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Stadio Maradona
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Il Corriere del Mezzogiorno in edicola fa il punto sul futuro dello stadio Diego Armando Maradona.

Stadio Maradona
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Cosa scrive il Corriere del Mezzogiorno

"Lo stadio Maradona diventerà «infrastruttura strategica nazionale». È un passaggio-chiave della norma a cui sta lavorando il ministro dello Sport Andrea Abodi, in vista degli Europei di calcio del 2032. In questo modo, il Maradona — così come gli altri stadi italiani che necessitano di forti interventi in vista dell’appuntamento da non perdere con l’Europeo tra 8 anni — potrà essere considerato dallo Stato, tramite l’ente locale che ne detiene la proprietà — nel caso della struttura di Fuorigrotta, il Comune di Napoli — asset strategico e, conseguentemente, messo a reddito, ovvero affidato a soggetti privati tramite project financing. Privati che potranno assumere la titolarità del diritto di superficie, sfruttando anche, nel caso di Napoli, i regimi fiscali delle Zes, le Zone economiche speciali. Si dirà: ma allora, cosa cambia? Cambia che in questo modo, lo Stato, ritenuta la «valenza strategica del bene» in vista di un Grande evento — e l’Europeo di calcio lo è certamente — può emettere garanzia presso il sistema creditizio sul costo della riqualificazione, che formalmente si assumerebbe il soggetto privato che presenta il progetto e ne acquisisce proprietà o affidamento pluriennale. E tra le due cose, la differenza non è tantissima, perché se un club acquisisce l’affidamento per 99 anni, peraltro rinnovabili, e lo stadio se lo rifà come vuole, di fatto ne assume la proprietà e può anche cartolarizzare il bene. Il 27 dicembre scorso, in una riunione che si è tenuta al Mef con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, Abodi ha serrato le file per la nascita di un fondo equity «che investirà nei progetti stadio», ha detto il ministro dello Sport. Questo significa la creazione di un portafoglio di opportunità per garantire un futuro agli stadi italiani. Perché non è solo Napoli ad avere uno stadio vetusto, che necessita di interventi importanti, ma molte altre città. Anzi, almeno quello di Napoli, in tempi recenti, è stato anche fortemente ristrutturato grazie alle Universiadi con fondi regionali. L'idea del tavolo che si è insediato al MEF f e quindi di creare un fondo quasi totalmente pubblico ma gestito dai privati, in cui far confluire i vari stadi. Tra fine mese e inizio febbraio sarà nominato anche un commissario che avrà il compito di semplificare le procedure e renda omogeneo l’iter dei vari progetti in sintonia tra amministrazioni comunali e club. Sulla Gazzetta dello Sport, il ministro Abodi ha affermato che le interlocuzioni con i club sono avviate. «Alcuni sono più avanti, come Firenze, Cagliari, Bologna, Parma ed Empoli — ha detto —. Ma ci sono anche Milano e Roma che stanno avviandosi bene».

 E Napoli?

 «Spero arrivi quanto prima l'idea del club», ha aggiunto il numero uno dei dicastero dello Sport, ricalcando per grandi linee quello che è il pensiero del sindaco Manfredi, il quale ha aperto ad ogni ipotesi possibile pur di andare incontro alle esigenze di un grande club come il Napoli e di agganciare la città al treno degli Europei. Compreso quello della vendita dell'immobile, «il cui prezzo deve definirlo l'Agenzia delle entrate», ha spiegato il sindaco. Il quale, nel giorno della Befana, ha parlato delle sfide che l'attendono: «Tante cose sono state fatte ma tante altre si devono fare e le abbiamo messe in campo. Il Napoli è tornato al centro del dibattito nazionale e internazionale e questo è motivo di grande soddisfazione. Nel nuovo anno possiamo solo migliorare», ha detto Manfredi a margine della festa della Befana in piazza Plebiscito che vede protagonisti i vigili del Comando provinciale di Napoli. L'ex rettore ha indicato come priorità su cui lavorare il miglioramento dei servizi, dei trasporti, dell'igiene urbana, della cura del verde, ma anche l'impegno a portare avanti i grandi progetti di trasformazione a Scampia, dei quali ha parlato con il commissario Ciciliano, commissario straordinario, responsabile del progetto Caivano, «ho concordato di intervenire su opere e interventi che sono fermi da anni, come ad esempio il campo rom di Cupa Perillo. Poi individueremo insieme altre situazioni incagliate che necessitano di risorse e poteri straordinari». Estendendo così anche a Scampia il «modello Caivano». 


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