Milan Kundera deve parte della sua fama ad un romanzo il cui titolo è talmente famoso da essere quasi entrato nel linguaggio comune. Quasi chiunque conosce questo titolo, anche se non tutti magari hanno letto il romanzo in questione, che tratta di quattro personaggi, il “quartetto di Kundera”, e delle loro vite con Praga sullo sfondo.

Quattro personaggi, come quattro sono coloro che entrano nella VAR Room, l’arbitro VAR, l’AVAR (l’assistente VAR) e due tecnici.

Da dentro la stanzetta queste quattro persone possono sostenere l’insostenibile, o non sostenere il sostenibile. Possono addirittura entrare nei meandri della percezione, modificandoli, o plasmandoli a piacimento.

Così accade che una spinta di Messias sia ritenuta sotto i limiti della percezione, convalidando la conseguente rete. Così accade che un fallo di braccio di Pulisic non venga concesso perché l’occhio umano non riesce a percepire il contatto di questo con il pallone. Ed infine accade, oggi in Lecce Milan, che invece un contatto piede sopra piede venga definito pestone volontario e quindi sanzionato con fallo.

A nulla servirà sentire gli audio che verranno certamente resi pubblici tra pochi giorni. Questo perché l'occhio vedrà solo ciò che vuol vedere, e trascurerà ciò che non vorrà.

Credevamo che il VAR avrebbe risolto tutto. Ha, in effetti, risolto tanto, nonostante questi... casi. Del resto lo diceva Kundera: soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Beh, in tal caso, il messaggio ci appare chiaro.

https://www.youtube.com/live/nN-ip3l-weo?si=YRdD1Hjak9-Ty2ls
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