Analisi Tattica Juventus Napoli 0-1: Gli azzurri imbalsamano la vecchia signora
Tripudio da festa per il giorno X (presumibilmente il 30 Aprile), che Napoli attende come l'alba dopo la lunga notte. Sarà "Il momento" dell'anno e traguardare l'obiettivo mettendo in riga i rivali storici nel proprio feudo, che già cinque anni fa avevano usurpato ambizioni e volontà degli azzurri, ha una valore inestimabile.
Prova di coraggio e speranza per gli eletti di Luciano Spalletti che con sagacia, ordine e mente fredda vincono a Torino in una delle notti d'epopea più belle degl'ultimi trent'anni ed entrano di diritto nella storia del calcio. Lo scudetto, cullato con l'amore dei sogni, si festeggerà tra pochi giorni. Intanto il Napoli ha dovuto superare le ennesime intemerate antisportive dei calciatori juventini in campo, tanto ardimentosi a non concedere molto, quanto prestanti il fianco alle frustrazioni, immarcescibili quest'anno dopo una supremazia tecnico-tattica portentosa.
Analisi Tattica Juventus Napoli, il riassunto del match
L'istruttoria del match è stata prevedibilmente l'accorciamento in avanti della Juventus, con i tre di dietro e gli esterni a braccare quasi a metà campo gli arcieri in azzurro. Sia Oliveira che Di Lorenzo hanno spesso direzionato le proprie giocate in verticale, ma con scarso costrutto, in quanto la palla dalla seconda linea a rimpinguare il movimento a venire incontro di Osihmen, poco dominante nel primo tempo, è stata spesso preda dei carneadi bianconeri.
La marcatura a uomo sugl'apici interni Ndombelè ed Anguissa a turno di Danilo e Gatti ha atterrato, per i primi frangenti del match, la possibilità di costruire alti con il centrocampo aprendo linee di passaggio, considerato il limite maginot, Rabiot-Locatelli, in cui Lobotka in fase di possesso si è visto costretto a non incedere e giocare spesso all'indietro o laterale perchè non si è mai creata la superiorità a numerica sull'uscita di palla. I due colossi del centrocampo partenopeo sono stati spesso forzati a ricevere lo scarico dalla difesa e girarsi su se stessi per azionare la scalata in avanti di Di Lorenzo e Oliveira, oppure proprio di Lobotka che veniva ad incunearsi tra le linee per fungere da rifinitore.
Sulla costruzione a tre da dietro e sulla riconquista, di sovente proprio i terzini rimanevano fissi in mediana per dare ampiezza al centrocampo e allargare le trame del gioco attorno al cerchio, costringendo i dirimpettai a scalare sull'esterno o a destra o a sinistra.
La squadra in blocco ha sofferto la difficoltà mnemonica a riconoscere i propri movimenti sulle catene e dentro il perimetro, malgrado la difesa abbia asticellato con un baricentro alto, ma contuso dalle ali Cuadrado e Kostic che con buonissima gamba hanno attaccato e difeso con eguale regime, senza scoprirsi.
Questa situazione ha fatto soffrire la mole di corsa di Lozano e Kavaratskelia, all'uopo sgasanti lungo linea ma mai ficcanti o liberi di marcatura.
Le rincorse interposizionali e le scalate all'indietro di Miretti e Soulè, rispettivamente ad oscurare lo specchio visivo periferico di centrocampisti e terzini del Napoli, erano volte ad ispessire una linea di trequarti con buona demarcazione geometrica e più spazio all'indietro per schermare la difesa.
Allegri, che prediligeva un piano gara di prima metà in sordina con distanziamenti esigui e chiusura di linee di passaggio per la controffensiva, e secondo tempo di messa alla berlina del Napoli, ha sortito l'effetto antipodico alla sua visione del gioco, mescolando due-tre sistemi nei 90' che non hanno mai stressato il Napoli, che alla lunga ha acuminato la proprietà tecnica del proprio dispiegarsi sul terreno di gioco con la sfera.
Infatti nella ripresa il Napoli, incapace di snaturarsi, ha preso decisamente la partita in mano dominandola con ritmo e maggiore accelerazione nei passaggi nell'ultimo quarto di campo. Gli ingressi di Chiesa e Di Maria non hanno creato grattacapi significativi alla retroguardia di Spalletti, anche perchè costretti ad azionarsi, spesso in contropiede, a 40-50 metri dalla porta, nonostante Oliveira e il Capitano fissavano l'ampiezza costantemente nella metà campo avversaria. Su Chiesa vive l'immagine di Lozano che torna per sradicargli il pallone dai piedi in un corpo a corpo che denota lo spirito dei calciatori del Napoli in una notte spregiudicata.
Il calcio totale di Spalletti ha preso il sopravvento alla lunga. Il fraseggio del Napoli, ha alternato l'orizzontalità alla verticalità con Osihmen molto più spondante per le traccianti sui rimorchi da dietro o dall'esterno. Ciò ha consentito di liberare due volte al tiro da fuori Ndombelè e una Kvara e quando è subentrato Elmas a macinare gioco, di limare all'osso i dettagli sulle chiusure dei triangoli e sulle scelte a ridosso dell'area mediante l'interscambio posizionale, terzini-esterni d'attacco, attorno ai vertici alti di centrocampo, Anguissa e il neo entrato Zielinski.
La forza prevalente è stata riacciuffare e vincere tutti i duelli sulle seconde palle coperte della difesa juventina, che risputava quasi sempre palla a ridosso del centrocampo con l'intento di salire qualche metro in avanti, ma inusitatamente.
Poi gli episodi e la corretta chiave di lettura arbitrale che segano la Juve e rinvigoriscono ancor più il Napoli. Dall'attacco alla linea di fondo per prendere campo e crossare di Anguissa, l'azione ritorna al centro con Elmas che lascia incautamente scorrere il pallone e atrofizza il ripiegamento; su Lobotka in sorreggimento dal limit dell'area, c'è il certificato fallo di Milik che sbandiera il vessillo bianco sul contropiede festoso di Di Maria.
Per quanto gli animi bianconeri s'immalvagiscano all'imbrunire della notte fonda per il regno sabaudo, la rete di Raspadori, subentrato a Kvara che aveva dato tutto, è una poesia sotto il diluvio, che i posteri partenopei ameranno sentirsi narrare. Succede di tutto, da una scorribanda fin troppo sussiegosa di Cuadrado che all'ingresso in area si lascia ignavamente cadere, il Napoli getta il cuore oltre l'ostacolo e si riversa quasi interamente nell'altra metà campo.
Prima Zielinski ed Osihmen affondano il coltello nella difesa sabauda sciorinando tecnica in velocità, salendo sulla giostra dei desideri. L'attaccante nigeriano fallisce il colpo mortifero, ma sull'avvilupparsi dell'azione sul versante centro-destra, ancora Zielu, conquista il tempo e lo spazio per spianare la strada del cross ad Elmas, a controparte ingolfata con tre uomini in area e tre al limite. Raspadori a volo colpisce indisturbato dalla zona che avrebbe dovuto difendere Cuadrado in ripiegamento, ormai abbarbicato a 50 metri sulle terga bagnate. E' un giubilio che enfatizza la manifesta superiorità degli azzurri, e sancisce la vittoria del campionato che attende solo il conforto della matematica.
Zielinski, unico superstite in campo della vittoria del 22 Aprile 2018, stramazza al suolo e guarda verso l'alto. Il sogno nel cuore, che 5 anni fa con situazione gemella aveva spedito tutto il Napoli in un'estasi da dannazione, questa volta non potrà cambiarlo nessuno.
La prova tecnica e agonistica in casa della squadra più ostica e tormentata della storia recente del calcio Italiano, registra la semplicità eccellente del Napoli dentro la crisalide di un campionato mai così stracciato dalla capolista che ora se ne va per sempre, esibendo superiorità e una proposta di calcio splendida.
Il Napoli con questo successo bellissimo sconfigge definitivamente la noia triviale bianconera e quella dei campionati vinti in serie senza lasciar ricordo.