Povero Gravina. Ormai non passa giorno senza che il suo nome non finisca in prima pagina. Associato a qualche scandalo, una dichiarazione fuori luogo o un atto che ne mette in discussione la già precaria leadership.

I maligni assicurano che da settimane non lasci il suo ufficio. E non per senso del dovere, ma per paura di vedersi soffiare la poltrona da sotto al naso.
Dopo il triplo carpiato di qualche mese fa, con il quale soddisfatto annunciava di aver tutelato il brand Italia, pensava di aver superato indenne la tempesta. Ma non aveva fatto i conti con il ministro per lo sport Andrea Abodi.

La situazione finanziaria, poco chiara per usare un eufemismo, nel quale versa il calcio italiano, deve aver smosso la situazione a Palazzo Chigi. Con l’Italia pronta a ospitare gli Europei del 2032 e miliardi di euro da investire per rendere gli impianti all’altezza dell’evento, il Governo ha deciso finalmente di vederci chiaro.

Ma si sa come vanno queste cose. Al Ministero le pareti devono essere sottili come il cartongesso, l’insonorizzazione lascerà a desiderare e va a finire che, quella che era una proposta ancora da perfezionare, diventi il segreto di Pulcinella.

In parole semplici: Abodi vorrebbe istituire un organo di vigilanza che valuti lo stato finanziario dei club professionistici. Un organo che, a differenza dell’attuale Covisoc, sia indipendente e non legato alla FIGC. I cui vertici e dipendenti siano scelti dal Governo e pagati dai club.

La proposta ha fatto tremare non solo i club, ma l’intero movimento. Arrivando a scomodare Angelo Petrucci, il presidente del CONI, che quando si tratta di difendere l’autonomia dello sport è sempre in prima linea. E poco importa se a discapito della regolarità e se questo tuteli alcuni club noti che, é giusto ricordarlo, a oggi hanno una posizione debitoria da impallidire.

Società che non potrebbero permettersi nemmeno una risma di carta. Tenuti in piedi da prestiti e ricapitalizzazioni milionarie. Il tutto nella totale indifferenza delle istituzione calcistiche e a discapito di quei pochi club virtuosi che provano a competere secondo le regole.

Anche i club però sarebbero contro la proposta. E ci mancherebbe. Chi vorrebbe in casa propria qualcuno a pescare nel torbido dei loro libri contabili? Qualcuno che pretenda il rispetto dei requisiti minimi per iscriversi ai campionati. Che proponga sanzioni. Abbiamo sempre avuto la Covisoc pronta a lavarsene le mani. E poi cos’è questa storia? Ma vuoi vedere che adesso le regole si rispettano, perché un Ministro ha deciso così? Ma dove vogliamo arrivare? Tra un poco ci chiederanno anche di commissariare l’AIA e avere arbitri indipendenti.

In tutta questa storia fa specie sapere che anche il Presidente Aurelio De Laurentiis, così come il collega Rocco Commisso, abbiano osteggiato la proposta. Ma come? Proprio loro che da anni si battono affinché ci sia reale competizione e non quella dopata da bilanci farlocchi. Sarà che anche loro, nonostante siano favorevoli a una concreta vigilanza, ritengano inopportuna l’ingerenza politica. L’idea è giusta, ma che a vigilare sia un organo realmente indipendente. Perché il calcio in Italia va rottamato, ma anche la politica non scherza.

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