Lo sport è pieno zeppo di storie di squadre che, dopo una grande impresa, non riescono a ripetersi.

A livello inconscio subentra uno stanco appagamento, viene meno la fame, manca quella voglia di emergere a tutti i costi e ci si interroga, persino, se quella vittoria è stata frutto del caso e di circostanze particolarmente fortunate.

Che sarebbe stata una stagione difficile, in fondo, lo temevamo.

Lo ha capito subito Spalletti che ha preferito (giustamente, dal suo punto di vista) salutare da vincitore.

Lo ha capito Giuntoli che ha voluto cambiare aria dopo anni.

L'unico a non annusare il pericolo è stato Aurelio De Laurentiis.

Non ce l'ho con lui, in fondo non lo biasimo: per anni è stato contestato, odiato ed offeso, anche quando portava risultati mai raggiunti, con la stessa continuità, nella storia del club.

E poi, contro ogni pronostico, ha vinto.

E, nel carnevale di elogi, nel delirio dell'esaltazione, nell’euforia del trionfo, ha smarrito la lucidità che lo ha sempre contraddistinto.

E si è perso.

Ha sbagliato ogni scelta possibile. Ha affidato i Campioni d'Italia alla guida di un allenatore scarso e fuori dal giro che ha tolto ogni certezza alla squadra. Lo ha delegittimato lasciandolo in panchina un mese più del necessario, perdendo ulteriore tempo e soldi.

Lo ha sostituito con un allenatore a cui vogliamo nostalgicamente bene e a cui saremmo sempre legati con affetto ma che era fermo da anni e stava per accettare una panchina nel campionato egiziano.

Ha scelto come direttore sportivo una figura senza carisma e con zero esperienza a livelli di vertice.

Ha condotto in prima persona una deludente campagna acquisti, scegliendo deliberatamente di sostituire il più forte difensore del campionato con una scommessa, acquistando giocatori non pronti o fuori ruolo.

Non perde occasione per mostrare il suo disprezzo verso la Lega (con la conseguenza di arbitraggi a sfavore), il Comune, le tv, i giornalisti, gli arabi, Gravina, Spalletti e chiunque gli capiti a tiro.

Ma la cosa davvero ironica è che mentre ci scuciamo lo scudetto dal petto a dicembre, mentre le sconfitte in casa sono 5 in 3 mesi, mentre abbassiamo in corsa le aspettative partita dopo partita, i consensi non calano, anzi, forse non sono mai stati, in quasi 20 anni, così a favore del presidente.

C’è solo tanta rassegnazione.

Ci limitiamo a scrollare mestamente le spalle, come a dire vabbè, doveva andare così, era logico, in fondo c'amma fà.

Come l'orchestra del Titanic mentre affonda la nave.

https://www.youtube.com/live/22X2RfYH4Jo?si=hbGoG7zv6cEWfjyG
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