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Conte e De Laurentiis
Conte e De Laurentiis

Il Corriere del Mezzogiorno, a firma di Vlittorio Zambardino, analizza il rapporto tra De Laurentiis e Conte.

Conte e De Laurentiis

De Laurentiis ed un “silenzio cazzimmoso”

“Non venite fuori con l'argomento che il «presidente non parla» e quindi è innocente.
La suprema forma di cazzimma è proprio il silenzio, quando l'altro ha bisogno di sapere se siamo ancora amici o «scompagni a morte». E quindi Antonio lancia il suo «non ci sto!». In tutto questo i tifosi dovrebbero convincersi che la realtà è fatta di rapporti informali, colloqui, telefonate, messaggi, trabocchetti e che quindi un silenzio pubblico è niente altro che una mossa sulla scacchiera.
Ora l'accusa che si muove al tecnico è che si mette a sollevare problemi proprio nel momento della battaglia finale. La nostra versione è questa: Conte sa che il suo «miracolo» è fragile, come dimostrano gli andamenti delle partite giocate. Sa che per vincere cinque partite una dopo l'altra ci vorrà un altro miracolo e forse non lo sente molto probabile. Avverte il fragore social (non ditemi che non ha qualcuno che glieli segue perché non ci credo) e sa bene che quella è la piazza dove mettere alla berlina e lordare di insulti anche le persone stimabilissime è uso quotidiano. Vorrebbe sentire la società e il Dominus Maximus dalla sua parte. E non lo sente (sparpetuo di...). In più siamo nella fase nella quale si imposta il mercato e forse non gli piace ciò che sente dire o non sente affatto. Ne conclude che una certa parte del suo corpo potrebbe essere esposta in piazza per essere abusata. E perché dovrebbe prestarsi a questo giochino?
Alle sue dichiarazioni si risponde che è il momento di tacere perché altrimenti la truppa si disunisce, insomma l'appello all'unità. La cultura reazionaria e irrealistica di questa richiesta è incommensurabile: ci sono i social, signori miei, oltre che una serie di commentatori ostili per ragioni di piccolo interesse.

Il Napoli lascia sempre il cerino in mano all’allenatore 


Solo la chiarezza delle posizioni potrebbe aiutare. Gia, ma per questa società, ogni campionato è un gioco del cerino da lasciare in mano all'allenatore. La sorpresa, da vent'anni, non finisce di colpirci, è come se società e allenatore fossero in perenne competizione. E così, cambiano gli allenatori ma lo schema è lo stesso: c'è chi come Sarri riesce a metterti la piazza contro come un astuto demagogo martellandoti ad ogni intervista. Cè chi annota tutto come Spalletti e ti pianta in asso a campionato vinto, dopo una serie indecorosa di sgarbi. E c'è Antonio che accetta il corpo a corpo e te le canta. Deve ancora nascere il dirigente che lo incastra: lascio la Juventus praticamente già in ritiro, figuriamoci se accetta l'eventuale massacro per il mancato scudetto o un mercato inconcludente, con voci su Mbappé e realtà fatta di Okafor. La questione di fondo è che con l'arrivo di Conte - lo scriviamo - si è aperto un dualismo fra modelli: fra la crescita senza sosta, rilanciando e investendo il risultato del player trading per diventare più grandi. E dall'altra parte la logica del calcio Napoli di tutti questi anni: una saggia bottega dove non c'è spazio per i sogni di grandezza. Il Napoli è questo, è bottega e non vi si è rassegnato, ci nuota come un pesce nella sua acqua. Se ha fatto capire a Conte che voleva cambiare, lo ha ingannato. Antonio, da parte sua, non poteva non sa pere e infatti adesso lotta con un filo di disperazione. Non invocare il silenzio: siamo condannati a vivere nel fragore del conflitto, condito di forzature, silenzi e disinformazione. Si dice da noi: «E chest'è». E per il resto forza Napoli, 
sempre”.


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