Negli ultimi giorni è sempre più di attualità nell’ambiente partenopeo il tema Milan, soprattutto dopo i sorteggi dei quarti di Champions League, dove l’urna di Nyon ha infatti decretato il derby italiano tra il Napoli e i rossoneri. Nonostante i campani stiano vivendo una stagione straordinaria, con record su record settimana dopo settimana, e un primo posto mai messo in discussione, la stagione della squadra di Pioli è evidentemente deludente, soprattutto visti i presupposti e le aspettative create dalla stagione passata.

Se in Champions i risultati arrivati sono soddisfacenti, soprattutto dopo aver eliminato il Tottenham di Conte negli ottavi di finale (che a onor del vero non ha opposto grande resistenza), i risultati in campionato lasciano a desiderare in un ambiente, giocatori inclusi, che forse vista la giovane età non era pronto ad affrontare determinate aspettative da favoriti, la vittoria dello scudetto dell’anno scorso infatti arrivò da assoluta outsider, con l’Inter che sembrava destinata alla riconferma dopo lo scudetto vinto con Antonio Conte. Ma perché allora questa flessione, dalla stagione 2021/22 a quella attuale, arrivando poi alla vera e propria crisi post mondiale, con appena 4 vittorie in 12 gare dal mese di gennaio ad oggi.

Innanzitutto bisogna fare una premessa, ad influire come già detto è sicuramente la poca esperienza di un gruppo talentuoso ma non abbastanza pronto per riconfermarsi ai piani alti di un campionato che, inoltre, ha trovato rispetto alla stagione passata una squadra come quella del Napoli che non fa sconti a nessuno e che non perdona nessun passo falso delle rivali. L’età media attuale dei rossoneri è di 25 anni e 279 giorni, tra le big europee solo il Barcellona ha una rosa più giovane, con un’età media di 25 anni e 184 giorni. A pesare probabilmente anche l’assenza dell’unico leader presente nello spogliatoio, Zlatan Ibrahimovic, che l’anno scorso fu importante non solo in chiave offensiva (8 gol, 3 assist) ma anche nel dare convinzione ai propri compagni soprattutto nei momenti difficili, momenti che quest’anno lo svedese non ha potuto vivere in campo con la squadra, per lui infatti solamente 4 presenze in campionato finora.

L’aspetto tattico ha sicuramente influito nella stagione rossonera, Pioli fece un vero e proprio capolavoro nel 2021/22, quest’anno però la squadra sta evidenziando dei limiti evidenti, in attacco la media è scesa da 1.8 reti segnate a partita agli 1.6 gol di questa stagione, è in difesa però che il dato ha subito un importante discesa, 18 porte inviolate nella scorsa stagione, con 0.8 reti subite di media, quest’anno i numeri sono impietosi in tal senso, 7 porte inviolate, 1.3 reti subite di media. A calare nettamente anche il rendimento lontano da San Siro, nella stagione passata il Milan chiuse primo per punti in trasferta (46), con 14 vittorie, 4 pareggi e 1 sconfitta, quest’anno attualmente è settimo, con appena 19 punti in 14 giornate, 5 vittorie, 4 pareggi e 5 sconfitte.

Involuzione tattica

La squadra ha subito dei cambiamenti dopo il calciomercato estivo, Kessie partito a 0 non è stato rimpiazzato, e i giocatori arrivati non stanno rendendo come ci si aspettava. Il centrocampista, ora in maglia blaugrana, rappresentava un punto di riferimento per Pioli e i suoi compagni di squadra, sia in fase difensiva, che offensiva, l’arrivo di Adli non ha influito, e il compito di affiancare a centrocampo Tonali è stato spartito tra Krunic e Bennacer, questo proprio perché il tecnico di Parma non ha voluto cambiare assetto tattico passando a 3 in difesa, ma almeno fino a gennaio 2023, ha continuato a giocare a 4 con due centrocampisti, l’apporto offensivo da parte del centrocampo è cambiato radicalmente, Tonali infatti è stato costretto nella prima parte di stagione, in assenza dell’ex compagno di reparto Kessie, a sacrificarsi ripiegando più costantemente tra i centrali, per sopperire anche fisicamente ad un nuovo assetto tattico con al fianco un centrocampista con caratteristiche più offensive. I numeri in attacco dell’italiano infatti sono in calo, 2 le reti segnate finora, 4 gli assist, 78% la precisione dei passaggi, 64% in avanti, 12.7 i possessi persi. Nella passata stagione chiuse con 5 gol, 2 assist, ma soprattutto un incremento della qualità dei passaggi riusciti sulla trequarti, 73% (+9%), migliore anche il dato sui possessi persi (9.6). Inoltre se per Tonali la media realizzativa è andata in calando, sulla trequarti i gol e le occasioni create tardano ad arrivare, l’acquisto più costoso del mercato estivo, Charles De Ketelaere, pagato ben 35 milioni, sta faticando più del previsto ad ambientarsi e inserirsi nei meccanismi della squadra, comprensibile se pensiamo che in poco tempo è stato catapultato dall’essere talento del calcio belga a giocatore chiave nel Milan campione d’Italia, meno comprensibile la scelta della dirigenza, di affidargli sin da subito le chiavi della trequarti. Il belga nei prossimi anni probabilmente dimostrerà il suo vero valore, ma finora è veramente nullo ciò che riesce a portare al Milan in zona offensiva. Impiegato soprattutto trequartista o esterno dietro la punta, ha collezionato finora 23 presenze, 7 da titolare, 0 le reti segnate, 1 assist, ma la cosa che fa preoccupare e che in parte spiega la difficoltà in manovra della squadra è il coinvolgimento all’interno del gioco, quando è in campo dai suoi piedi passano circa 20 palloni a partita, con soli 9.6 passaggi riusciti, numeri nella media per una punta da area di rigore, meno se appartengono a quello che dovrebbe essere il maggiore riferimento insieme a Leao una volta superato il centrocampo. Se compariamo i due ruoli, lo scorso anno Brahim Diaz, nella stessa posizione, in 31 presenze collezionò 3 gol e 3 assist, con soprattutto 34 tocchi di media e 20 passaggi riusciti, 14 nella metà campo offensiva (83%). Ciò ha comportato proprio nell'esterno portoghese una maggiore spinta offensiva e soprattutto più responsabilità in costruzione, passando infatti dalle 6 occasioni create dello scorso anno, alle 12 attuali, già il doppio per una stagione non ancora conclusa.

Dopo i risultati deludenti post mondiale, con una sola vittoria nel mese di gennaio, ecco che Pioli prova a cambiare le cose, inserendo Thiaw in pianta stabile nell’undici titolare, e passando dalla difesa a 4, alla difesa a 3, questo per creare più densità a centrocampo e cercare di sopperire alle carenze della trequarti con la spinta degli esterni, con Theo Hernandez e Saelemaekers, la reazione arriva, dopo il passaggio del turno (senza reti subite) i rossoneri mettono in fila 3 vittorie consecutive in campionato senza subire gol, ma la reazione pare più nervosa che tecnica, nelle ultime 3 gare solamente 1 punto conquistato, e 6 gol subiti, se l’anno scorso ad affiancare Tomori c’erano due giocatori esperti come Kjaer e Romagnoli, ora a dividere il reparto con l’inglese non solo ci sono due giocatori con poca esperienza e fisicità come Thiaw e Kalulu, ma inoltre la difesa a 3 evidenzia tutti i limiti della rosa corta per quanto riguarda il reparto difensivo della squadra. Poca anche la fisicità a centrocampo, e scarso l’apporto degli esterni in fase di ripiego, soprattutto sulla destra, infatti nelle ultime uscite è proprio la catena di destra la zona di campo in cui gli avversari creano ed attaccano maggiormente.

Se si vanno a considerare questi aspetti quindi, non è difficile arrivare alla conclusione che a questa squadra mancano dei pezzi fondamentali, tecnici ed emotivi, e che le difficoltà sono del tutto normali, la vittoria del campionato non è stato un miracolo come viene erroneamente definito da molti, ma frutto del lavoro serio e scrupoloso di una dirigenza che però, come è giusto lodare per l’anno passato, è giusto anche criticare per la troppa fiducia e la superficialità nel proprio operato durante l’ultima sessione di calciomercato, consegnando a Pioli una squadra non all’altezza dei risultati ottenuti lo scorso anno, e chissà se la Champions, una competizione storicamente a loro familiare, sia la chiave per dare un senso a questa stagione.