopo un lungo silenzio tra i due, l’allenatore rilancia con alcune espressioni eccessive), ma nonostante tutto non si arrende.

Inter a Bologna col massimo della pressione
Inter a Bologna con il massimo della pressione, quindi, ma con la consapevolezza della propria forza corroborata dalla qualificazione esaltante contro il Bayern e con qualche sorriso spuntato davanti alla tv per le debolezze altrui: perché il Napoli ci ha messo 72 minuti a domare il Monza e non per caso c’è riuscito con il suo uomo migliore (McTominay al nono gol stagionale in A), a dimostrazione che i ragionamenti sul calendario e le sfide facili o difficili a questo punto dell’anno sono scritti sulla sabbia e le trappole possono nascondersi nei campi più impensati, e perché il Barcellona avversario in semifinale di Champions ce ne ha messi addirittura 98 (e c’è voluto un rigore di Raphinha) per battere il Celta Vigo dal quale ha preso comunque tre gol, a dimostrazione di una difesa perforabile (e vedremo le condizioni di Lewandowski).
Ma sono tutti pensieri che dovranno sparire dalle teste dei nerazzurri all’ingresso del Dall’Ara, assieme ai fantasmi che aleggiano spesso di fronte a un’avversaria contro la quale è dal 1964 che l’Inter (quella volta reduce dalla conquista della Champions) colleziona brutti ricordi: i più freschi raccontano di una eliminazione dalla Coppa Italia e soprattutto dello scudetto perso tre anni fa di questi tempi con il gol di Arnautovic, che oggi con la maglia interista indosso dovrà provare a restituire quello che aveva tolto allora in rossoblù, e con l’errore di Radu.
Oggi – lo ha detto chiaramente Beppe Marotta nei giorni scorsi ma è difficile non essere d’accordo – l’Inter si gioca la partita più importante dell’anno e Inzaghi schiererà gli uomini migliori che ha a disposizione, senza calcoli sulle tappe successive, derby di Coppa Italia compreso. La salita più dura con l’imperativo categorico di non perdere e la grinta delle migliori notti di Champions per provare a vincere: sempre studiando il calendario comparato, i nerazzurri hanno una sola frenata a disposizione da qui alla fine, ammettendo che il Napoli le vinca tutte, cosa non scontata se ci si basa sulla partita di ieri. Non era meno intensa però la lotta in testa l’anno del Triplete (a Siena, l’Inter arrivò con due punti di vantaggio sulla Roma).
Il Bologna d’altro canto — che quest’anno ha spesso sostituito l’Atalanta nell’abusata metafora del dentista - non è un avversario che ha poco in palio, a maggior ragione dopo l’eliminazione della Lazio giovedì e la conferma che avremo solo quattro posti nella prossima Champions: Italiano è al quinto, in piena volata, a quattro punti da Gasperini, a due dalla Juventus, raggiunto dalla Roma che ieri ha anche superato momentaneamente la Lazio domani impegnata a Genova.

Sarebbe dovuto essere uno scontro diretto per questa zona della classifica anche la sfida tra Milan e Atalanta , ma il fatto che lo sia solo virtualmente dice molto dei rimpianti che possono coltivare i rossoneri. Per raggiungere quello che era a inizio stagione l’obiettivo più importante dovrebbero infilare un incredibile filotto, e forse non basterebbe nemmeno. Anche qui, il refrain rischia di tormentarci a lungo: questo finale triste deve servire per anticipare l’inizio della prossima stagione individuando al più presto l’allenatore giusto. A proposito: le sfuriate di Conte non sono la migliore delle autopromozioni, perché è vero che al Milan si sono pentiti e hanno capito i propri errori, ma se non hanno scelto il n.1 delle panchine è esattamente per quello che ha mostrato di sé in questi giorni”.